Quanto è forte l’Iran? Dall’esercito alle armi nucleari

Quanto è forte l'Iran? Dall'esercito alle armi nucleari

Quanto è forte l’Iran: la potenza a confronto con l’Israele, cosa sappiamo dell’esercito e delle armi nucleari.

Le tensioni tra Iran e Israele continuano ad aumentare e il rischio che il conflitto si estenda prima alla regione e poi al resto del mondo fa sempre più paura. La potenza militare degli Stati coinvolti gioca un ruolo importante in queste dinamiche, non tanto per pronosticare perdite e vittorie ma più che altro per anticipare le modalità di attacco.

Come confermato anche da Emmanuele Panero, analista responsabile del Desk Difesa & Sicurezza del Centro studi internazionali, Israele compensa ampiamente la minorità numerica con il vantaggio aereo. Nonostante ciò, per sostenere l’avversario dovrebbe continuare a fare affidamento sul sostegno degli Stati Uniti, essendo l’Iran piuttosto forte.

Quanto è forte l’esercito iraniano?

Quando si parla dell’esercito iraniano il paragone con Israele è inevitabile. Tutto il mondo ha gli occhi puntati sul conflitto tra i due, ma non è certo facile dare un risultato netto nel confronto della loro potenza militare. Teheran e Tel Aviv hanno punti di forza diversi e ognuno sembra primeggiare laddove l’altro è carente.

Numericamente, l’Iran surclassa Israele senza problemi. L’esercito iraniano è considerato la nona potenza militare più forte del mondo (mentre la potenza complessiva del Paese è ben al di sotto di questa posizione), composto da circa 350.000 unità, di cui almeno 190.000 professionisti, oltre alla disponibilità di 350.000 riservisti. Quasi un milione di militari, anche se secondo gli analisti in caso di guerra l’Iran potrebbe richiamarne altri 9 milioni.

Si deve inoltre contare la presenza dei Guardiani della Rivoluzione, circa 200.000, e delle formazioni paramilitari. L’Iran non primeggia soltanto nella forza lavoro, ma anche per quanto riguarda l’arsenale balistico e i droni. Secondo gli Stati Uniti dovrebbe avere circa 3.000 missili balistici, per un totale complessivo di 15.000 missili, tra cui missili da crociera, missili antinave e vettori balistici a lungo raggio. Difficile stimare il numero dei droni, pur essendo noto che Teheran ne produce ed esporta un’enorme quantità.

Nel complesso, si tratta in ogni caso di un campo in cui l’Iran è piuttosto in vantaggio, disponendo di mezzi avanzati come gli Shahab-1 con gittata di 300 km, i vettori da crociera Sumar (con una gittata fino a 2.500 km) e il Qiam-1 a guida di precisione con una gittata di 800 km.

Per quanto riguarda la forza terrestre, invece, il vantaggio numerico iraniano (1.996 carri armati contro i 1.370 di Israele) è compensato dall’arretratezza delle tecnologie. Tel Aviv dispone infatti di mezzi eccellenti, tra cui i Merkava. Entrambi gli Stati scarseggiano dal punto di vista navale (la flotta iraniana è composta da 101 unità, quella israeliana da 67), ma l’Iran ha dato prova di saper sfruttare al meglio anche le piccole imbarcazioni. Teheran dispone inoltre di 19 sottomarini - Tel Aviv soltanto di 5 - e può comunque contare sul supporto del cosiddetto Asse della Resistenza.

L’Iran può infatti contare su molti uomini che non fanno parte ufficialmente delle proprie Forze Armate, ma per i quali provvede ad addestramento e fornitura, ovvero:

  • Hezbollah in Libano;
  • Houthi in Yemen;
  • milizie sciite in Siria e Iraq;
  • Hamas e la Jihad islamica palestinese a Gaza.

Questo è il vero elemento che potrebbe spostare significativamente l’ago della bilancia in favore di Teheran, che resta invece carente dal punto di vista aeronautico. Non soltanto l’Iran possiede 551 velivoli militari e Israele 612, ma questi ultimi sono anche decisamente più moderni e tecnologici. Non a caso, nonostante le differenze numeriche propendano in favore dell’Iran, quest’ultimo spende circa 9,95 miliardi di dollari per la difesa (anche a causa delle sanzioni statunitensi), contro i 24 miliardi di dollari di Israele.

Per approfondire: Quanto è forte Israele? Armi, uomini, cosa sappiamo

Le armi nucleari dell’Iran

Nel 2018 gli Stati Uniti si sono tirati fuori dall’accordo con l’Iran sul nucleare, sotto la guida di Donald Trump, nonostante i monitoraggi mostrassero la collaboratività di Teheran, peraltro contro il volere dell’Unione europea, che voleva preservare l’accordo considerandolo fondamentale per la sicurezza globale dalla minaccia nucleare. Da quel momento l’Iran, colpito nuovamente da pesanti sanzioni, senza un accordo che lo vincolasse in modo preciso ha cominciato a eludere i controlli alle infrastrutture.

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica non ha più potuto controllare direttamente l’avanzamento del programma nucleare iraniano, anche se Teheran non si è curato di nascondere troppo le proprie intenzioni. Secondo le stime dell’Agenzia, l’Iran ha accumulato 165 kg di uranio arricchito fino al 60%, ancora lontano dalla purezza del 90% necessaria per la costruzione di ordigni nucleari, ma comunque tanto elevata da essere incompatibile con qualsiasi uso civile.

Secondo gli esperti il ritmo di produzione dell’uranio arricchito ha subito una brusca accelerata, tanto che per l’arricchimento al 90% potrebbero essere sufficienti un paio di settimane, con quantità sufficienti alla costruzione di più di una bomba atomica, tra 4 e 6 testate. Unico elemento rassicurante è il tempo: tra la produzione dell’ordigno, insieme ai missili per trasportarlo, e l’esecuzione dei test, servirebbe più di un anno prima di avere una bomba pronta all’uso.

Nonostante ciò, l’Agenzia continua a monitorare l’avanzamento del programma. Anche se non pare costituire una minaccia immediata la preparazione di Teheran è piuttosto elevata e c’è sempre il rischio di un’accelerata a cui star pronti, vista l’instabilità del panorama geopolitico. Senza una vera e propria minaccia al proprio territorio, però, l’Iran non avrebbe motivo di ricorrere ad armi non convenzionali essendo comunque molto ben rifornita, rassicurano gli analisti.

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