Cosa succede se la Russia sgancia una bomba nucleare in Italia?

Cosa succede se la Russia sgancia una bomba nucleare in Italia?

Se la Russia colpisse con una bomba nucleare le basi Nato in Italia, il bilancio sarebbe di 55 mila morti.

L’escalation militare in Ucraina fa temere quello che ormai viene invocato da mesi: l’uso delle armi nucleari. Se il presidente Biden ha avanzato l’ipotesi di un Armageddon nucleare in risposta alle bombe tattiche nucleariche potrebbero piovere sull’Ucraina, la Nato ha già iniziato l’addestramento in vista di un eventuale cambio di scenario.

Un contesto apocalittico, talmente tanto disastroso da innescare l’attuazione dell’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza Atlantica che ci catapulterebbe tutti, Italia compresa, in uno scenario da terza guerra mondiale.

Con l’Ucraina che invoca la no fly zone sui cieli del Paese e chiede a gran voce, tramite il presidente Zelensky, i missili a lungo raggio Atacms, dal Cremlino fanno sapere che qualora venissero forniti, il nucleare sarebbe inevitabile.

Capite bene che la preoccupazione che una terza guerra mondiale scoppi alle porte dell’Europa angoscia tutto il mondo, compreso il nostro Paese che si domanda che cosa accadrebbe all’Italia se i russi lanciassero una “piccola” bomba nucleare contro i Paesi europei della Nato?

Apocalisse nucleare: cosa accadrebbe

Per rispondere al quesito su cosa accadrebbe se i russi lanciassero una piccola bomba tattica nucleare contro i Paesi della Nato, prendiamo in esame il comunicato di Archivio Disarmo.

Tramite una simulazione, l’Istituto di ricerche internazionali ha ipotizzato un’escalation del conflitto russo-ucraino.

Cosa succederebbe se, per ipotesi, i russi si sentissero incalzati dall’avanzata dell’esercito ucraino e lanciassero una piccola bomba nucleare, una di quelle testate miniaturizzare di pochi chilotoni, con un raggio distruttivo limitato a poche centinaia di metri ma incontrastabile da qualsiasi forza convenzionale?

Le conseguenze del lancio di una bomba sarebbero:

  • Disastro a livello locale, limitatamente all’area dove è stata sganciata la bomba nucleare;
  • La Russia infrangerebbe in patto non scritto che trattiene le potenze nucleari dal “primo uso”;
  • Gli americani interverrebbero.

Se gli americani decidessero di “punire” la postazione dalla quale è stato sferrato l’attacco, con quali armi lo farebbero? La decisione se utilizzare armi convenzionali o nucleari è un quesito che il presidente dell’Archivio Disarmo, Fabrizio Battistelli, ha riassunto così: “L’interrogativo è drammaticamente attuale perché da esso dipende l’interruzione o al contrario l’intensificazione di un’escalation nucleare”.

In quest’ultimo caso si passerebbe dalle testate tattiche a quelle a medio raggio (oltre 500 km.) dirette alla regione europea e da queste a quelle strategiche, dirette ai territori delle due maggiori potenze nucleari, gli Stati Uniti e la Russia.

Apocalisse nucleare: le vittime nelle prime ore

L’Archivio Disarmo ha utilizzato il modello di scenario elaborato da Alex Wallerstein e applicato dall’Università di Princeton per stimare le vittime di un conflitto nucleare generalizzato.

Il bilancio risulta impietoso. Si stima che nel caso venisse sganciata una bomba a medio raggio, le vittime nelle prime ore ammonterebbero a circa 34 milioni di persone.

Ma non serve arrivare a sganciare una bomba nucleare di livello superiore perché l’apocalisse nucleare si concretizzi. Già con l’uso delle armi nucleari tattiche, le conseguenze sarebbero disastrose.

Apocalisse nucleare: le vittime in Italia

Se la Russia decidesse di lanciare una bomba nucleare sui Paesi Nato e nella fattispecie sull’Italia, questa potrebbe focalizzarsi sugli obiettivi “paganti” dal punto di vista militare, come basi aeree e navali e comandi Nato.

Le prime a ritrovarsi nel mirino dell’Apocalisse nucleare sarebbero:

  • Basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) che ospitano insieme circa 40 testate nucleari;
  • Basi e comandi militari Nato quali Vicenza (Caserma del Din e Caserma Ederle), Livorno (Camp Darby), Gaeta, Napoli (Naval Support Activity), Taranto, Sigonella (Naval Air Station).

Secondo la simulazione, pubblicata sulla rivista on line di Archivio Disarmo “Iriad review. Studi sulla pace e sui conflitti”, il bombardamento russo di questi obiettivi provocherebbe almeno 55 mila morti e oltre 190 mila feriti.

La gran parte delle vittime deriverebbe dai bombardamenti degli obiettivi in prossimità delle città:

  • Napoli (circa 21 mila morti e 109 mila feriti);
  • Vicenza (12 mila morti e 45 mila feriti);
  • Gaeta (12 mila morti e 5 mila feriti);
  • Taranto (7500 morti e quasi 27 mila feriti).

Al danno umano va aggiunto quello economico che il blocco di infrastrutture e di centri nevralgici provocherebbe sull’intera Penisola e quello ambientale provocato dal fall out nucleare e dalla persistenza delle radiazioni.

Prevedere lo scenario peggiore non significa contribuire a determinarlo ma, al contrario, contribuire a prevenirlo”, ha evidenziato Francesca Farruggia, Segretario Generale di Archivio Disarmo.

Lo scopo della simulazione è mettere in guardia e avere contezza di che disastro ci sarebbe qualora, nella malaugurata ipotesi, la Russia decidesse di risolvere il conflitto con l’uso dell’atomica.
La via diplomatica per evitare una terza guerra mondiale è l’unica e sola strada per scongiurare la catastrofe.