La Russia minaccia ancora: "Scoppierà la Terza guerra mondiale se..."

La Russia minaccia ancora: "Scoppierà la Terza guerra mondiale se..."

Dmitry Medvedev tuona contro la Nato e stabilisce un punto di non ritorno se l’Alleanza Atlantica si spingerà troppo oltre.

Torna lo spettro di una terza guerra mondiale. Ad essere onesti, non se n’era mai andato. Almeno, non da quando è scoppiata la guerra in Ucraina per mano della Russia di Vladimir Putin, che punta a ripristinare l’egemonia russa sugli ex territori, dell’URSS, in modo da contrastare il progressivo avanzamento della Nato nell’Europa dell’est.

Il parere positivo per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea e il potenziale inserimento dello Stato governato da Volodymyr Zelensky nell’Alleanza Atlantica, rappresenta per il Cremlino un’eventualità che vuole scongiurare a tutti i costi.

A rappresentare un problema potrebbe essere proprio la Crimea, la penisola contesa tra Russia e Ucraina e invasa da Putin nel 2014 che, di fatto, è diventata un prolungamento della Russia, sebbene il referendum fantoccio che ne decretava l’annessione non sia stato riconosciuto né dall’Ucraina, né dalla Ue e neppure dall’Onu.

Proprio per questo mancato riconoscimento e per una sua possibile entrata nella sfera di influenza Nato, la Crimea diventa l’oggetto del contendere per i russi.

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev lo ha detto senza troppi giri di parole. Se c’è una possibilità che la terza guerra mondiale, la guerra della distruzione, scoppi è se la Nato invaderà la Crimea.

Parole che destano preoccupazione, se si soppesano anche alla luce di quanto dichiarato qualche giorno fa dal deputato russo Andrey Gurulyov e del piano per fiaccare l’Europa (qui).

Ma per capire bene come stanno le cose, analizziamo le parole del braccio destro di Putin e capiamo perché la penisola di Crimea è strategica per i russi.

“Scoppierà la terza guerra mondiale se…”

La terza guerra mondiale scoppierà se la Nato invaderà la Crimea, proprio perché “la possibile adesione dell’Ucraina alla Nato rappresenta un pericolo maggiore per la Russia rispetto all’adesione di Svezia e Finlandia”.

A dirlo è il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev che, solo poco tempo fa, aveva espresso tutto il suo astio, per non dire odio, nei confronti dell’Occidente.

In un’intervista ad Argumenty i Fakty riportata dalla Tass, l’ex capo del Cremlino e uomo di fiducia di Putin ha aggiunto che la “ Crimea fa parte della Russia, e questo è per sempre ”.

Pertanto, qualsiasi tentativo di invadere la Crimea

“equivarrebbe a una dichiarazione di guerra contro il nostro Paese. Se uno Stato membro della Nato fa una tale mossa, porterà a un conflitto contro l’intera Alleanza del Nord Atlantico, la terza guerra mondiale, un disastro totale”.

Medvedev ha fatto sapere anche, con tono sprezzante, che la Russia non è indebolita dalle sanzioni europee e che “se gli oppositori della Russia si aspettano che o si inchinerà a loro o la sua economia crollerà, ma ciò non accadrà”, escludendo che i blocchi e i divieti a lungo termine non porteranno la Russia alla rovina.

Poi, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza è tornato a parlare dell’Occidente, dicendo che “sottostima la Russia, come al solito, o, più precisamente, prova un pio desiderio”.

Perché la Crimea è così importante per la Russia

La penisola di Crimea è da sempre un punto di attrito tra Ucraina e Russia. Tant’è che nel 2014, la Russia invade la Crimea, rivendicandone l’appartenenza e annettendola dopo un referendum popolare avvenuto il 16 marzo 2014, in cui il 95,4% degli aventi diritto ha votato per l’annessione alla Russia.

Referendum non riconosciuto dalla maggior parte dei Paesi occidentali e inficiato da brogli elettorali.

La Crimea è importante per Mosca non solo per ragioni di appartenenza storiche, è stata russa per due secoli e mezzo fino al 1954, quando Krusciov la donò all’Ucraina, ma perché rappresenta un bacino economico e militare.

Sul territorio c’è la base navale di Sebastopoli, in "affitto" a Mosca fino al 2042, più una serie di caserme, poligoni e porti usati dalla Russia.

Da Sebastopoli partono le navi per il Baltico, per il mare del Nord, ma anche quelle che passano per il Bosforo e raggiungono Tartus in Siria, unica base navale posseduta dalla Russia fuori dal suo territorio.

La Crimea ha maggioranza russofona e Sebastopoli non riconosce il governo di Kiev.

Le mosse degli Stati Uniti

Intanto che Medvedev fa proclami di morte, il presidente americano Joe Biden potrebbe annunciare il rafforzamento della presenza militare Usa in Polonia, importante crocevia, collocata strategicamente a metà strada tra Europa dell’Ovest e dell’Est.

Al potenziamento delle truppe in Polonia, si aggiungerebbero anche una serie di modifiche al dispiegamento di truppe nei Paesi Baltici (per approfondire sul blocco lituano a Kaliningrad clicca qui), il tutto nel quadro del vertice Nato in programma a Madrid per giovedì 30 giugno, come riporta Nbc News, citando fonti informate sui fatti.

Nel frattempo, l’Ucraina ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere sul da farsi dopo il raid russo sul centro commerciale di Kremenchuk che, stando alle fonti di Kiev, ha provocato 16 morti. Zelensky lo ha apostrofato come uno “spudorato atto terroristico”.

Nel centro commerciale, come riportano dal governo ucraino, c’erano mille persone.
Pronto il cordoglio di Biden: “Come dimostrato al G7, gli Stati Uniti insieme ad alleati e partner continueranno a ritenere la Russia responsabile per queste atrocità e a sostenere la difesa ucraina”.