Aumenti Forze amate e Polizia: sono adeguati al costo della vita?

Aumenti Forze amate e Polizia: sono adeguati al costo della vita?

Con il costo dei beni di prima necessità schizzato alle stelle e la diminuzione del potere d’acquisto, far quadrare i conti è davvero complicato.

Il bonus 200€, inserito dal governo Draghi all’interno del DL Aiuti, è stato salutato dall’esecutivo come un incentivo al contrasto dell’aumento dell’inflazione, così come anche tutti gli altri bonus 2022 rappresentano un modo per lo Stato di dare una boccata d’ossigeno alle famiglie che devono fare i conti tutti i giorni con i rincari di bollette, carburante, beni alimentari e servizi, tragici effetti della guerra che si consumando in Ucraina da tre mesi.

Ebbene, vi abbiamo parlato qualche giorno fa della possibilità che a luglio lo stipendio per Forze armate e Polizia possa essere maxi, sempre che il rinnovo contrattuale 2019-2021 venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nei tempi utili all’erogazione a luglio degli emolumenti. Agli aumenti, arretrati e indennità, si aggiungono anche i 200€ del bonus.

Se facciamo un confronto tra gli stipendi 2022 del personale in divisa e l’aumento del costo della vita dovuto ai rincari, viene da chiedersi se gli aumenti previsti nel rinnovo contrattuale siano commisurati o meno ad affrontare un periodo che si preannuncia davvero dispendioso.

Cerchiamo di capire meglio la situazione.

Di quanto aumentano le spese per il 2022

Sebbene l’inflazione sia leggermente diminuita ad aprile, attestandosi al 6,2%, l’aumento dei prezzi è schizzato alle stelle e rischia di mettere in ginocchio molte famiglie, almeno quelle con un reddito che si attesta nella fascia media, con una stangata da oltre 2mila euro l’anno.

Il Codacons ha stabilito che gli aumenti arriveranno fino a 2.594€ a famiglia in un solo anno e se la situazione di instabilità in Ucraina continuerà, le cose andranno sempre peggio.

L’inflazione pesa sulle spalle degli italiani in termini di aumenti dei beni di prima necessità. Per fare un esempio, solo a causa degli aumenti in bolletta gli italiani spenderanno l’83% in più rispetto allo scorso anno (poco meno di mille euro) e per il gas il 71% in più (oltre 1.600€). Per non parlare del carrello della spesa che cresce del 5,7% con un netto incremento dei costi dei beni alimentari, in alcuni casi superiore al 10%.

Una coppia con due figli spenderà 2.303€ in più rispetto allo scorso anno, di cui 434,00€ sono solo per gli aumenti dei prodotti alimentari e delle bevande, come riferisce Assoutenti.

Ancora peggiore è il quadro per una coppia under 35 senza figli per la quale si stimano 2.360€ in più, di cui 1.250€ solo per le spese di affitto dell’abitazione.
Disastroso il quadro per le famiglie con 3 figli, i costi arrivano a più di 2.500€, di cui quasi 500€ solo per il cibo.

Servirà davvero il bonus 200€?

Il bonus 200€, una iniezione di denaro una tantum, coinvolgerà 31,5 milioni di italiani, escludendo chi ha un reddito superiore a 35.000€. La spesa prevista dallo Stato è di 6,3 miliardi di euro, a cui si aggiungono 500 milioni per i lavoratori autonomi. Il bonus è destinato ai lavoratori dipendenti, pensionati, disoccupati ma rappresenta una goccia nel mare che, di certo non arginerà l’aumento dei costi che restano altissimi.

Considerate le cifre sopra indicate, siamo portati a dire che il bonus non servirà neppure a coprire l’aumento delle bollette.

Come incide il calo del potere d’acquisto sugli stipendi

Il potere d’acquisto è la quantità di merci che - tenendo conto dei prezzi vigenti sul mercato - si può acquistare con una determinata quantità di moneta. L’Istat parla di un calo del potere d’acquisto del 5% a fine 2022.

Quindi, con uno stipendio di 2.000€ al mese si potrà comprare la stessa quantità di merci che lo scorso anno compravamo con 1.900€, risparmiando nel 2021 la somma di 100,00€. Proiettata su un intero anno questa perdita si fa ancora più severa: i lavoratori perderanno 1.200 euro a causa inflazione.

Gli aumenti sono adeguati al costo della vita?

Se compariamo l’aumento del costo della vita allo stipendio percepito da un Primo Caporal Maggiore dell’Esercito il quadro è davvero mesto. Il militare, che guadagna uno stipendio annuo di 19.276,54€ lordi che al mese è di 1.606€ lordi, avrà una certa difficoltà ad affrontare le spese dovute ai rincari, a maggior ragione se quanto gli spetta in termini di arretrati ed indennità, a cui si aggiunge anche il FESI, tarda ad arrivare.

Stesso discorso per un poliziotto: un agente percepisce mensilmente uno stipendio di 1.606€ lordi che, con tutte le detrazioni, corrisponde ad un netto di circa 1.250€. Ebbene, questi avrà più di un problema a destreggiarsi con l’innalzamento progressivo dell’inflazione.
In particolar modo se si ha una famiglia e dei figli da mantenere.

Alla luce delle riflessioni, la misura del bonus 200€ non sarà risolutiva e con l’inflazione che cresce molto più velocemente delle retribuzioni contrattuali, con il potere d’acquisto che si abbassa, per aiutare effettivamente le famiglie e i lavoratori delle Forze armate e di Polizia non occorre un bonus, ma c’è bisogno di stipendi più alti e cospicui tagli ai costi di energia e prodotti alimentari.