Forze dell’Ordine: ecco quale sarà l’impiego nella direttiva Piantedosi

Forze dell'Ordine: ecco quale sarà l'impiego nella direttiva Piantedosi

Controllo dei flussi, stop ai migranti irregolari e alle Ong che fanno spontaneismo umanitario. Il ministro Piantedosi firma la direttiva.

Tra i primissimi provvedimenti del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi c’è quello di vigilare sugli sbarchi e attuare una lotta senza quartiere ai flussi migratori incontrollati.

Il titolare del Viminale ha convocato il comandante della Guardia Costiera, l’ammiraglio Nicola Carlone, per farsi illustrare la situazione nel canale di Sicilia, dove sono presenti due navi: la Ocean Viking e la Humanity One, con a bordo, complessivamente, 326 migranti. Piantedosi ha poi firmato la stretta sulle Ong.

In più due navi con 700 e 500 migranti fanno rotta verso Siracusa e dalla Turchia sono state avvistate sei barche a vela in direzione della Calabria. In totale si stimano 1.800 persone in acqua pronte a sbarcare sulle coste italiane.

Per quanto riguarda il controllo delle frontiere e della sicurezza nazionale, il ruolo delle Forze dell’Ordine sarà determinante per attuare la nuova politica che ha in mente il ministro dell’Interno.

L’impegno di tutti sarà massimo e non ci resta che capire più a fondo in cosa consiste la direttiva Piantedosi e come verrà attuata.

Cosa dice la direttiva Piantedosi

Dal 1° gennaio al 25 ottobre 2022 ci sono stati 79.208 sbarchi. Il nuovo ministro dell’Interno non ha perso tempo e si è messo subito al lavoro. Complice le giornate calde e il mare calmo sono ripresi gli sbarchi sulle nostre coste e gli hotspot sono già al collasso. Un termine che in questi ultimi anni abbiamo imparato ad associare, tristemente, alla questione dei migranti.

Con la direttiva Piantedosi, il ministro definisce la condotta delle due imbarcazioni presenti nel canale di Sicilia, la Ocean Viking e la Humanity One, considerate “ non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”.

La difesa dei confini nazionali è la priorità del governo Meloni e in virtù di questo il Viminale sta considerando di vietare l’ingresso alle navi nelle acque territoriali, come si legge nella nota diffusa dal Ministero dell’Interno. Bisogna però fare i conti anche con la serie numerosa di barche e barchini non riconducibili a una nazione o una Ong.

La direttiva Piantedosi è analoga a quella messa firmata da Matteo Salvini nel 2019 quando era ministro dell’Interno, del resto all’epoca proprio l’ex prefetto di Roma era il suo capo gabinetto.

Il ruolo delle Forze dell’Ordine

Il ministro Piantedosi, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, ha emanato “una direttiva ai vertici delle Forze di polizia e Capitaneria di porto perché informino le articolazioni operative che il ministero degli Affari esteri, con note verbali alle ambasciate degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania)” precisando che le condotte delle navi Ocean Viking e Humanity One in navigazione nel Mediterraneo non sono in linea “con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”.

Sulla base dell’art. 19 della Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sul diritto del maresaranno valutate ai fini dell’adozione da parte del titolare del Viminale, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, del divieto di ingresso nelle acque territoriali”.

Il ruolo delle nostre Forze dell’Ordine sarà incentrato proprio su questo: controllo, vigilanza e sicurezza. In più, Piantedosi ha detto in un colloquio su La Stampa che verrà messo in piedi un Comitato per la sicurezza con le agenzie di intelligence, per capire com’è la situazione in Libia e come si può intervenire.

Più ambiti sono interessati dalle azioni di politica dell’immigrazione che fanno sì capo dal ministero dell’Interno, ma è coinvolto anche il dicastero degli Esteri guidato dal forzista e vicepremier Antonio Tajani e quello delle Infrastrutture, in mano a Matteo Salvini con la Guardia costiera alle sue dipendenze “funzionali”, mentre quelle “gerarchiche” appartengono al ministero della Difesa, guidato da Guido Crosetto che si vedrà con i collegi alla riunione del Cnosp (Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica).

Il ruolo di “polizia del mare” spetta alla Guardia di Finanza con le sue unità navali e aeree. All’Interno due sono i bracci operativi: la direzione centrale della Polizia delle Frontiere, il dipartimento Libertà civili. Un concerto istituzionale complesso.

Le motivazioni

Le motivazioni che avrebbero spinto il ministro a ritenere che le due navi non fossero in linea con lo spirito delle norme sono legate al fatto che le operazioni di soccorso delle due navi umanitarie sono state svolte “in piena autonomia e in modo sistematico senza ricevere indicazioni dall’Autorità statale responsabile di quell’area Sar, Libia e Malta, che è stata informata solo a operazioni avvenute”.

Anche l’Italia è stata informata “solo a operazioni effettuate”. Questo rientra in quel concetto di spontaneismo che Piantedosi ha detto di voler bloccare.

Qualche giorno fa in un’intervista al Mattino aveva ribadito che: “i flussi migratori devono essere affidati all’intervento degli Stati e alla loro capacità di governare questo fenomeno, e non all’azione dei trafficanti e neanche a quella dello spontaneismo sia pur umanitario ”.

Divieto d’ingresso nelle acque italiane

Sulla scorta di quanto precisato e appellandosi all’articolo 19 della Convenzione Onu sul diritto del mare, peraltro citato nella direttiva del ministro dell’Interno, Piantedosi potrebbe adottare il divieto di ingresso nelle acque italiane alle navi.

Il documento sopra citato dice, infatti, che “le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale”. Il passaggio è inoffensivo “fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero ”.

Condizioni che si verificano se la nave è impegnata in alcune attività, quali “il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”.

All’Ansa, Sos Humanity, la Ong tedesca che gestisce la nave Humanity One che si trova al est di Malta con 180 persone soccorse a bordo, ha fatto sapere che al momento “non abbiamo ricevuto alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane”.

Cos’è la missione Sophia

Il presidente del Consiglio Meloni ha detto che “in Italia non si entra illegalmente ma solo attraverso i decreti flussi ”. L’obiettivo dell’esecutivo è recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, indicava proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa.

Però la terza fase a cui fa riferimento Meloni implica la presenza di unità navali europee in acque territoriali nazionali, libiche innanzitutto. Per farlo ci vuole l’ok della Libia e una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, come si evince dal sito della Marina militare.

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