Aurora Marinaro - 6 novembre 2024
Guerra in Ucraina e in Palestina, cosa cambia con la vittoria di Trump?
Donald Trump è il 47° Presidente degli Stati Uniti d’America e si dichiara pronto a fare la sua parte per la fine dei conflitti. Come cambieranno le guerre in Ucraina e Palestina?
Dopo un intenso testa a testa con Kamala Harris, Donald Trump è di nuovo il Presidente degli Stati Uniti. Congratulazioni di rito sono arrivate dalla maggior parte degli esponenti politici mondiali, inclusi Zelensky e Netanyahu. Controcorrente Putin, che ha dichiarato di voler aspettare e giudicare l’operato del tycoon, e aveva in precedenza dimostrato sfiducia nel miglioramento del rapporto con gli USA, a prescindere dall’esito delle presidenziali.
La vittoria di Donald Trump può incidere notevolmente sul panorama geopolitico, visti i rapporti che gli Stati Uniti intrattengono con Paesi come l’Ucraina e l’Israele, ma non solo. Di fatto, nonostante l’abitudine del tycoon a essere molto schietto, non è chiaro quali decisioni metterà in atto riguardanti i citati conflitti. Nel discorso celebrativo di questa mattina non ha ovviamente avuto modo di approfondire l’argomento, limitandosi alla seguente dichiarazione in proposito alla guerra:
Siamo il partito del buonsenso, non vogliamo guerre, in 4 anni non abbiamo avuto guerre. Questa è un’enorme vittoria per la democrazia.
Nel frattempo, buona parte del mondo sta sulle spine, nel tentativo di pronosticare la linea di Trump e soprattutto delle possibili conseguenze a livello internazionale. Per una potenza come gli Stati Uniti le questioni delicate sono diverse, ma tra quelle di particolare rilevanza per l’Italia ci sono senza dubbio i conflitti armati in Ucraina e in Palestina. Conflitti che il nuovo Presidente statunitense vuole fermare a ogni costo:
Molte persone mi hanno detto che Dio mi salvato la vita per un motivo. E quel motivo è salvare il nostro paese e ripristinare la grandezza dell’America. E ora porteremo a termine quella missione insieme.
Donald Trump costringerà l’Ucraina ad arrendersi?
Il presidente ucraino Zelensky ha accolto in modo posato la vittoria di Trump, non senza farsi sfuggire l’occasione per ribadire la propria posizione, cercando un’unione di ideali.
Molti auguri a Donald Trump per la sua vittoria impressionante. Io apprezzo il suo impegno a favore della pace tramite la forza. È anche il nostro impegno per una pace giusta.
Le parole di Zelensky non lasciano trasparire il timore che con Trump gli Stati Uniti smetteranno di sostenere l’Ucraina, ma di fatto questa è la preoccupazione che scuote Kiev da mesi. È pur sempre vero che fu proprio l’amministrazione Trump a garantire l’invio di armi dopo l’attacco russo del 2014, ma d’altra parte il neoeletto Presidente USA rimane fermo nell’intenzione di far cessare la guerra in 24 ore. Anzi, secondo Donald Trump l’invasione russa non si sarebbe nemmeno verificata se al mandato ci fosse stato lui all’epoca dei fatti.
Il problema è che ad oggi una soluzione tanto rapida appare irrealistica, a meno che l’Ucraina sia costretta a venire a patti e cedere al Cremlino i territori già conquistati. J. D. Vance, ex consigliere e attuale vicepresidente del tycoon, ne aveva parlato al Financial Times, considerando plausibile la sospensione delle trattative con Kiev per l’ingresso nella NATO.
Secondo gli analisti, la proposta sarebbe dunque di creare regioni autonome lungo una zona demilitarizzata. L’interruzione del sostegno militare e la pressione sui Paesi NATO confinanti potrebbe effettivamente servire allo scopo, ma in cambio la Russia dovrebbe ottenere anche il ritiro delle truppe NATO e ONU, sostituite da forze europee. L’Europa potrebbe in effetti assumere un ruolo di rilievo in questa sorta di rivisitazione degli accordi di Minsk, ma è ancora tutto da decidere.
Per approfondire: Perché c’è la guerra in Medio Oriente?
Trump sostiene davvero Israele?
Meno complessa da decifrare (forse) la posizione di Trump sul conflitto in Medio Oriente, su cui a circa una settimana dal voto ha dichiarato:
Metterò fine al caos in Medio Oriente ed eviterò la Terza guerra mondiale.
In questo caso, il tycoon è stato chiaro anche sulle modalità: armare e sostenere Israele fino alla vittoria. “Darò a Israele il sostegno di cui ha bisogno per vincere, ma voglio che vinca velocemente” aveva risposto alla rivale Kamala Harris nel mese di agosto, interrogato sulla necessità di un cessate il fuoco. Opzione negata per non dare vantaggi ad Hamas.
Netanyahu pare comunque soddisfatto della vittoria di Trump, avendo in passato manifestato la convinzione per cui la presidenza di Trump (tramite il sostegno USA a Israele) avrebbe limitato maggiormente l’azione dell’Iran. Il portavoce dell’esecutivo iraniano, Fatemeh Mohajerani, ha tuttavia commentato con apparente disinteresse l’elezione di Trump:
Le politiche generali degli Stati Uniti e dell’Iran sono politiche immutabili. Le previsioni necessarie sono state pianificate in anticipo. Non ci saranno cambiamenti nel tenore di vita delle persone e non importa molto chi sarà presidente.
Di fatto, secondo alcuni analisti l’interesse di Trump per il conflitto in Medio-Oriente poco riguarda il riconoscimento di Gerusalemme capitale o i rapporti con l’Iran. Secondo l’Istituto per gli studi di politica internazionale il fulcro delle mire del tycoon sarebbe l’Arabia Saudita. Evitare l’espansione del conflitto sarebbe fondamentale per preservare gli interessi economici statunitensi, tra vendita di armi e acquisto di petrolio, se necessario anche con la fine della guerra nella Striscia di Gaza e nel Libano meridionale.
Leggi anche: Quanto è forte l’Iran? Dall’esercito alle armi nucleari
Argomenti correlati: Armi Guerra Stati Uniti d’America Russia Ucraina