Perché una guerra in Europa è ancora possibile

Perché una guerra in Europa è ancora possibile

La Gran Bretagna è pronta a rafforzare il proprio esercito, la Russia minaccia la Lituania. Nubi sempre più scure offuscano il cielo d’Europa.

È mio unico dovere rendere il nostro esercito il più letale ed efficace possibile. Il momento è adesso e l’opportunità è da cogliere”.

Parole lapidarie quelle pronunciate dal Generale Patrick Sanders, nuovo capo dell’esercito britannico che ha lanciato un appello alle truppe affinché siano pronte ed addestrate a fronteggiare un’eventuale guerra in Europa, conseguenza drammatica di quello che la Russia sta perpetrando in Ucraina.

Il pericolo che il conflitto di estenda a macchia d’olio, coinvolgendo le principali potenze europee e, di conseguenza la Nato, è reale. Per questo motivo, occorre farsi trovare pronti.

La Gran Bretagna ha già assicurato che darà tutto il suo sostegno a Kiev affinché la Russia non abbia la meglio.

Le dichiarazioni del Generale Sanders arrivano a stretto giro di quelle di Vladimir Putin secondo cui gli ex Stati sovietici “fanno parte della Russia storica”, affermazioni fatte in risposta alla provocazione del ministro kazako Tokayev che rifiutava di riconoscere le autoproclamate repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk.

Putin ha avvertito che “ niente sarà più come una volta ” e c’è ragione di pensare che la via diplomatica non è esattamente la prima cosa a cui il leader del Cremlino sta pensando per risolvere la questione Ucraina. Il suo intento, con ogni probabilità è passare al prossimo capitolo di una storia che diventerà sempre più funesta.

Tutto fa ritenere che una guerra in Europa è ancora possibile. Gli equilibri sono fragilissimi e Putin è intenzionato a ridimensionare il potere della Nato per ristabilire l’egemonia sovietica negli ex Paesi del blocco URSS.

Guerra in Europa: cosa ha detto il Generale Sanders

Il capo dell’esercito britannico, il Generale Patrick Sanders, ha inviato una lettera a “tutti i gradi e ai dipendenti pubblici” nella quale mette in evidenza la minaccia che Mosca rappresenta, osservando che lui è il primo capo di Stato Maggiore “dal 1941 ad assumere il comando dell’esercito all’ombra di una guerra terrestre in Europa che coinvolge una grande potenza continentale”.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia obbliga a due cose, secondo Sanders: “ proteggere il Regno Unito ed essere pronti a combattere e vincere le guerre di terra ” rafforzando l’esigenza di scoraggiare l’aggressione russa con la minaccia della forza.

Dopo il 24 febbraio, tutto è cambiato. Ne siamo ben consapevoli, sebbene facciamo di tutto per cercare di mascherare l’angoscia per il futuro, ma Sanders è netto in questo: occorre essere coscienti di quello a cui si andrà incontro.

L’imperativo categorico è quello di “forgiare un esercito in grado di combattere a fianco dei nostri alleati e di sconfiggere la Russia in battaglia ”, dal momento che:

“Siamo la generazione che deve preparare l’esercito a combattere ancora una volta in Europa”.

Che le tensioni tra Russia e Lituania possano essere la scintilla per far scoppiare un nuovo focolaio di guerra? Capiamo meglio cosa sta succedendo.

Guerra in Europa: Lituania Vs Russia

Tutto è iniziato venerdì scorso con la decisione del governo di Vilnius di mettere in atto le sanzioni europee disposte contro la Russia e attuare un blocco di merci via treno che da Kaliningrad porta a Mosca.

La Russia potrebbe rifornire Kaliningrad via mare, ma con costi ben maggiori e il punto è l’affronto fattole dalla Lituania.

Una decisione che è stata mal digerita dal Cremlino che ha sempre ritenuto l’exclave la propria roccaforte tra gli Stati Nato di cui Lituania e Polonia rappresentano una minaccia diretta per Mosca.

Gli ex territori appartenuti all’Unione sovietica fino al 1991, ed entrati non solo nell’Alleanza Atlantica ma anche nell’Unione europea, accerchiano la Russia che si sente “soffocata” dalla presenza Usa così vicina ai propri confini.

Il percorso di progressiva indipendenza della Lituania è stato repentino. Nel ‘91 l’ingresso nell’Onu, nel 2001 l’accesso nell’Organizzazione mondiale del commercio e nel 2004 quello nell’Ue. La Lituania ha così lasciato dietro le spalle un periodo segnato dal regime comunista e dall’impossibilità di guardare autonomamente ai vantaggi e danni del capitalismo.

Oggi, il piccolo Stato che ospita poco più di 2 milioni di abitanti è preoccupato per la guerra in Ucraina e teme che l’estendersi del conflitto possa inglobarla, proprio a causa del suo scomodo vicino, appunto Kaliningrad, che ha un accesso al mar Baltico e condivide con la Lituania oltre 270 chilometri di frontiera.

Tra gli effetti immediati che la Russia potrebbe mettere in atto contro Vilnius c’è il taglio delle forniture di energia.

Ma Vilnius non ha paura di sfidare la Russia, men che meno la Cina. La Lituania ha voluto utilizzare il nome di Taiwan per indicare una rappresentanza dell’isola nel Paese baltico, aprendo de facto un’ambasciata, generando le ire di Pechino e riconoscendo lo status indipendente dell’isola che la Cina rivendica essere di propria appartenenza.

Pechino in breve tempo ha declassato i rapporti diplomatici con la Lituania, bloccando l’import-export di diversi prodotti lituani, e ha fatto pressioni sulle multinazionali affinché troncassero i legami economici con Vilnius.

Di contro, lo Stato baltico è stato prontamente difeso da Bruxelles che ha tacciato Pechino di pratiche commerciali discriminatorie.

Guerra in Europa: cosa succede se la Lituania non toglie il blocco?

L’ipotesi più accreditata è che possa scoppiare un conflitto nel cuore dell’Europa e avere come terreno di scontro propria la Lituania. La Russia sfrutterebbe l’exclave di Kaliningrad, dove sono avvenuti dei test nucleari, che incarna a tutti gli effetti l’avamposto russo in Europa.

Un’aggressione ad un membro Nato, quale è la Lituania, genererebbe un effetto domino che coinvolgerebbe l’Occidente, Italia compresa, e che assumerebbe i contorni di una terza guerra mondiale, con tanto di impiego di armi nucleari.

Un’escalation di cui non si sente davvero il bisogno.