Flotta russa nell’Adriatico: sale la tensione, cosa è successo

Flotta russa nell'Adriatico: sale la tensione, cosa è successo

Le navi russe bloccano le operazioni di quelle Nato. Cresce la paura nei “nostri” mari.

Tensione a mille nel mar Adriatico tra la flotta russa e quella della Nato, con la prima che non si era mai spinta così in là e non aveva mai lambito il nostro mare, quello più vicino ai campi di battaglia dell’Ucraina, quello da cui i missili e gli aerei possono, in teoria, intervenire più rapidamente sulla linea dei combattimenti.

Che la guerra tra Russia e Ucraina non si stia combattendo solo sul campo di battaglia è ormai noto da tempo. Lo abbiamo intuito subito da quel 24 febbraio, quando la Russia ha deliberatamente deciso di invadere uno stato indipendente, rivendicando su di esso una proprietà che non gli appartiene.

Quel 24 febbraio, abbiamo anche capito come Vladimir Putin cercasse e cerchi tuttora uno scontro diretto con l’Alleanza Atlantica e, di conseguenza, con gli Stati Uniti, spingendoli ad entrare in un conflitto che rischierebbe di assumere connotati drammatici. L’ipotesi di una terza guerra mondiale non è ancora da escludere.

Da qui, la preoccupazione di quanto avvenuto nel “nostro” mare, segno ancora una volta del ruolo strategico che gioca il nostro Paese, specie in politica estera.

Flotta russa nell’Adriatico: cosa è successo

Le navi di Mosca, che mai si erano spinte nel mar Adriatico, hanno cercato lo scontro con quelle della Nato impegnate nelle operazioni militari, ostacolando la portaerei americana “Truman”, l’ammiraglia dello schieramento Nato nel Mediterraneo che negli ultimi mesi si sposta spesso lungo una rotta dalla Sicilia all’Adriatico.

L’operazione russa è stata rivelata dal sito “The Ship Yard Naval Consultancy”, che analizza informazioni dei satelliti commerciali, e confermata a Repubblica da fonti ufficiali. Anche le missioni di alcuni ricognitori, evidenziate dal sito Itamilradar, avevano reso noti i movimenti tra Sicilia e Puglia.

Il caccia “Ammiraglio Tributs” ha superato il canale di Otranto ed è risalito più a nord, oltre il Gargano, piazzandosi al largo delle coste abruzzesi. Il tutto sotto gli occhi dei bagnati che affollavano le spiagge.

Tuttavia, Tributs non era solo. A fargli compagnia, l’incrociatore “Varyag” che lo ha seguito con le sue batterie di missili a lungo raggio, sostando davanti al Salento e tenendo sotto tiro il passaggio cruciale per l’Adriatico con i suoi radar.
Oltre al Tributs e al Varyag, vi era anche il “Vasily Tatishchev”.

Insomma, un “affollamento” senza precedenti. Il battello spia, dotato di strumentazioni in grado di intercettare comunicazioni radio e impulsi dei sensori, aveva il compito preciso di studiare le “reazioni elettroniche” della Nato all’incursione.

Scontro Marina russa e Nato

Lo scontro per non cedere il controllo del varco tra Ionio e Adriatico è stato impegnativo, con la Nato che non ha arretrato di un millimetro dinnanzi al blocco russo.

Come riporta La Repubblica, nei giorni scorsi, l’incrociatore “Varyag” si è trovato a meno di cento chilometri dall’omologo americano “Forrest Sherman”: erano praticamente ai due lati del capo di Santa Maria di Leuca.

Russia sul versante adriatico e americani su quello ionico, con più a sud posizionata la Truman con a bordo quasi sessanta cacciabombardieri F18 Hornet e una scorta dell’Us Navy. In mezzo una squadra della Nato - lo Standing Maritime Group Two - con caccia e fregate americane, italiane, spagnole, turche e greche che il 25 luglio si sono riunite nello Ionio per fare quadrato intorno alla “Truman”.

Il mar Adriatico come una polveriera. Come se non bastasse, il 31 luglio, il GlobalHawk, uno dei grandi droni spia americani che decolla ogni giorno da Sigonella per dirigersi verso il mar Nero e sorvegliare lo stato del conflitto ucraino, ha pattugliato un tratto dello Ionio, nella cui area, tre giorni prima, si erano concentrate le ricerche degli aerei P72 italiani.

Come stanno le cose ora

Al momento non è dato sapere circa l’esatta posizione delle navi russe e se la loro attività sia stata accompagnata anche da un sottomarino. Quello che è certo è che la Nato ha ripreso le sue attività. Fortunatamente non ci sono stati risvolti spiacevoli, ma la tensione cresce ogni giorno di più.

I velivoli da ricognizione italiani sono tornati a presidiare le acque tra Calabria e Grecia.

Today.it rivela che un documento strategico del Cremlino ha ribadito l’importanza del Mediterraneo orientale per “l’interesse nazionale” della Russia.

Quindi, se tanto mi dà tanto, episodi di questo genere sono destinati a ripetersi nella speranza di non ritrovarci la “guerra” dentro casa.

Mediterraneo a rischio?

Oltre all’affollamento navale nell’Adriatico, altre due navi russe si stanno dirigendo verso il Mediterraneo.

A riportarlo è il sito specializzato Covert Shores, come ci informa Repubblica, e si tratta del rifornitore “Academic Pashin”, simile ad una petroliera e disarmato, avvistato ieri davanti a Dover e in passato impegnato in missioni di spionaggio; l’altra è un’unità militare che naviga senza trasmettitore di posizione e non è stata identificata.

“Academic Pashin” ha sempre fatto coppia fissa con l’incrociatore a propulsione nucleare “Pietro il Grande”, un colosso sovietico lungo 250 metri e pieno di missili che tre giorni fa ha lasciato il porto di Severomorsk, alle porte dell’Artico.

L’aviazione britannica ha inviato un aereo spia a sorvegliane le mosse, facendo attivare gli incrociatori russi che lo hanno obbligato ad allontanarsi dai cieli della base.

Le navi russe raggiungeranno Gibilterra nei prossimi giorni e con ogni probabilità daranno il cambio all’incrociatore “Maresciallo Ustinov”, l’ammiraglia della Flotta del Nord che da otto mesi pattuglia le acque tra la Siria e la Sicilia.

Sulla base dei regolamenti internazionali che vietano alle navi russe di attraversare il Bosforo, queste sono obbligate ad una faticosa e costosa alternanza dall’estremo oriente e dall’estremo nord pur di rimanere di stanza nel Mediterraneo, in particolar modo quello orientale, che garantisce le rotte commerciali verso il canale di Suez e che consentono alla Russia gli scambi con quei Paesi che non aderiscono all’embargo.

La settimana prossima la portaerei americana “Truman” verrà sostituita dalla “George H.W. Bush”, tornata in funzione dopo due anni di restyling.