Cosa vuole Putin: fino a dove si spingerà la Russia?

Cosa vuole Putin: fino a dove si spingerà la Russia?

Con il bombardamento di Kiev, Vladimir Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina e al mondo intero.

In queste settimane abbiano sperato che una terza guerra mondiale non scoppiasse mai, che restasse uno spauracchio, un fantoccio da Guerra Fredda e che la simulazione di guerra nucleare fatta nel 2019 dai ricercatori di Princeton rimesse solo una sequela di immagini spettrali e catastrofiche da vedere al computer.

Invece, alle 4:00 del mattino (ora italiana), le 6:00 a Mosca, del 24 febbraio 2022, la Russia ha deciso di far cadere l’ultimo velo di finta diplomazia e compiere quello che aveva in mente già da tempo: attaccare l’Ucraina.

Le esplosioni su Kiev, Odessa, Kharkiv, giustificate dal leader russo Vladimir Putina protezione della popolazione civile di Donetsk e Lugansk”, sono una chiara e netta dichiarazione di intenti:

  • L’Ucraina deve tornare sotto l’egida influenza della Madre Russia;
  • L’Ucraina deve garantire, e di conseguenza la NATO, che non entrerà mai nel Patto Atlantico e nell’Unione europea;
  • L’Ucraina deve cambiare la sua politica filoccidentale.

L’attacco alla capitale e in particolar modo a Odessa, dove vi è il porto che garantisce l’approvvigionamento della Nazione, oltre a ben 7 città ucraine sotto assedio, fa parte di una strategia pianificata nel tempo. Non dimentichiamoci che Putin è un ex colonnello del KBG, il più famoso e potente organo dei servizi segreti russi, è abituato a saper aspettare e, complice una mentalità nostalgica dell’URSS, non si fermerà, neppure dinnanzi alle sanzioni che ridurrebbero il suo Paese alla fame.

Cosa è successo in Ucraina

Questa mattina, quando a Mosca erano le 6:00, Putin, nel suo messaggio televisivo, ha annunciato, di fatto, la fine di tutte le azioni diplomatiche: “Ho preso la decisione di un’operazione militare”.

Il capo del Cremlino, con la calma serafica che lo contraddistingue, ha precisato che l’attacco alla capitale dell’Ucraina, a Odessa, a Kharkiv, a Mariupol, nel sud del Donbass, e in altre città del Paese non è una dichiarazione di guerra all’Ucraina, ma “un’operazione militare per proteggere il Donbass” e salvaguardare la libertà dei separatisti filorussi di quella zona che, a detta di Putin, sarebbero sotto attacco di Kiev.

Le accuse al governo Zelensky non finiscono qui. Nei giorni scorsi il capo del Cremlino aveva denunciato come l’esercito ucraino osteggiasse la popolazione del Donbass e reprimesse i rigurgiti sovietici con la forza. Notizia prontamente smentita da Kiev che aveva rispedito le accuse al mittente.

Nel suo intervento televisivo, Putin è stato lapidario:

“Chiunque tenti di interferire con noi, e ancor di più di creare minacce al nostro Paese, al nostro popolo, dovrebbe sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze come non sono state sperimentate nella storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese. Spero di essere ascoltato”.

Delle affermazioni che suonano come delle vere e proprie minacce dirette agli USA e a tutti i membri della NATO che oseranno ficcare il naso nelle questioni russe.

Tuttavia, Putin ha rassicurato che l’obiettivo delle armi ad alta precisione è quello di colpire e annientare i siti militari ucraini, affermando poi di aver distrutto le basi aeree e la difesa antiaerea dell’Ucraina che ha disposto la chiusura del suo spazio aereo e avviato le contromosse, abbattendo cinque aerei russi e un elicottero.

Stando alle notizie che giungono da quei territori martoriati, l’esercito ucraino, supportato militarmente dagli Stati Uniti, avrebbe distrutto due carri armati e diversi camion russi nell’area di Schastye, nella regione di Lugansk.

Al momento il sindaco di Odessa ha smentito un ingresso delle truppe russe nella città; mentre il corpo diplomatico si è trasferito a Leopoli, nella parte occidentale del Paese.

Cosa vuole Putin e fin dove si spingerà

Putin ha le idee molto chiare. Dal suo discorso emergono quelle che sono le sue richieste:

  • L’Ucraina deve consegnare le armi e andare a casa;
  • L’ucraina deve smilitarizzarsi e denazificarsi portando a giudizio coloro che hanno compiuto crimini contro civili, inclusi cittadini della Federazione Russa”;
  • Un’ulteriore espansione della NATO e il suo uso dell’Ucraina è inaccettabile;
  • Le operazioni di bombardamento sono fatte per la sicurezza del Donbass e della Russia che si sente minacciata dal pericolo ucraino.

Il leader russo ha ribadito che l’intento non è occupare l’Ucraina. Ma, come abbiamo ben visto in questi ultimi giorni, l’affidabilità delle parole di Putin è davvero ridotta al lumicino.

Le reazioni dei leader mondiali

Proprio nella giornata di ieri, il Presidente ucraino Zelensky aveva ribadito il fermo proposito del suo Paese a voler entrare nella NATO e nell’Unione europea, parole quasi di sfida alla Russia.

Oggi chiede ai suoi cittadini di resistere: “L’esercito è operativo. Sarò con voi costantemente. Siate forti. Vinceremo perché siamo l’Ucraina”. Ha poi aggiunto che la Russia ha effettuato attacchi missilistici sulle infrastrutture dell’Ucraina e sulle guardie di frontiera e che è diventato quanto mai necessario costruire una coalizione anti-Putin.

Gli fa eco il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, definendo gli attacchi una “guerra di aggressione”.

Il Presidente USA Joe Biden ha affidato le sue considerazioni ad un tweet, evidenziando che la guerra provocherà enormi disastri anche in termini di vite umane.

Gli Stati Uniti e i suoi alleati daranno una risposta unita e decisa, il “mondo riterrà responsabile la Russia e le chiederà conto”.

Unanime la condanna dell’Europa con l’invito della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a fermare subito le violenze. Sulla stessa posizione anche il segretario generale dell’ONU Guterres, che aveva chiesto a Putin di fermare le truppe e dare una chance alla pace.

Il premier italiano Mario Draghi ha condannato il gesto del leader russo di riconoscere l’indipendenza delle autoproclamatesi repubbliche di Donetsk e Lugansk e ha congelato il suo viaggio a Mosca.

Com’è la situazione ora

Quello che si teme maggiormente è che le indiscrezioni la Russia possa prendere Kiev nelle prossime 48 ore corrispondano a verità.

Stando alle notizie provenienti dal consigliere del capo del ministero degli affari interni della Repubblica ucraina, Vitaly Kiselev, su Telegram, riportate da Ria Novosti, le truppe di separatisti dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk hanno preso il controllo delle città di Stanitsa, Luganskaya e Shchastya.

Mentre, l’agenzia Interfax batte la notizia che al momento non ci sono collegamenti stradali aperti tra la Crimea e l’Ucraina, i posti di blocco sono chiusi e si chiede alla popolazione di fare attenzione e di rifugiarsi nei bunker, con un bilancio già di 7 morti e 9 feriti, secondo quanto riportato dalla BBC.

Tutto questo mentre le borse crollano a picco e gas, petrolio ed oro salgono alle stelle.