Perché può ritornare lo stato di emergenza in Italia

Perché può ritornare lo stato di emergenza in Italia

La pioggia che manca, il rischio desertificazione, ipotesi razionamenti. A due anni dal Covid, l’Italia deve fare i conti con una nuova emergenza nazionale.

Conclusasi, quasi, l’emergenza Covid, ecco che un’altra potrebbe affacciarsi all’orizzonte. Stiamo parlando della crisi siccità che attanaglia il nostro Paese, in particolar modo la zona del Po che sta risentendo, più di ogni altra, della mancanza di pioggia e della progressiva desertificazione dell’area.

A denunciarlo è la Cia-Agricoltori italiani che calcola danni per il settore agricolo che potrebbero superare il miliardo di euro.

Solo nel bacino del Po e in quello dell’Appennino centrale è a rischio il 50% della produzione agricola e per cercare di correre ai ripari e tamponare la situazione, i governatori delle aree più attenzionate hanno chiesto all’esecutivo di dichiarare lo stato di emergenza.

La disposizione potrebbe essere inserita già nel decreto Aiuti bis, al vaglio del governo Draghi, e scatterebbe già da luglio con razionamenti di acqua e altre disposizioni, atte ad mitigare il fenomeno siccità.

Un provvedimento che arriva a due anni dalla pandemia da Covid-19 e a breve distanza da un altro intervento, questa volta mirato al razionamento del gas, dovuto al taglio delle forniture ad opera della Russia.

Con il ritorno dello stato di emergenza per il rischio siccità, come potrebbe cambiare
la vita dei cittadini?

Stato di emergenza siccità: come avviene

La dichiarazione dello stato di emergenza avviene senza un passaggio il Parlamento e in Italia è durato fino al 31 marzo 2022, riguardante le norme per contenere il contagio da Covid-19.

Nei casi di emergenze di rilievo nazionale, il Consiglio dei ministri delibera lo stato di emergenza su proposta del Presidente del consiglio, previa acquisizione del parere positivo della regione o della provincia autonoma interessata.

È il governo a stabilire se l’emergenza è di tipo ambientale, sismico o sanitario e una volta appurato quello può decretare lo stato di mobilitazione straordinaria che verrà coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile che andrà a supportare i sistemi regionali, mediante il coinvolgimento delle colonne mobili di altre regioni e province autonome, del volontariato organizzato di Protezione Civile e delle strutture nazionali.

Stato di emergenza siccità: cosa potrebbe prevedere

Prima di dichiarare lo stato di emergenza, si arriverà ad un intervento sulla siccità che verrà inserito nel decreto Aiuti bis a cui il governo sta già lavorando.

Tra le ipotesi contemplate, si pensa a:

  • Razionamento dell’acqua;
  • Stop alla distribuzione durante la notte;
  • Divieto di riempire le piscine in alcuni territori.

I provvedimenti verrebbero comunque applicati solo nelle aree interessate al fenomeno della siccità.

Stato di emergenza siccità: la situazione

Con le condizioni meteo che non accennano a migliorare e con la pioggia che non si fa vedere da tempo in tutta Italia, i danni stimati da Coldiretti per il settore agricolo superano i 3 miliardi a livello nazionale.

L’associazione, come riporta il Corriere della Sera, denuncia come più di un quarto del territorio nazionale (28%) sia

“a rischio desertificazione con una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Sud e del Nord dove la grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare”.

Non solo le regioni del nord, tutto il Paese è interessato dal problema siccità che, ad oggi, colpisce i raccolti, dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le produzioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali.

Ogni anno in Italia “si perde l’89% dell’acqua piovana”, afferma Coldiretti, e “accanto a misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi ”.

In Piemonte, la regione più colpita, sono oltre 200 i Comuni ad aver deciso limitazioni. E anche i parchi acquatici hanno paura, tanto da proporre di utilizzare l’acqua di mare per evitare razionamenti o chiusure anticipate.

In Valle D’Aosta, la portata della Dora Baltea è quasi dimezzata rispetto a un anno fa: l’acqua conservata nel manto nevoso rispetto alla media storica è in calo del 40/50%, il dato peggiore dal 2002. In Veneto è la provincia di Verona quella più in emergenza, sono 40 i Comuni che hanno adottato il razionamento idrico.

In Lombardia, come per l’Abruzzo, i problemi maggiori riguardano l’agricoltura, con stime di danni per circa 2 miliardi di euro.

Arrivano primi razionamenti di acqua anche in Friuli-Venezia Giulia, con le riserve che si stanno ormai prosciugando, mentre in Trentino Alto Adige nel Comune di Ronzo-Chienis è stata sospesa la fornitura di acqua alla popolazione tra le ore 23:00 e le 6:00.

Caldo record in Emilia Romagna e precipitazioni inferiori del 62% alla media: l’agricoltura soffre e arrivano i primi stop per la produzione idroelettrica.

Ma preoccupano anche il Lazio, l’Umbria con il lago Trasimeno che scende di 3cm in 4 giorni. Se la Basilicata può stare tranquilla, almeno per ora, la Puglia è già in fase di preallarme, così come la Calabria, preoccupata per l’olivicoltura e la Sicilia che è a rischio desertificazione, pur avendo acqua nelle dighe. La Sardegna ha l’80% dell’acqua invasabile.

Il campanello d’allarme non c’è solo in Italia. Anche l’intera Europa sta saggiando gli effetti della siccità.

In Spagna, ad esempio, il governo ha deciso di intervenire a sostegno delle aziende agricole mettendo a disposizione un fondo da 400milioni di euro. Il Portogallo, a partire da febbraio, sta razionando l’uso di alcuni bacini per l’energia idroelettrica e l’irrigazione.

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