Esercito italiano a supporto della NATO: dove si trova, quanto è pronto e stato armamenti

Esercito italiano a supporto della NATO: dove si trova, quanto è pronto e stato armamenti

Ai confini della NATO, il nostro Esercito è pronto ad intervenire nel caso in cui la guerra dovesse prendere una piega diversa.

L’Esercito italiano è già stato inviato ai confini della NATO per rendere operative quelle azioni di sorveglianza e deterrenza richieste dall’Alleanza Atlantica.

Sebbene il nostro paese ripudi la guerra “come strumento di offesa”, in virtù dell’adesione al Patto Atlantico, dobbiamo fornire aiuto e supporto militare, ed essere pronti qualora fossimo costretti a qualche forma di difesa o di reazione.

La circolare dello Stato Maggiore Esercito del 15 marzo scorso parla chiaro: meno congedi e addestramento al warfighting, per alcuni versi trascurato a causa dell’impiego del personale dell’Esercito in mansioni che si discostano da quella che è l’attività conforme al proprio Corpo e orientata al conflitto. In un’intervista rilasciata al nostro giornale, il Generale Domenico Rossi si è soffermato su alcuni aspetti che potrete approfondire qui.

Esercito italiano a supporto della Nato: dove si trova

Secondo un servizio fatto dalla trasmissione di Rete 4 “Controcorrente”, ai confini della NATO vi sono:

  • 8 caccia da combattimento di ultima generazione;
  • 250 alpini del 2° Reggimento alpini della Brigata Taurinense in Lettonia sul Mar Baltico;
  • 1.350 unità delle forze speciali addestrate in operazioni ad alto rischio;
  • 3 navi nel Mediterraneo orientale;
  • 77 mezzi terrestri.

Oltre alla mobilitazione del personale dei reparti speciali:

  • Incursori della Marina Comsubin;
  • 9° Reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin;
  • Forze speciali dell’Aeronautica;
  • Task force 45, unità Interforze già operativa in Afghanistan.

Come riporta la giornalista Sara Menafra di Open, a Costanza, in Romania, ai 4 caccia Eurofighter se ne sono aggiunti altrettanti. ed è proprio al personale dell’Aeronautica che si è rivolto il Capo di Stato Maggiore, Luca Goretti, chiedendo ai proprio uomini di prestare molta attenzione ed evitare qualsivoglia tipo di sconfinamento (qui).

Mentre, l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore Difesa, ha dichiarato che il personale impiegato è di 1.335 unità, ma secondo alcune indiscrezioni, riportate da Open, potrebbe aumentare.

Esercito italiano a supporto della Nato: quanto è pronto

Secondo quanto è emerso da alcune dichiarazioni di militari, riportate da Open, il nostro Paese è secondo solo agli Stati Uniti per numero di uomini impiegati nei “teatri” di guerra.

Le ragioni dell’indebolimento sono da ricercarsi in ciò a cui abbiamo fatto riferimento in precedenza. Come pure trovarsi in contesti bellici in cui l’avversario ha equipaggiamenti inferiori a quelli occidentali ha fatto sì che questo aspetto condizionasse gli investimenti sul tipo di armamenti acquistati e impiegati nel corso degli anni; anche in virtù delle missioni di peacekeeping.

Open, citando più fonti, afferma che la diminuzione delle risorse per gli ammodernamenti è avvenuta anche sulla base dell’improbabilità che il nostro Esercito si scontri con omologhi di pari livello. Tuttavia, l’addestramento al warfighiting resta essenziale, dal momento che l’assenza potrebbe causare risvolti drammatici da fuoco amico, per questo l’abilità nell’utilizzo delle armi è quanto mai essenziale.

Esercito italiano a supporto della Nato: stato armamenti

A più voci si levano preoccupazioni sullo stato degli armamenti. Come riportato da Open, citando Libero nell’edizione del 29 marzo, a destare preoccupazione sono anche le tipologie di armi inviate dal governo italiano in Ucraina (qui).

L’aumento delle spese militari, al centro del dibattito politico, servirà proprio per nuovi investimenti su mezzi e personale, con addestramenti specifici. Tuttavia, per rimettere la situazione in asse ci vorrà tempo.