Pensione Forze armate e Polizia: chi beneficerà degli effetti del nuovo contratto?

Pensione Forze armate e Polizia: chi beneficerà degli effetti del nuovo contratto?

Solo chi è andato in pensione in un preciso arco temporale potrà godere in parte degli effettivi del contratto. Scopriamo tutti i benefici.

Il personale in quiescenza delle Forze armate e di Polizia beneficerà degli aumenti previsti dal rinnovo contrattuale 2019-2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 maggio scorso ed entrato in vigore ieri.

I pensionati, dunque, potranno godere di assegni pensionistici più sostanziosi; tuttavia, a rientrare nel provvedimento è soltanto chi ha terminato il lavoro in un determinato arco temporale di cui vi parleremo in seguito.

Quindi, le disposizioni riguardanti gli aumenti stipendiali saranno a beneficio non solo del personale militare e di Polizia in servizio, ma anche di chi in servizio non lo è più.

Vediamo nello specifico chi ha diritto a godere degli effetti del rinnovo contrattuale e di cosa beneficerà.

Pensioni: chi rientra nei benefici del rinnovo

Il personale delle Forze armate e di Polizia che è andato in pensione negli ultimi tre anni beneficerà in parte degli aumenti previsti dal rinnovo contrattuale.

Alla luce delle nuove cifre, l’assegno pensionistico del personale in quiescenza dovrà essere ricalcolato sulla base dei nuovi incrementi stipendiali.

Pensioni: quali i benefici

Oltre al ricalcolo dell’assegno di quiescenza sulla base del nuovo tabellare, ad essere ricalibrati saranno anche i Trattamenti di Fine Servizio (TFS).

A chi ha lasciato il lavoro tra il 2019-2021 spettano anche gli arretrati derivanti dagli aumenti in seno al rinnovo del contratto che riguarda proprio il triennio in cui si è andati in quiescenza.

L’aggiornamento del trattamento economico ha ripercussioni positive anche ai fini dell’indennità ausiliaria, (a questo proposito si rimanda all’approfondimento su cos’è l’ausiliaria), nonché sulla base di calcolo sottostante al conteggio della pensione, dell’indennità di buonuscita e della relativa cassa di previdenza delle Forze armate.

Per l’indennità di buonuscita si considerano solo gli scaglionamenti maturati alla data di cessazione dal servizio.

L’applicazione dei benefici economici inseriti nel contratto 2019-2021 e risultanti dall’applicazione degli incrementi degli stipendi tabellari sono computati ai fini previdenziali nei confronti del personale che ha cessato il servizio, con diritto a pensione, nel periodo di vigenza del contratto che copre proprio il triennio dell’entrata in quiescenza.

Alla luce di quanto stabilito nel contratto in termini di aumento, viene da chiedersi se con l’incremento del costo della vita, i nuovi stipendi riescano a soddisfare le spese che una famiglia deve affrontare (qui).

Oltre a questo, pare evidente che il bonus 200€ che verrà erogato a luglio, mese in cui ci saranno anche gli adeguamenti stipendiali (qui) e il pagamento dell’una tantum per il personale in servizio, non sia sufficiente ad arginare un’inflazione sempre crescente, che aumenterà spaventosamente se la guerra in Ucraina non cesserà.

Per venire incontro ai bisogni dei lavoratori delle Forze armate e di Polizia servono stipendi più alti e un taglio cospicuo ai costi di luce e gas. Il governo è al lavoro anche per mettere a punto un decreto anti-inflazione con relativo taglio del cuneo contributivo.