Quando può intervenire la Nato?

Quando può intervenire la Nato?

L’Alleanza Atlantica, nata nel 1949 al solo scopo difensivo, può intervenire in un conflitto quando uno dei suoi Stati membri è minacciato. Però per l’Ucraina potrebbe fare un’eccezione.

In questi giorni di prosieguo del conflitto russo-ucraino, giunto oramai al diciannovesimo giorno di scontro, oltre agli attori in campo, Russia ed Ucraina, c’è un altro terzo ed ingombrante comprimario: la NATO.

In molti si sono chiesti cosa sia, quando è nata, chi ne fa parte. Abbiamo sviscerato l’argomento in un approfondimento sulla NATO (qui), sulla posizione dell’Italia e sulla presenza delle basi NATO sul nostro Paese (qui), che obbligano l’Italia a scendere in campo al fianco delle truppe dell’Allenza Atlantica, proprio in virtù della sottoscrizione del Patto nel lontano 1949.

Un altro interrogativo insistente è: quando interviene la NATO? In molti, forse in primis il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ,si sono chiesti perché l’Alleanza non interviene e perché gli Stati europei non acconsentono alla no-fly zone sui cieli ucraini.

Non abbiamo né piani né intenzioni di dispiegare le truppe in Ucraina” è stata la secca risposta del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg. E in questa frase sono sintetizzate tutte le mosse che i Paesi dell’Alleanza metteranno in atto, vale a dire: nessuna.

Inoltre, il Direttore di NATO Defense College Foundation, Alessandro Politi, è certo che “Se il conflitto non viene soffocato presto, le dinamiche della guerra prevarranno su quelle della diplomazia”.

Quando può intervenire la NATO

La NATO, che ricordiamo essere un’alleanza militare al solo scopo di difesa, interviene quando

“le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti”

art. 5 del Trattato.

Il segretario della NATO Stoltenberg è a capo del Consiglio Atlantico che si compone dei rappresentati permanenti, dei ministri e capi di Stato e di governo dei Paesi membri e prende decisioni in merito ad un intervento dell’Alleanza.

Il braccio operativo è formato dai capi di Stato maggiore della Difesa dei Paesi membri ed è composto da due comandi:

  • Allied Command Operations, con sede a Mons, in Belgio, pianifica le operazioni;
  • Allied Command Transformation, con sede a Norfolk, Virginia, sviluppa le strategie e l’aggiornamento.

In più, vi sono anche altri due dipartimenti dedicati al cyberspazio e alle comunicazioni.

Perché la NATO non interviene in Ucraina

La NATO non interviene in Ucraina per il semplice fatto che la Nazione guidata dal Presidente Zelensky non fa parte del Patto Atlantico.

Tuttavia, dopo i fatti che hanno portato all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, molti Paesi membri si sono appellati all’art. 4 del Trattato che recita:

“Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”.

A fare leva sull’art.4 sono proprio quegli Stati NATO che sentono minacciati i propri confini come:

  • Polonia;
  • Paesi Baltici (Estonia, Lettonia, Lituania);

non nuove alle minacce di Putin che, nei giorni scorsi, è tornato ad intimidire anche Svezia e Finlandia, dissuadendoli ad entrare nella NATO, pena pesanti ripercussioni.

In virtù della preoccupazione dei Paesi a confine con la Russia, l’intervento della NATO in Ucraina sarebbe giustificato, dando il proprio sostegno militare all’Ucraina non in quanto membro dell’Alleanza, ma perché spia di un pericolo ben più grande esteso agli Stati membri del Patto.

Pericolo che si fa sempre più certo, dal momento che Vladimir Putin, stando alla diplomazia internazionale, non ha alcuna intenzione di fermarsi all’Ucraina, avendo come prossimo obiettivo proprio i Paesi Baltici, indicati come il secondo punto della crisi.

Stoltenberg è sicuro:

“La Russia non ci attaccherà perché siamo la più forte alleanza della storia e siamo tutti allineati: ciò dovrebbe prevenire qualsiasi espansione della tragedia che stiamo vedendo in Ucraina”.

Quando è stata l’ultima volta che la NATO è intervenuta in un conflitto

Dalla sua nascita, la NATO è intervenuta solo rarissime volte nei conflitti internazionali per sedare le rivolte e a placare gli animi, in linea con quelli che sono i suoi princìpi a difesa e protezione dei Paesi che ne fanno parte.

La prima volta è stata tra il 1992 e il 1995, nel corso della guerra che interessò l’ex Jugoslavia, precisamente in Bosnia. Tuttavia, già nel 1990 e nel 1991 aveva preso parte alle operazioni militari denominate “Anchor Guard” e “Ace Guard”, legate alla Guerra del Golfo.

Dopo il coinvolgimento in Bosnia, è intervenuta nuovamente nel 1999, sempre nell’ex Jugoslavia, ma questa volta per bombardare la Serbia, all’interno dell’operazione “Allied Force”, che portò alla nascita della Kosovo Forze, Kfor.

L’ultima volta risale ad 11 anni fa, nel 2011 quando la NATO, dopo una risoluzione ONU, intervenne in Libia per abbattere il regime del colonnello Muammar Gheddafi.

Perché la Russia non fa parte della NATO

La Russia è membro permanente del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, ma non ha mai aderito al Patto Atlantico, anche se nel 1998 c’è andata piuttosto vicina con il NATO-Russia Permanent Joint Council, tant’è che nel 2011, NATO e Russia parteciparono alla prima esercitazione congiunta.

Tutto precipita quando la Russia decide di invadere la Crimea nel 2014, tracciando un solco netto tra sé e la NATO che, da quale momento in poi, ha deciso di “allargarsi” ad est.