Forze armate, rafforzato il controllo nel Mediterraneo: cosa sta succedendo

Forze armate, rafforzato il controllo nel Mediterraneo: cosa sta succedendo

L’Ammiraglio Cavo Dragone ha disposto il potenziamento di navi e robot per difendere i gasdotti nel canale di Sicilia.

Il danneggiamento del Nord Stream ha già fatto registrare conseguenze importanti per quanto riguarda l’aumento del costo di luce e gas.

I vertici italiani che hanno subito messo in atto un piano per potenziare la protezione delle arterie strategiche energetiche che attraversano il Mediterraneo e garantiscono le risorse energetiche dell’Italia.

È quanto concertato e attuato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che si è detto poco sorpreso circa l’allarme scatenato dalla bolla di gas proveniente dal mar Baltico e che sta facendo tremare a livello globale.

A Repubblica, l’Ammiraglio ha dichiarato che: “Ci siamo resi conto da anni di questa minaccia, già quando ero al vertice della Marina ne ho parlato nelle audizioni in Parlamento. Ci siamo preparati ad affrontarla”.

Quali sono le contromisure che ha preso l’Italia per evitare che quanto successo al Nord Stream si verifichi anche nel nostro mare? E perché è stato rafforzato il controllo nel Mediterraneo?

Il piano dell’Italia

Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, insieme al ministro Guerini, ha deciso di aumentare subito le misure per la tutela delle reti strategiche per l’interesse nazionale. Ci si è concentrati subito sui tre gasdotti che passano dal canale di Sicilia.

Due navi, dotate di piccoli sottomarini teleguidati, sono incaricate del monitoraggio dei punti chiave delle condotte. A bordo, ha fatto sapere l’Ammiraglio, vi sono le squadre del Gruppo Operativo Subacquei.

La Strategia

Il Gruppo Operativo Subacquei è composti dai palombari del Comsubin, uno dei reparti d’eccellenza delle nostre Forze armate, composto da personale addestrato nel disinnescare ordigni sepolti nei fondali.

Le verifiche verranno fatte a campione lungo le infrastrutture che trasferiscono l’energia dal Maghreb verso l’Italia, al fine di accertarsi che non vi siano cariche esplosive. La più importante infrastruttura è il Transmed, che parte dall’Algeria e ha un ruolo fondamentale per renderci indipendenti dal gas russo: 380 chilometri di tubature si trovano sott’acqua.

La missione è stata affidata al cacciamine Numana, che dispone di due robot telecomandati in grado di scendere a seicento metri. Ad affiancarlo sarà l’Anteo, una nave specializzata nei soccorsi ai sommergibili con strumentazioni hitech. Vi è anche un piccolo sottomarino in grado di trasferire sei palombari a trecento metri.

I mezzi impiegati

Le perlustrazioni nei fondali vengono condotte in prima battuta dai sonar, che scandagliano l’oscurità e individuano massa anomala. In seguito, è la volta dei robot o dei mini-sottomarini che identificano la natura dell’oggetto e procedono a neutralizzarlo.

Il team di palombari, denominato “Nucleo Iperbarico” è addestrato per agire a oltre duecento metri di profondità. Sono muniti di scafandro dotato di sonar, telecamera, fari e quattro propulsori per spostarsi nell’abisso.

Sorveglianza

I sistemi di controllo e sorveglianza non sono stati intensificati solo sui gasdotti nel canale di Sicilia, ma anche in superficie. La Marina, insieme ai P72 dell’Aeronautica, controlla i movimenti della flotta russa.

Ognuno dei loro pattugliamenti nello Ionio e nell’Adriatico è stato contrastato dalle nostre forze armate, con un impegno che prosegue senza sosta: non li molliamo un attimo” ha aggiunto Cavo Dragone.

Pericolo russo nel Mediterraneo

I sommergibili russi sono attenzionati in maniera particolare dalle nostre Forze armate. Si tratta di battelli moderni che fanno la spola in immersione dalla base costruita nel porto siriano di Tartous e sono lo strumento principe per le azioni nei fondali. Ai Kilo si è aggiunto anche un sottomarino nucleare.

Un pericolo che ha spinto i vertici della Difesa a trasformare l’Operazione “Mare Sicuro” in “Mediterraneo Sicuro”, allargandola verso est, con l’obiettivo di prevenire nuove minacce ed estendere la vigilanza.

Con la minaccia subacquea che diventerà sempre maggiore, “è prioritaria la protezione delle reti dell’energia e delle comunicazioni” ha proseguito l’Ammiraglio.

A questo proposito, il Concetto Strategico della Difesa presentato qualche giorno fa segna le linee guida per il futuro e le nuove sfide che attendono l’Italia e le Forze armate.