Sicurezza Italia: il pericolo viene dall’Africa? Parla il ministro Guerini

Sicurezza Italia: il pericolo viene dall'Africa? Parla il ministro Guerini

La minaccia più grande per il nostro Paese proviene dalle coste dell’Africa. Potenziare il Fronte Sud è tra le priorità. L’Italia è pronta ad una missione di pace in Ucraina targata Onu.

Di ritorno dal vertice Nato di Madrid, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha tracciato un quadro della situazione, non solo tenendo conto della guerra che imperversa in Ucraina e l’effetto domino che potrebbe generare, ma soprattutto sulle nuove minacce che potrebbero sopraggiungere se si “trascura” di vigilare sulla sicurezza del Mediterraneo.

La principale fonte di instabilità e, di conseguenza, di nuovi futuri conflitti è rappresentata dall’Africa e dai venti di guerra civile che si respirano al proprio interno.

Un’instabilità che potrebbe sfociare in un’ondata migratoria senza precedenti e in un conflitto che sarebbe ancora più duro e lungo di quello ucraino.

Per questi e molti altri motivi, l’Italia, tramite il ministro Guerini, ha chiesto e ottenuto che la Nato non perda di vista le minacce che possono giungere in particolar modo dal Fronte Sud, con il mar Mediterraneo attenzionato speciale, anche per via delle navi russe che stazionano in quelle acque.

Lo aveva detto qualche giorno da l’ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Leonardo Tricarico: “Un giorno non lontano, dovremo misurarci con la Russia anche in Africa” (qui l’articolo completo).

Quindi, la Nato non può e non deve rinforzare solo il confine orientale (qui), ma guardarsi bene dai nemici, pronti ad attaccarla da qualsiasi lato.

Ma quali sono i reali problemi di sicurezza che corre l’Italia? Quanto è pericolosa la situazione in Africa e cosa ha detto il ministro Guerini a tal proposito?

Sicurezza Italia: il pericolo viene dall’Africa

La guerra in Ucraina si sta mano mano trasformando sempre più in una guerra di attrito: una situazione di stallo che potrebbe protrarre il conflitto per chissà quanto tempo.

E’ assolutamente importante continuare a supportare gli ucraini, al di porli nelle condizioni di poter resistere: questa è l’unica maniera perché Mosca si convinca che non potrà vincere sul terreno e accetti la via negoziale come unica possibile soluzione”.

Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in un’intervista rilasciata a Repubblica, indicando il Mediterraneo come uno snodo cruciale per i commerci, ma anche per nuovi possibili teatri di guerra.

Il pericolo per la sicurezza dell’Italia potrebbe proprio giungere dall’Africa. Il continente vive un’instabilità profonda, vedi gli scontri in Libia, unita alla difficoltà di alcune regioni del Nord Africa, soprattutto il Sahel.

Le maggiori problematiche vengono da:

  • Condizione della Libia;
  • Fragilità di Stati dell’area sub-sahariana;
  • Gruppi terroristici;
  • Postura aggressiva e anche militare di alcuni attori internazionali;
  • Venti di guerra nel Corno d’Africa;
  • Pirateria.

Tutto questo, insieme alla crisi alimentare dovuta alla guerra, potrebbe dare vita a fenomeni migratoriben più consistenti di come li abbiamo fino ad ora conosciuti”.

Diventa obbligatorio un intervento: strumenti militari, diplomatici e sostegno allo sviluppo. “Poiché senza sviluppo non potrà mai esserci vera sicurezza”.

Sicurezza in Italia: come proteggere il fronte Sud

Nello Strategic Concept 2022, è stato incluso l’argomento che riguarda l’attenzione al Fronte Sud nella nuova visione strategica della Nato, che si tradurrà in:

  • Intervento e monitoraggio a 360°;
  • Attenzione al Mediterraneo, la rotta dei commerci tra Oceano Atlantico e Indo-Pacifico, con lo Stretto di Messina che gioca un ruolo chiave, dove transita circa il 20% del traffico commerciale marittimo mondiale e sui cui fondali giacciono le "dorsali di comunicazione" subacquee che connettono tra loro Europa, Asia e Africa.

Sicurezza Italia: quali sono le missioni nel Mediterraneo

Al momento, ha sottolineato il ministro Guerini a Repubblica, le missioni di vigilanza nel Mediterraneo sono:

  • Operazione "Sea Guardian" e le Standing Naval Forces della Nato;
  • Operazione "Irini" dell’Ue;
  • Varie operazioni nazionali (per il nostro Paese, la "Mare Sicuro" e le attività di vigilanza pesca);
  • Attività addestrative su base bi-multilaterale ci assicurano la giusta valutazione della situazione, quella che viene chiamata "Situational Awareness.

La presenza delle navi russe nelle “nostre acque” è “significativa e talvolta dall’atteggiamento aggressivo”, però dice il ministro “non ci preoccupa, proprio perché è costantemente monitorata e ogni sua mossa giustamente valutata”.

Sicurezza Italia: le missioni in Africa

Archiviata la missione nel Sahel, l’Italia non ha abbandonato l’impegno nella regione di Takuba. Ci sono altre missioni in cui il nostro contingente è occupato, come:

  • Operazione "Barkahne", che si sta proprio in queste settimane riorganizzando nel Sahel;
  • Missione europea Eutm Mali;
  • G5 Sahel e le varie iniziative svolte su base bilaterale;
  • Missione italiana Misin in Niger.

Quindi, la fine di Takuba non significa l’abbandono del Sahel, ma segna un momento di ripensamento della nostra presenza, al fine di poter offrire un sostegno più efficace”.

Sicurezza Italia: Documento Programmatico Pluriennale 2022-2024

Il ministro Guerini ha sottolineato che l’Italia sta già facendo molto per ammodernare e rafforzare il nostro strumento militare.

“A giorni, presenterò al Parlamento il Documento Programmatico Pluriennale 2022-2024, in cui sono contenuti i programmi d’investimento delle forze armate, quelli di nuovo avvio e quelli già operanti”

ha precisato il ministro della Difesa. Interventi che mirano a rispondere appieno alle missioni in cui siamo già impegnati, contribuendo alla difesa degli spazi euro-atlantici ed euro-mediterranei, dando un fondamentale contributo alla pace e alla sicurezza internazionale.

Un’unione sinergica tra intervento Nato e piano per la Difesa Europea che non si ostacolano ma si compensano. “La piena complementarità tra Nato e Ue è cosa ormai condivisa e metabolizzata; la nascente Difesa europea non potrà che rafforzare il pilastro continentale della Nato. Un’Unione Europea più forte anche sotto il profilo militare rende più forte anche la Nato ”.

L’Italia pronta a missione Onu in Ucraina

Il ministro ha fatto sapere che se si dovesse arrivare ad un accordo in Ucraina, “le nostre forze armate sono pronte ad assolvere i loro compiti, nel pieno dettato costituzionale” e ad intervenire “sotto l’egida dell’Onu, previo consenso del Parlamento.