Rischio guerra di logoramento: quali conseguenze (anche per l’Italia)

Rischio guerra di logoramento: quali conseguenze (anche per l'Italia)

La guerra di logoramento renderebbe il conflitto russo-ucraino come quello del Donbass. Le conseguenze per l’Occidente sarebbero disastrose.

La situazione di stallo in cui versa il conflitto russo-ucraino necessita di una svolta. Ne sono convinti gli analisti geopolitici, ne è sicuramente convinto anche Vladimir Putin che il 24 febbraio, giorno dell’attacco all’Ucraina, proprio non si aspettava questo rovescio della medaglia.

Gli ucraini resistono e questo non era previsto, tantomeno nei piani di funesti del Cremlino. Si sta verificando la stessa situazione che accadde nella Seconda Guerra Mondiale, sulla carta una guerra lampo che si trasformò ben presto in una guerra di logoramento.

Una cosa è certa: la Russia non può affrontare una guerra di questo tipo e l’ipotesi nucleare si fa sempre più pressante, anche in seguito alle parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Rischio guerra di logoramento: quali conseguenze

La Russia si trova di fronte ad uno scenario sostanzialmente di stasi. I bombardamenti incessanti su Kharkiv, Mariupol e Kiev, in termini effettivi, non hanno portato a nulla. Solo distruzione e macerie ma, di fatto, nessuna di queste tre roccaforti ucraine è caduta in mano russa. Tutte e tre importanti, tutte e tre strategiche.

Kharkiv, nel nord-est del Paese, è la seconda città dell’Ucraina, prenderla equivarrebbe a impossessarsi di un tassello importante; Mariupol, nel sud-est dell’Ucraina è la porta di collegamento tra il Donbass e la Crimea, e Kiev, la capitale, il simbolo del potere democratico ed occidentale che tanto disturba Mosca. In ultimo, Odessa, città simbolo dell’URSS, abitata per almeno la metà da russi e centro nevralgico per accedere al Mar Nero.

Dinnanzi a questa situazione sono 4 le alternative che si pongono dinnanzi a Putin:

  • Proseguire i bombardamenti fino alla resa della popolazione;
  • Attendere rinforzi che potrebbero arrivare al fronte entro due settimane;
  • Arrivare al negoziato con la mediazione di Turchia e Israele;
  • Guerra di logoramento.

Se proseguire con i bombardamenti non ha finora portato a nulla, alla lunga la popolazione, privata di cibo, luce e gas, potrebbe arrendersi; ma Putin ha già una volta sottovalutato l’orgoglio e la resistenza ucraina; i rinforzi potrebbero tardare e i soldati russi, già costretti alla fame, potrebbero perire: già si parla di diserzioni e di razioni di cibo solo per altri tre giorni.

Il negoziato è il punto su cui Washington e Bruxelles nutrono maggiori dubbi. Come ribadito dal nostro premier Mario Draghi, Putin non vuole la pace.

La guerra di logoramento sarebbe la situazione fotocopia a quanto accaduto in Donbass dal 2014 fino ad oggi. Dopo un’iniziale avanzata delle truppe filorusse, il conflitto è entrato in una fase di stagnazione, con sporadici attacchi e rappresaglie. Una condizione che dura da 7 anni, stesso tempo, se non di più, dell’ipotetica fine del conflitto russo-ucraino.

Seppure Putin riuscisse a conquistare gli obiettivi prefissati, resterebbe una grande fetta di Nazione completamente fuori dalla sua portata, sia per impiego di sforzi bellici maggiori, sia perché la resistenza si concentrerebbe tutta nella parte centrale e occidentale del Paese.

Il protrarsi del conflitto comporterebbe spese militari da ambo le parti, maggiori per la Russia, e ulteriori profughi e sfollati. Qualora i negoziati andassero in porto, ci sarebbe comunque una fase intermedia, scandita dal cessate il fuoco e Mosca riprenderebbe la posizione che aveva prima della guerra: ammassata con le proprie truppe e i propri mezzi al confine ucraino.

Rischio guerra di logoramento: quali conseguenze per l’Italia e l’Occidente

L’Occidente è ben conscio che il conflitto si sta spostando verso una fase di stagnazione. Nei summit della NATO e della Ue che si terranno domani, il Presidente americano, Joe Biden chiederà di inasprire le sanzioni alla Russia, non consentendo alle navi russe di attraccare nei porti europei, e di fornire ancora più aiuti e mezzi all’Ucraina, che sta reagendo alla controffensiva russa che non è riuscita ad impossessarsi del cielo, sebbene disponga di una flotta area impressionante.

Qualora la Russia dovesse conquistare la maggior parte dei territori ucraini, la NATO potrebbe armare la resistenza ucraina e lo scontro tra Putin e l’Alleanza Atlantica sarebbe inevitabile. In quel caso si passerebbe da guerra di logoramento a guerra totale. Se la Russia dovesse usare armi nucleari o chimiche in Ucraina o avvalersi di missili nucleari a potenza limitata, lo scontro non sarebbe rimandabile.

Se continueremo sulla strada delle sanzioni, per il nostro Paese ci saranno conseguenzeirreversibili”, così le ha definite Alexei Paramonov, direttore del Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, e i rischi sarebbero per:

  • Fornitura di gas;
  • Interscambi economici.

Eventualità che non converrebbe nemmeno alla Russia, vista la svalutazione del rublo e la necessità di liquidi per alimentare la macchina bellica.

Il protrarsi del conflitto comporterebbe per l’Italia:

  • Rischi per l’export;
  • Rischi approvvigionamenti da Ucraina, Russia e Bielorussia per ciò che riguarda metalli ferrosi e non, fertilizzanti, grano.

Per queste ragioni l’Italia sta cercando di diversificare le fonti di energia, sta trattando con nuovi partner commerciali e sta mettendo in atto azioni per reperire gli approvvigionamenti altrove.