Cosa succede in Donbass: i motivi dello scontro tra ucraini e indipendenti

Cosa succede in Donbass: i motivi dello scontro tra ucraini e indipendenti

Non si arrestano le violenze nella regione orientale dell’Ucraina. Intanto il Parlamento russo chiede il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Lugansk.

Il paventato attacco russo all’Ucraina ha posto sotto i riflettori un conflitto che, in realtà, si trascina da anni.

Era il lontano 2014 quando le prove muscolari della potenza bellica russa avevano fatto una vittima d’eccellenza: la Crimea, annessa senza mezzi termini, facendo leva su antichi diritti di prelazione morale e materiale e considerando quello stato strategico per il suo Paese.

Tutto questo avvenne in seguito alla dichiarazione di indipendenza della Crimea dall’Ucraina e la richiesta, formulata tramite il Parlamento crimeano di annettersi alla Russia.

A Vladimir Putin non sfiorò neppure l’idea che quel gesto, non si sa quanto volontario da parte della Crimea e quanto indotto, potesse in qualche modo inasprire i dissapori tra Russia e Ucraina, considerata da sempre “il cortile di Mosca”.

In questi giorni convulsi, con il progressivo ritiro di alcune delle truppe sovietiche al confine con l’Ucraina, ritiro smentito dal premier ucraino Volodymyr Zelensky, sentiamo spesso parlare di regione del Donbass che ha un ruolo chiave nelle tensioni tra Russia e Ucraina. Ma cos’è? E dove si trova?

Cosa succede in Donbass: dove si trova e perché scoppiò la guerra

Il Donbass è una regione dell’Ucraina orientale, teatro della guerra omonima che scoppiò nel marzo del 2014.

Tutto nacque quando alcuni manifestanti armati si impossessarono dei palazzi governativi dell’Ucraina orientale, ovvero nelle regioni di Donetsk, Lugansk e Charkiv.

Gli indipendentisti ucraini filorussi della Nuova Russia, che volevano staccarsi dall’Ucraina per dare vita ad uno stato indipendente, chiesero un referendum che si tenne l’11 maggio 2014 (Referendum sull’indipendenza del Donbass).

Quello che gli indipendentisti non accettavano e non accettano sono le spinte filooccidentali di Kiev, mentre loro si sentono ancora legati alla Madre Russia.

Il referendum venne fortemente contestato dalle superpotenze mondiali, Stati Uniti in testa, Unione europea e la stessa Ucraina, oltre muovere nei confronti dei separatisti delle pesanti accuse di brogli elettorali.

L’unico ad appoggiarne la validità fu proprio Putin.

Tuttavia, il progetto della Nuova Russia, che comprendeva le repubbliche dichiaratisi indipendenti, ma mai riconosciute come tali, di Donetsk e Lugansk ebbe vita breve e si dissolse il 20 maggio 2015.

Le tensioni non si allentarono in quel lembo di terra, furono numerosi gli sconfinamenti russi in territorio ucraino senza il permesso di quest’ultimo che prontamente segnalò la situazione alla NATO.

Sebbene l’esercito ucraino fosse militarmente corazzato e aiutato dagli Stati Uniti nel suo riammodernamento, non riuscì a domare i ribelli, appoggiati dalla Russia, e questo spinge l’allora primo Ministro ucraino Poroshenko a indire un primo cessate il fuoco, a cui ne seguì un secondo che rimase tale solo sulla carta.

Infatti, i conflitti aumentarono e gli indipendentisti conquistarono circa 1.500 chilometri quadrati di nuovi territori, in particolare nel Debaltsevo, trait d’union fra Lugansk e Donetsk, e più a sud ancora nell’area contesa dell’aeroporto dell’ultima delle due città.

La situazione si risolse con gli accordi di Minsk che posero fine alla guerra dell’Ucraina orientale, al successivo disarmo, al rilascio dei prigionieri e a maggiori poteri da parte dell’Ucraina alle regioni di Donetsk e Lugansk.

È da precisare che gli accordi di Minsk1 e Minsk2 sono stati costantemente violati e le rappresaglie in quella regione non si sono mai placate.

Cosa succede in Donbass: perché è così importante

La regione del Donbass, situata nell’Ucraina Orientale a confine con la Russia, è essenziale per Putin.

Infatti, la Russia non poteva e non può permettersi di perdere l’influenza su quella regione, poiché rinunciarvi significherebbe:

  • Perdere l’influenza russa sui territori slavi;
  • Perdere il controllo sul Mar Nero;
  • Perdere l’accesso ai mari caldi.

L’Ucraina ha ottenuto la sua indipendenza solo nel 1991. All’epoca inglobava al proprio interno 45 milioni di abitanti e 603mila chilometri quadrati di territorio, inclusa la Crimea, toltale nel 2014 dalla Russia.

Come abbiamo visto, la pace è durata ben poco dal momento che le spinte filoccidentali del Governo di Kiev andavano a scontrarsi con quelle filorusse di una porzione di territorio ucraino: appunto il Donbass.

La paventata ipotesi che l’Ucraina possa entrare a far parte della NATO comporterebbe delle conseguenze drammatiche per la Russia, poiché si vedrebbe accerchiata da paesi NATO e limitato il suo raggio d’azione in quella parte di Europa che il Cremlino considera sua.

Cosa succede in Donbass: come stanno le cose ad oggi

Gli scontri tra indipendentisti filorussi e le forze filoccidentali di Kiev non si arrestano.

Questa mattina, sono scoppiati dei disordini in diverse località del Donbass. Il rimpallo delle responsabilità è evidente.

Kiev accusa i separatisti che aver bombardato con l’artiglieria pesante un asilo a Stanytsya Luhanska, ferendo due educatrici. Di contro i separatisti negano, affermando che i primi colpi di mortaio sono partiti proprio dalle truppe che fanno capo a Kiev che si è difesa con una dichiarazione dell’addetto stampa dell’Operazione Join Forces ucraina all’agenzia di stampa Reuters:

“Nonostante il fatto che le nostre posizioni siano state colpite con armi proibite, inclusa l’artiglieria da 122 mm, le truppe ucraine non hanno aperto il fuoco in risposta”.

Intanto la Duma, il ramo basso del Parlamento di Mosca, ha chiesto al Parlamento di riconoscere le autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel sud-est ucraino. Farlo significherebbe violare gli accordi di Minsk.

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