L’Esercito italiano è meno efficiente di quanto può sembrare: ecco perché

L'Esercito italiano è meno efficiente di quanto può sembrare: ecco perché

I militari italiani sono in uno stato di pre-allerta a causa del conflitto in Ucraina, eppure l’esercito è meno efficiente di quanto sembri. Ecco perché e quello che c’è da sapere.

L’esercito italiano è meno efficiente di quanto risulti su carta. Dopo la circolare dello Stato maggiore dell’Esercito (Sme) del 9 marzo, che ha predisposto lo stato di preallerta per le Forze armate, è tempo di ragionare sullo stato di carenza di risorse che inficia sulla reale “prontezza” dell’esercito in una possibile estensione del conflitto russo-ucraino.

Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la decisione dello Sme di allertare le Forze armate a causa dell’intensificarsi del conflitto in Ucraina. Il messaggio contenuto nella circolare è coinciso e chiaro: la guerra è alle porte dell’Europa e l’esercito deve essere pronto in ogni caso. Peccato che se si guarda ai numeri reali delle risorse di cui dispone l’Esercito la situazione cambia drasticamente. Non è un caso, quindi, che il Parlamento abbia accolto gli appelli dei generali: con il decreto Ucraina del 1° marzo; infatti, è stato approvato l’ordine del giorno che impegna il Governo ad aumentare la spesa militare verso il traguardo del 2% del Pil, passando dai 25 miliardi attuali a 38miliardi di euro, l’obiettivo minimo per garantire l’efficienza del sistema.

Davanti a una simile spesa è impossibile non domandarsi come sia possibile che l’esercito italiano risulti meno efficiente di quanto ci aspetti. Di seguito i numeri reali delle risorse di cui dispone l’Esercito.

Esercito italiano meno efficiente: riduzione drastica di velivoli

L’efficienza dell’Esercito italiano è fortemente inficiata dalla drastica carenza di velivoli e non solo. Per poter comprendere la reale situazione dell’Esercito italiano si potrebbe semplicemente rileggere le audizioni in commissione Difesa delle Camere dei capi di Stato maggiore degli ultimi anni. Solo due giorni fa, il 16 marzo, il generale Luca Goretti in commissione Difesa ha ribadito la richiesta di maggiori investimenti, in quanto “basterebbe un niente per trovarci in guerra” e l’intensificarsi della guerra in Ucraina ne è la prova.

In vent’anni si è infatti assistito a una drastica riduzione degli strumenti e velivoli da guerra. A oggi l’Esercito italiano dispone di:

  • 125 carri armati ma meno della metà sono operativi. Tra questi troviamo i cingolati “Dardo” della fanteria pesante dell’Esercito, i VCC-80 che, come indica la sigla, sarebbero dovuti entrare in servizio negli anni ’80, ma sono giunti nei reparti solo nel 2004: tecnologicamente vecchi già di vent’anni.
  • 500 aerei, un numero ridotto rispetto gli 842 di vent’anni fa. Di questi 500 solo 300 hanno funzioni di combattimento.
  • droni disarmati.

Proprio sui droni si è poi soffermato Goretti, strumenti a oggi preziosi per la resistenza ucraina, interrogandosi sull’opportunità di riavviare “il processo autorizzativo volto ad armarli”, in modo da dotarli finalmente di una componente di ingaggio al suolo.

Esercito italiano meno efficiente: solo 20% dei soldati è pronto per una guerra

L’esercito italiano risulta meno efficiente non solo per i numeri legati agli strumenti e velivoli in dotazione, ma per la carenza di risorse umane. L’efficacia delle Forze armate infatti si riduce drasticamente per la mancanza di uomini pronti alla guerra. Sembrano dunque trovare fondamento le dure parole dell’ex tennista Stakhovsky contro l’Esercito italiano.

La famosa circolare dello Stato maggiore dell’Esercito - del 9 marzo - ha cercato infatti di razionalizzarne l’addestramento e l’impiego delle Forze armare, limitando le domande di congedo anticipato e garantendo che gli “specialisti” siano sempre disponibili, così come le brigate e il personale “ready to move”. Eppure non tutti i soldati italiani sono pronti per una guerra.

A oggi l’Esercito italiano è composto da 95.511 militari, ma nel 2020:

  • solo il 20% ha preso parte a esercitazioni belliche.
  • Un altro 20% circa, pari a 19.389 militari, è stato impiegato in compiti per missioni all’estero (3.393) o per operazioni come “strade sicure” (7.803).

La prova che l’Italia non ha investito nel proprio Esercito è proprio l’operazione “strade sicure”. Avviata nel 2008 per contrastare la criminalità, l’operazione sarebbe dovuta durare solo 6 mesi; invece, si protrae ininterrottamente da 14 anni, limitando quindi le risorse umane e il tempo per l’addestramento in contesti bellici, a oggi necessario se si guarda con attenzione quello che sta accadendo in Ucraina.

Esercito italiano: la Marina è la forza più in difficoltà

Eppure, nell’Esercito italiano, la Forza armate più in difficoltà è la Marina militare, è quella sicuramente messa peggio.

In pratica La Marina dispone solo di 3 portaerei, delle quali solo 2 operative: la Garibaldi e la Cavour. La terza, la Trieste, è ancora lontana dal varo. Allo stesso modo la Marina dispone di così pochi uomini da garantirne a malapena il funzionamento. Non solo, bisogna guardare gli armamenti: la Cavour è operativa per i famosi F35, ma sia la Marina che l’Aeronautica ne dispongono in numero bassissimo per poter garantire la difesa.

A oggi quindi gli Armamenti dell’Esercito italiano non sono sufficienti per poter garantire la difesa del Paese. Purtroppo, il dramma che si sta consumando alle porte dell’Europa ricorda ogni giorno all’Esercito che la guerra è - geograficamente - vicina e che è necessario, in caso di un possibile ampliamento del conflitto russo-ucraino, che si faccia trovare preparato.