Rosatellum: come funziona la legge elettorale utilizzata alle elezioni politiche 2022

Rosatellum: come funziona la legge elettorale utilizzata alle elezioni politiche 2022

Tutto quello che c’è da sapere sulla legge elettorale e come funziona il mix di maggioritario e proporzionale.

Il 25 settembre si voterà per eleggere i rappresentanti di Camera e Senato. La legge elettorale che regolamenterà le elezioni politiche 2022 è il Rosatellum: un mix di maggioritario e proporzionale.

Gli italiani si recheranno alle urne con tessera elettorale e documento di riconoscimento e potranno esprimere la propria preferenza sulle schede rosa e gialla di Camera e Senato.

Non ci resta da capire come funziona la legge elettorale anche alla luce dell’approvazione del referendum sul taglio dei parlamentari che rivoluzionerà l’assetto del Parlamento.

Rosatellum: da chi prende il nome la legge elettorale

Il Rosatellum, ufficialmente legge 3 novembre 2017, n. 165, meglio nota come la legge elettorale delle grandi alleanze che premia le coalizioni, prende il nome dal suo relatore, il deputato Ettore Rosato (ex Partito Democratico e ora in quota Italia Viva).

Il Rosatellum è stato approvato in via definitiva in Senato il 26 ottobre 2017 ed ha sostituito la precedente legge Calderoli, soprannominata Porcellum.

Il 4 marzo 2018 si è votato per la prima volta con il Rosatellum, ed è uscita dalle urne una maggioranza frammentata. Ci sono voluti ben 80 giorni di incontri e dialoghi tra le parti per dare vita al governo giallo-verde (Movimento 5stelle e Lega).

Il 25 settembre 2022 si voterà nuovamente con lo stesso sistema elettorale di 4 anni fa, con la speranza che questa volta esca dalle urne un esecutivo stabile.

Rosatellum: come funziona

Il Rosatellum è un mix di maggioritario e proporzionale, dove sono fondamentali i collegi uninominali. È proprio lì che i nomi fanno la differenza e si hanno più chance di diventare deputati e senatori.

Il 61% dei parlamentari viene eletto con il sistema proporzionale e il 37% con quello maggioritario attraverso dei collegi uninominali. Il restante 2% poi è riservato al voto delle circoscrizioni Estero.

Nella parte maggioritaria l’Italia viene suddivisa in diversi collegi uninominali sia per la Camera sia per il Senato: il candidato in corsa che risulterà essere il più votato, verrà automaticamente eletto in Parlamento. I collegi uninominali assegnano 147 deputati e 74 senatori (in precedenza 232 deputati e 116 senatori).

Nella parte proporzionale, ogni listino può essere formato da un minimo di due fino a un massimo di quattro nomi, dove vige la quota di genere con nessun sesso che può superare il 60% dei candidati presentati. Il proporzionale assegna 245 deputati e 122 senatori (in precedenza 386 deputati e 193 senatori. A questi si aggiungono 8 deputati e 4 senatori per gli eletti all’estero (in precedenza 12 deputati e 6 senatori).

Il Parlamento sarà così composto da 400 deputati e 200 senatori, per un taglio complessivo del 36,5% dei membri di Camera e Senato.

Il voto espresso dagli elettori è unico: va alla lista e si riporta al candidato uninominale collegato a quella lista. I partiti possono scegliere se presentarsi da soli, allora ad una lista corrisponderà un candidato, o coalizzati, e quindi a più liste corrisponderà un candidato.
Con il Rosatellum non è possibile effettuare il voto disgiunto.

Rosatellum: i candidati

Per quanto riguarda i candidati, questi possono:

  • Presentarsi o per la Camera dei deputati o per il Senato della Repubblica;
  • Presentarsi in un solo collegio uninominale e fino a 5 collegi per il proporzionale.

Se il candidato viene eletto in entrambi i sistemi scatta il maggioritario. Se invece vince più di un collegio proporzionale, allora risulterà eletto dove quella lista è andata peggio.

Rosatellum: lo sbarramento

Per avere qualche possibilità di avere i propri candidati in Parlamento, una lista deve superare lo sbarramento del 3%. Se non lo supera è fuori.

Per le coalizioni lo sbarramento è al 10%, con almeno una lista che abbia superato il 3%. Per questo i partiti tendono a coalizzarsi, per avere maggiori possibilità di farcela, in particolar modo quelli piccoli che vengono trainati dai big.

Rosatellum: chi vince

Il timore che possa ripresentarsi lo stesso scenario di instabilità del 2018 c’è, proprio perché per come è conformato il Rosatellum non garantisce una chiara governabilità, a meno che di grossi exploit.

Gli analisti dono concordi nell’affermare che per ottenere la maggioranza, e quindi governare tranquillamente, un partito o una coalizione deve ottenere come minimo il 40% al proporzionale e vincere con almeno il 60% nei collegi uninominali.

L’obiettivo potrebbe essere centrato dal momento che, a differenza dell’ultima volta quando c’era una maggiore frammentazione, oggi siamo dinnanzi ad un sostanziale bipolarismo.