Paola Gentile - 25 marzo 2022
Esercito italiano pronto alla guerra: le parole del Capo di Stato Maggiore Difesa
L’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha dichiarato che ci sono 1.335 unità dell’Esercito italiano in stato di prontezza.
Il protrarsi del conflitto russo-ucraino sta assumendo sempre più i contorni di una guerra di logoramento.
Qualora ci fosse il coinvolgimento della NATO e di conseguenza del nostro Paese, l’Italia ha messo a punto il piano di intervento in Ucraina che prevede come azioni primarie l’organizzazione logistica e la difesa dei convogli.
La famigerata circolare dello Stato Maggiore Esercito, nella quale si allertava il personale militare, ha messo in allarme la popolazione civile e il mondo politico, spaventati che gli echi di guerra giungano fino a noi.
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in audizione alle Commissioni riunite della Difesa di Camera e Senato, ha relazionato su come si sta preparando il nostro Esercito con il procedere del conflitto in Ucraina.
Italia pronta alla guerra: le parole dell’Ammiraglio Cavo Dragone
Il Capo di Stato Maggiore Difesa ha illustrato in audizione che “Ci sono 1.335 unità dell’Esercito italiano in stato di prontezza”. Tra i mezzi pronti ci sarebbero:
- 500 incursori;
- 77 velivoli terrestri;
- 2 navi:
- 5 aerei.
In ambito NATO, ha ricordato l’Ammiraglio Cavo Dragone, l’Italia ha aumentato la presenza numerica di Eurofighter in Romania e anche quella dei militari sul fianco est della NATO a protezione dei confini dell’Europa, come abbiamo illustrato nell’approfondimento sullo stato di salute delle nostre Forze Armate.
Attualmente, ha ricordato il Capo di SMD sono impiegati in totale:
- 8 velivoli;
- 250 alpini, di cui 139 in Lettonia;
- 3 unità navali per la sorveglianza dell’area sud dell’Alleanza Atlantica.
Inoltre, sono stati messi a disposizione “assetti per il trasporto aereo, il rifornimento in volo, il comando e controllo, l’Isr3 (intelligenze, surveillance e reconnaissance) e il personnel recovery” ha spiegato, in audizione, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Luca Goretti, come ripota il Sole 24 Ore.
Tuttavia, il Generale si era già espresso in merito alla posizione dei nostri velivoli nei cieli della Romania.
I militari dell’Aeronautica “sono più di mille” ha aggiunto Goretti. Ai 70 militari impegnati stabilmente in Romania per la difesa dello spazio Nato, si aggiungono:
- 170 per le missioni di supporto e la gestione complessa dell’attività di volo presso il COA (Comando delle Operazioni Aerospaziali);
- 700 unità tra personale in fase di approntamento, impegnato nei contingenti NATO VJTF (Very high readiness Joint Task Force) e IFFG (Initial Follow-on Forces Group).
Italia pronta alla guerra: i nuovi programmi cyber e spazio
L’Ammiraglio Cavo Dragone si è soffermato su un aspetto molto importante di questa guerra: quello cyber.
Siamo dinnanzi ad una guerra “multi dominio” con un contesto che “richiama un clima da guerra fredda”, ha aggiunto l’Ammiraglio.
Non solo una guerra tradizionale, terra, cielo e mare, ma un conflitto che si gioca e si decide anche sul piano cibernetico e spaziale: “Le armi in gioco sono il controllo dei media, le fake news, la strumentalizzazione dei social network”.
Un apparato in grado di “supportare la malign information e così interferire su sentimenti e opinioni pubbliche”.
Per contrastare i due nuovi domini cyber e spazio occorre perfezionare l’integrazione interforze.
Prima che vengano stabilite nuove norme per operare anche in questo senso, l’Ammiraglio ha detto che saranno integrati i programmi per
“irrobustire la capacità di gestione e protezione dei dati, potenziare quelle contro le minacce cibernetiche, concorrere nella protezione delle infrastrutture critiche”.
Nell’audizione emerge lo sviluppo del progetto denominato Defence Cloud per realizzare un’unica info-struttura classificata.
Per fare tutto questo, occorreranno ulteriori risorse per abilitare “la Difesa a condurre l’intera gamma delle operazioni cibernetiche”, mediante una “serie di progetti insieme all’università e l’industria nazionale”.
Per quello che riguarda lo spazio, secondo il capo di SMD è necessaria “un’evoluzione della governance; lo sviluppo delle capacità operative; la cooperazione internazionale” e, a tal proposito, ha proseguito Cavo Dragone “continueremo a investire sullo sviluppo tecnologico dei sistemi di telecomunicazione, osservazione della terra e posizionamento, navigazione e temporizzazione”, con sempre maggiori iniezioni di liquidi sulla Space Domanin Awareness (SDA), così da avere contezza della situazione del dominio spazio e contrastare azioni malevoli e rischi di escalation strumentali.
Italia pronta alla guerra: le innovazioni dello Stato Maggiore Difesa
Cavo Dragone ha evidenziato le innovazioni in seno all’SMD con la creazione dell’Ufficio Generale Innovazione (UGID), indicato come unico referente del processo innovativo a livello strategico. A questo proposito è nato anche il reparto Pianificazione generale, precedente porzione del terzo reparto.
Fondamentale diventa l’interscambio e il dialogo con le eccellenze nazionali come l’università, la ricerca e il Dipartimento informazioni e sicurezza (Dis) si consoliderà il ruolo del CAST (Centro Alti Studi Difesa) che diventerà il “polo formativo cyber della Difesa”.
Il Centro Alti Studi, infatti, ha assunto nuove competenze e funzioni e si configura, in via sperimentale per un triennio, in Scuola superiore a ordinamento speciale della Difesa di alta qualificazione e ricerca nel campo delle scienze della difesa e della sicurezza.
Italia pronta alla guerra: la situazione in Ucraina
L’aggressione russa in Ucraina, secondo Cavo Dragone, indica che
“la pace, la stabilità, la democrazia e gli stili di vita sono valori che non possiamo dare per scontati nemmeno nel nostro Continente”.
Per l’Ammiraglio, la Russia avrebbe intrapreso e portato avanti questa guerra per la supremazia internazionale, con l’obiettivo di attestarsi come superpotenza “utilizzando il suo peso strategico con estrema aggressività”.
Le perdite russe in Ucraina, riferisce l’Ammiraglio, sarebbero circa 15mila uomini.
“Sono numeri abbastanza alti. Putin ha usato truppe che arrivavano da lontano, giovani e poco motivate, mentre gli ucraini combattono per casa propria”.
Una testata giornalistica russa vicina al Cremlino ha ammesso che nell’esercito russo ci sono state delle perdite, stimandole in quasi 10mila dall’inizio dell’invasione in Ucraina. Notizia subito rimossa dal web e dalla testata che ha parlato di un attacco informatico, bollando l’informazione come fake news.