Missioni internazionali Esercito, cambia tutto? “Serve una riforma della legge quadro 145/2016”

Missioni internazionali Esercito, cambia tutto? “Serve una riforma della legge quadro 145/2016”

La legge che disciplina le missioni all’estero potrebbe subire una modifica, alla luce anche della situazione calda ai confini orientali dell’Europa.

Le Commissioni congiunte Esteri e Difesa della Camera dei deputati hanno approvato la proposta dei relatori sulle missioni internazionali e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazioni.

Lo ha reso noto il presidente della Commissione Difesa Gianluca Rizzo (ex M5S ed ora in quota Insieme per il Futuro) - come riporta Nonsolomarescialli.it - che, con gli altri colleghi del suo gruppo in Commissione Difesa presentarono una proposta di legge per normare le deliberazioni delle missioni internazionali dell’Esercito.

Dalla proposta di legge ne seguì l’approvazione della legge 145 del 2016 che diede un quadro normativo organico circa il processo decisionale, dando un rilievo importante al Parlamento.

Rizzo è convinto che “a distanza di sei anni e alla luce dell’esperienza fatta, il testo merita senz’altro un restyling che, sono certo, sarà cura delle prossime Commissioni Difesa ed Esteri della prossima legislatura mettere a tema”.

In cosa consiste la legge quadro 145/2016 e come vengono normate le missioni internazionali che vedono coinvolto il nostro Paese?

Legge quadro 145/2016: di cosa si tratta

La legge 145/2016 recante “Disposizioni concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali”, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 178 del 1° agosto 2016, disciplina la normativa delle deliberazioni delle missioni all’estero del nostro Paese.

In più, individua tutta la gamma di tipologie delle missioni, i principi fondamentali da rispettare e il nuovo iter procedurale da seguire.

Con l’approvazione della suddetta legge, la partecipazione alle missioni internazionali viene definita dal Governo e dal Parlamento che delineano anche gli impegni finanziari.

La legge ha colmato un vuoto normativo, in quanto la nostra Costituzione prevede solo la dichiarazione dello stato di guerra (art. 78) che è prerogativa del Presidente della Repubblica (art. 87, par. 9).

La partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali, come pure quella delle Forze di Polizia ad ordinamento militare deve avvenire nel pieno rispetto dell’art. 11 della Costituzione che sancisce:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

L’invio delle nostre truppe oltre i nostri confini nazionali si realizza nel pieno rispetto dei vincoli con alleanze o accordi internazionali o per ragioni di carattere d’umanità, a patto che l’utilizzo delle Forze armate e civili rientri nei parametri della liceità internazionale e delle norme e scopi della nostra Costituzione (come ricalca difesaonline.it).

Legge quadro 145/2016: come vengono normate le missioni all’estero

Il Consiglio dei ministri, tramite delibera, definisce la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. Questa delibera prima di essere adotta deve essere inviata al Presidente della Repubblica che, eventualmente, convoca il Consiglio Supremo di Difesa.

Una volta approvata, la delibera viene inviata alle Camere le quali la discutono e l’approvano con appositi atti d’indirizzo. Le Camere possono adottare oppure respingere il testo inviatogli dal Governo, e il voto può avvenire in aula o in commissione, a seconda di una scelta puramente politica.

La riforma della legge quadro 145/2016 potrebbe giungere in un momento di forti tensioni internazionali: con la guerra ai confini orientali dell’Europa, la Nato che ha alzato la soglia di allerta (Strategic Content 2022), la necessità di dispiegare un contingente militare in funzione dissuasiva e difensiva.

Fermo restando la linea diplomatica che è quella che l’Italia predilige, “il focus rimane il Mediterraneo allargato”.

Dal Libano alla Libia, passando per Gibuti, “i contingenti militari italiani sono rispettati ed agiscono in forza del diritto internazionale”, al fine di “aiutare le popolazioni in difficoltà e promuovere pace e diritti umani”.

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