Aumento di stipendio in arrivo per tutti: il piano del Governo

Aumento di stipendio in arrivo per tutti: il piano del Governo

In arrivo salari più alti con circa 50-70€ in busta paga. Ma solo per alcune fasce di reddito.

Per ridurre l’inflazione e cercare di dare respiro agli italiani alle prese con rincari sempre più imperanti, il governo Draghi è al lavoro su una misura che già da ora può essere ribattezzata come decreto anti-inflazione.

A differenza del decreto aiuti, il bonus 200€che verrà erogato a luglio e di cui beneficeranno lavoratori dipendenti, pensionati, disoccupati, percettori del reddito di cittadinanza e molte altre categorie, questo nuovo incentivo è riservato solo ai lavoratori dipendenti.

Il costo del maxi-decreto si aggira intorno ad una decina di miliardi di euro. L’idea è quella di introdurre un primo sgravio contributivo per l’ultimo quadrimestre dell’anno (da settembre a dicembre), dal momento che a luglio i lavoratori dipendenti ed i pensionati riceveranno il bonus 200€.

L’esecutivo ha anche messo a punto, o sarebbe meglio dire prorogato, alcune misure atte a sgravare i cittadini del peso delle tasse riguardanti il caro benzina e le bollette di luce e gas.

Quindi, grazie a una serie di manovre, si punta ad un aumento di stipendio che consisterà in 50-70€ in più nelle buste paga, ma solo per chi ha un determinato reddito. Scopriamo qualche dettaglio in più.

Aumento di stipendio: la manovra del governo

Il decreto anti-inflazione, al vaglio del governo Draghi e in programma per luglio, ha come obiettivo quello di tagliare il cuneo contributivo e consentire alla stragrande maggioranza degli italiani di far fronte agli aumenti e ai rincari.

Il primo provvedimento già inserito è quello dello sconto sulla benzina e sul diesel di 25 centesimi al litro per tutta l’estate. I 25 centesimi diventano 80 se si considera l’Iva. Ridurre il prezzo del carburante al rifornimento costa allo Stato circa 3miliardi di euro.

In secondo luogo, un altro provvedimento molto importante è quello che riguarda il contenimento dei costi di luce e gas. Con il taglio degli oneri di sistema e con lo sconto del 5% sull’Iva del metano domestico, si potrà rifiatare almeno per un altro trimestre - al momento le misure sono valide fino al 30 giugno, ma il governo ha tutta l’intenzione di prorogare il provvedimento.

Il costo della proroga è di 3,5miliardi di euro che, sommati a quelli per arginare il costo del prezzo del carburante, arriviamo a 6,5miliardi.

A questi, si aggiunge la misura cardine del provvedimento, ovvero l’avvio del taglio del cuneo contributivo.

Aumento di stipendio: chi riguarda

Con la misura sull’avvio del taglio contributivo, lo Stato punta ad una riduzione degli oneri che pesano sulle retribuzioni dei dipendenti che guadagnano fino a 35mila euro lordi l’anno.

Con l’introduzione della prima misura di sgravio contributivo per l’ultimo quadrimestre dell’anno, si punta ad un taglio di 4 punti percentuali del cuneo fiscale per quattro/cinque mesi. Tale azione comporterebbe un aumento in busta paga introno ai 50-70€ per i lavoratori dipendenti.

A differenza del bonus 200€, il taglio del cuneo contributivo riguarda solo la categoria di lavoratori dipendenti e non pensionati, disoccupati o percettori del reddito di cittadinanza come il precedente.

La misura del taglio del cuneo ha un costo pari a 2,5miliardi di euro. Il governo avrebbe voluto già introdurre la misura del taglio del cuneo contributo, ma aveva dovuto fare i conti con le richieste del mondo sindacale che avevano fatto presente la necessità che avevano tutte le categorie di lavoratori, non solo quelli dipendenti.

Ora, l’intensione dell’esecutivo è rendere la riduzione dei contributi una misura strutturale.

Aumento di stipendio: come ridurre le tasse sul lavoro

La domanda delle domande è proprio questa: come fare per ridurre le tasse sul lavoro e dove trovare i soldi?

Una strada percorribile è quella già intrapresa, ovvero sia di proseguire sulla tassazione degli extra-profitti.

Un’analisi di Argus Media, citata dall’Economist, fatta filtrare da Palazzo Chigi, e riportata dal Messaggero, indica che i margini di profitto per la raffinazione del petrolio sono passati da 5-10 dollari per barile (media tra il 2017 e il 2021) a oltre 60 dollari per barile a giugno 2022.

Alla luce dell’analisi di questi dati, il governo italiano avrebbe deciso di tassare al 25% i profitti straordinari generati dalle grandi aziende. Il contributo straordinario, infatti, è previsto solo se l’incremento è superiore a 5milioni di euro e superiore al 10% rispetto al periodo di riferimento.

Aumentare la tassazione, anche sono portandola dal 25 al 30%, comporterebbe per l’o Stato un aumento del gettito di 2miliardi di euro, il denaro necessario che servirebbe per avviare la manovra del taglio del cuneo.

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