Perché l’Italia invia armi in Ucraina?

Perché l'Italia invia armi in Ucraina?

Il Governo italiano invia armi a Kiev nonostante l’articolo 11 della Costituzione preveda che il Paese ripudi la guerra. Ecco perché l’Italia può inviare armi a Kiev.

L’invio delle armi in Ucraina non è contro la Costituzione. È questo semplicemente il motivo per il quale l’Italia può inviare armi a Kiev.

In questi giorni si è molto discusso dell’approvazione del Decreto Ucraina. Il documento, infatti, non prevede solo l’aumento della spesa militare, che sale al 2% del Pil, ma prevede una serie di interventi umanitari e la decisione del Governo italiano di fornire armi ai militari ucraini. Una scelta questa che non piace al 55% degli italiani come evidenziato dai sondaggi, senza contare che l’Esercito italiano è meno efficiente di quanto ci si aspetti.

Non solo si teme che l’invio delle armi in Ucraina possa essere interpretata come una dichiarazione di guerra alla Russia, ma si è spesso chiamata in causa la Costituzione italiana. L’articolo 11 infatti prevede il ripudio della guerra come soluzione delle controversie e non come difesa. È naturale quindi domandarsi perché l’Italia invii armi in Ucraina, e se questa è a tutti gli effetti una mossa incostituzionale oppure no. Ecco tutto quello che occorre sapere a riguardo.

Perché l’Italia invia armi in Ucraina: cosa prevede l’articolo 11?

La risposta concisa al quesito sul “perché l’Italia invia armi in Ucraina” potrebbe sembrare banale: perché lo può fare. In realtà la risposta racchiude in sé le ragioni della Costituzione italiana e dello Statuto dell’Onu. Infatti, inviare armi in Ucraina non è una scelta incostituzionale, anzi. Per poter comprendere tutti i motivi per i quali l’Italia può fornire armi ai militari ucraini bisogna partire dal già citato articolo 11 e capire cosa prevede.

L’articolo 11 della Costituzione prevede che l’Italia ripudi la guerra, rimanendo però in linea con i trattati internazionali sottoscritti dal Paese. Quindi di fatto l’invio delle armi non vìola la Costituzione e non consiste in un atto di guerra nei confronti della Russia.

Come riportato in un articolo del Sole 24ore, il significato dell’articolo 11 è stato chiarito dal presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli, che elimina qualsiasi possibilità di invocare l’articolo 11 per fermare l’invio delle armi in Ucraina. Infatti, stando a quanto spiegato da Mirabelli, l’articolo ha il carattere di “un’enunciazione generale” e va quindi letto come il ripudio della guerra di aggressione o intesa come uno strumento di soluzione delle controversie internazionali. Ma “per la Carta la guerra esiste”, ricorda il presidente, essa infatti può essere deliberata dal Parlamento e proclamata dal presidente della Repubblica - anche se quest’ultimo aspetto non riguarda da vicino il Paese, in quanto non è l’Italia a essere in guerra.

Perché l’Italia invia armi in Ucraina: cosa prevede il diritto internazionale?

Se l’invio delle armi non è una scelta incostituzionale, bisogna spostare l’attenzione sulle norme sovranazionali, che impongono all’Italia di adeguarsi alle scelte fatte dagli Stati con i quali sono stati sottoscritti contratti internazionali: è il caso dell’Onu e della Nato, che ha inviato i soldati a stelle e strisce in Europa

Infatti, per poter capire il perché l’Italia invia armi all’Ucraina occorre guardare al diritto naturale di ogni popolo a difendersi - principio affermato dallo Statuto delle Nazioni unite. Come spiegato da Mirabelli:

In questo caso sia l’assemblea delle Nazioni unite sia la Corte dell’Aja hanno condannato la guerra di aggressione contro l’Ucraina, dunque prestare aiuto, senza entrare nel conflitto, è costituzionalmente legittimo.

Il sostegno può essere fornito con gli strumenti più vari, con l’assistenza sanitaria ai rifugiati, ma anche aiutando chi combatte, quindi fornendo strumenti bellici di difesa per respingere l’aggressore. “Sempre nel rispetto del criterio di proporzionalità”. Mirabelli addirittura auspica a un ruolo più attivo dell’Onu, momentaneamente bloccato dal veto della Russia, per attivare missioni di peacekeeping.

La Costituzione italiana cede quindi il passo al diritto internazionale. Infatti, se la Costituzione si rivolge unicamente agli italiani, la guerra in Ucraina è una guerra che coinvolge il Paese in quanto partner di Stati con i quali si sono firmati dei Trattati internazionali. Stando all’articolo 10 della Costituzione, l’ordinamento giuridico italiano si deve conformare alle norme del diritto internazionale.

Ecco quindi spiegato il perché l’Italia invia armi all’Ucraina, tuttavia lo sforzo maggiore, proprio nel rispetto dell’articolo 11, deve essere compiuto al tavolo dei negoziati, perché la Carta “non nega la possibilità della guerra di difesa” - come spiegato da Mirabelli - ma indica la via maestra della diplomazia come soluzione dei conflitti internazionali.