Esercito, spese militari in aumento ed escluse dal calcolo del deficit: cosa succede?

Esercito, spese militari in aumento ed escluse dal calcolo del deficit: cosa succede?

Il ministro Crosetto ha chiesto che le spese militari vengano escluse dal computo del deficit nell’ambito del Patto di stabilità.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto dice sì al raggiungimento dell’obiettivo del 2% del Pil destinato alle spese militari e propone l’esclusione delle spese per gli investimenti della Difesa dal computo deficit nell’ambito del Patto di stabilità.

Delle dichiarazioni che fanno il paio con quanto stabilito dall’Unione europea in merito proprio all’innalzamento delle spese per la Difesa con +70 miliardi in armi e i finanziamenti per l’industria bellica italiana.

In un’intervista rilasciata a Il Foglio, il ministro Crosetto ha precisato che “la strategia del governo non può che essere quella di perseguire l’obiettivo del 2 per cento in rapporto al pil, come del resto hanno ritenuto di dover fare un po’ tutti gli esecutivi che ci hanno preceduto”.

Un traguardo che dovrà essere raggiunto con gradualità, in modo tale che “l’aumento di spesa nel settore sia compatibile con le necessità di equilibrio della finanza pubblica ”.

Spese militari: obiettivo 2% del Pil

Il ministro della Difesa ha annunciato al Foglio la proposta fatta al Consiglio europeo. L’iniziativa consiste nell’escludere le spese per gli investimenti della Difesa dal computo del deficit nell’ambito del Patto di stabilità.

Dal momento che l’obiettivo del 2% del Pil è fortemente voluto dall’Ue, dagli alleati in sede Nato e concordato dai vari Stati membri, Crosetto è certo che sia nell’interesse di tutti adottare questa misura perché “un’Europa che reclama maggiore autonomia strategica, che rivendica di avere voce in capitolo nelle decisioni fondamentali rispetto alla politica di sicurezza, non può poi esimersi dalle sue responsabilità, anche economiche, nel settore della Difesa. Se siamo seri, facciamo valere i nostri interessi”.

Nella legge di Bilancio fatta dal governo Draghi, si è arrivati ad investire 25,9 miliardi di euro di spesa per la Difesa nel 2022, con una previsione decrescente nel 2023 (25,5 miliardi di euro) e nel 2024 (24,9 miliardi di euro).

Il denaro serve per rendere più efficienti e performanti le nostre Forze armate che dovranno essere in grado di affrontare le sfide del futuro, tramite l’acquisto di nuovi armamenti.

C’è da dire che il restyling delle nostre Forze armate è già iniziato. Basti pensare all’acquisto di 671 blindati, nuovi mezzi per l’Aeronautica e aprendo a più assunzioni, come anticipato proprio dal ministro Crosetto.

Puntando a rafforzare il dominio aereo e quello terrestre, oltre a dotare i droni di armi.

Aiuti all’Ucraina

Il ministro ha precisato che nel mese di dicembre scadrà la legge quadro che ha consentito all’Italia di dare aiuti all’Ucraina con forniture sia civili che militari.

La Difesa, ha fatto sapere Crosetto, rinnoverà il provvedimento per tutto il 2023, sperando nell’appoggio di chi ha votato il decreto varato in precedenza dal governo Draghi.

Crosetto chiude le porte alla Cina

Il memorandum d’intesa sulla Via della Seta tra Italia e Cina, simbolo del governo giallo-verde del Conte I, non verrà rinnovato.

Lo ha detto senza mezzi termini il ministro Crosetto, ribadendo però che “non credo si possa prescindere da una collaborazione economica con un colosso come quello cinese. Ed è positivo che si sia sottolineata, da parte italiana, l’intenzione di voler aumentare il nostro export verso Pechino, evitando che le relazioni commerciali siano troppo a senso unico”.

A Formiche.net l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, oggi presidente della commissione Politiche dell’Unione europea al Senato, era stato chiaro: “Non voglio neanche prendere in considerazione che al momento della scadenza non ci sia una revisione approfondita e una stretta consultazione con i partner europei ed atlantici, al fine di riequilibrare i pesi con Pechino ”.

Pensiero condiviso anche dalla premier Meloni che ha definito l’intesa con la Cina “ un grosso errore ”. Adolfo Urso, un altro esponente di punta di Fratelli d’Italia, titolare del dicastero delle Imprese, aveva messo in guardia dai tentativi di Pechino di “ sottomettere le nostre democrazie ”.

È quanto mai fondamentale scindere il piano economico/commerciale da quello politico, soprattutto alla luce dello scontro tra democrazie e autocrazie.