Cosa ha fatto l’Italia per la guerra in Ucraina?

Cosa ha fatto l'Italia per la guerra in Ucraina?

L’Italia ha varato sei pacchetti di Aiuti per l’Ucraina. È costante e silenziosa l’azione del nostro Paese in sostegno di Kiev.

Cosa ha fatto l’Italia per la guerra in Ucraina? Dal giorno dell’invasione russa in Ucraina, il nostro Paese si è speso molto per la nazione governata dal presidente Volodymyr Zelensky, tanto da essere arrivati al sesto pacchetto di Aiuti in favore dell’Ucraina.

Il 24 febbraio 2023 sarà un anno dallo scoppio della guerra alle porte dell’Europa, una situazione che nessuno si sarebbe mai immaginato, pianificata da Vladimir Putin con lucida crudeltà.

Il primo pacchetto di interventi in favore dell’Ucraina è stato varato dall’allora governo di larghe intese presieduto da Mario Draghi, l’ultimo dalla premier Giorgia Meloni, volata a Kiev per incontrare Zelensky e ribadire il sostegno dell’Italia alla causa ucraina.

Tutto questo in linea con quanto stabilito dall’Unione europea, che ha varato, nel corso di quest’anno, innumerevoli sanzioni nei confronti di Mosca, votate anche dal nostro Paese.

Ed è proprio di queste ore il dibattito su quali armi manderà l’Italia a Kiev e se i tanto sospirati caccia italiani, e chiesti a gran voce dal presidente, toccheranno il suolo ucraino (approfondimento).

L’aiuto italiano all’Ucraina ha esposto inevitabilmente il nostro Paese all’ira di Mosca e dei suoi accoliti, tant’è che nelle scorse ore pesanti attacchi informatici ad opera di hacker filorussi hanno colpito i principali siti istituzionali italiani.

Ma vediamo cosa ha fatto l’Italia per la guerra in Ucraina e quali armi ha inviato.

Cosa ha fatto l’Italia per la guerra in Ucraina

Facciamo più di quanto appare ” hanno dichiarato i ministri Lorenzo Guerini (all’epoca dello scoppio del conflitto ministro della Difesa, ora al Copasir) e Guido Crosetto, attuale titolare del Dicastero.

Fino ad oggi l’Italia ha approvato sei consistenti pacchetti di Aiuti per il sostegno militare alla difesa dell’Ucraina.

Ogni fascicolo contenente la lista di armi che vengono fornite è secretato ma, come riporta il Corriere della Sera, è stato calcolato che le forniture militari donate dall’Italia valgono oltre un miliardo.

Senza contare il sostegno con il sistema satellitare che fornisce informazioni sui movimenti delle truppe russe.

Il sistema satellitare agisce da una base nel Lazio e combina informazioni aeree e di intelligence, fornendo elementi sulla dislocazione delle truppe russe e sui movimenti dei loro mezzi.

Una volta esaminati i dati, il sistema trasmette le coordinate utili a Kiev per neutralizzarli. Ogni giorno, ad ogni ora, lo Stato maggiore di Zelensky elabora o modifica i piani militari grazie allo sguardo vigile che anche l’Italia mette a sua disposizione.

Ed è proprio perché l’Italia fa più di quanto appare che già il 22 marzo 2022, in un discorso alla Camera dei deputati, il presidente Zelensky, in videoconferenza, a quasi un mese dallo scoppio del conflitto, ha ribadito: “ricorderemo sempre il vostro coinvolgimento” riferendosi all’appoggio italiano.

Come vengono inviati gli aiuti in Ucraina

A sovraintendere alla partenza del carico da Pisa in direzione Ucraina è il Capo della Logistica, il Comandante del COVI, Generale Francesco Paolo Figliuolo che abbiamo imparato a conoscere durante il Covid, in qualità di Commissario straordinario per l’emergenza.

Con una lunga esperienza nei teatri operativi di Kosovo, Bosnia e Afghanistan, Figliuolo segue il tragitto del materiale dall’aeroporto militare di Pisa fino alla base Nato in Polonia. Da lì, alla frontiera con l’Ucraina, e oltre il confine, nelle zone di guerra deputate agli scambi.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Italia ha fatto arrivare a Kiev il materiale più diverso: dalle stufe da campo, all’equipaggiamento per attacchi chimici, batteriologici e nucleari; dai giubbotti anti-proiettile, passando per i generatori di energia, fino alle tende da campo e ai pasti in scatola.

Inoltre, viene garantita anche l’assistenza sanitaria con una centrale da remoto del soccorso sanitario che s’impegna al trasporto dei feriti per tutte le discipline di emergenza medica. Al momento sono quasi 200 i posti letto occupati negli ospedali italiani.

Poi, c’è tutta una parte di Aiuti coperta dal secreto di stato che consiste in:

  • Munizioni di vario calibro;
  • Mitragliatrici pesanti e leggere Mg;
  • Mortai da 120 millimetri;
  • Mezzi da trasporto e da combattimento;
  • Missili terra-aria;
  • Sistema d’arma sofisticati.

Il Corriere della Sera riferisce che in base ai calcoli, in un anno le forniture militari italiane offerte a Kiev hanno superato il valore del miliardo di euro.

L’Italia addestra i soldati ucraini

In più, sul suolo italiano i reparti scelti di Kiev frequentano i corsi di addestramento, così come accade negli altri Paesi Nato. Ognuno mette a disposizione un catalogo, come programmi di specializzazione.

Gli ucraini scorrono la lista e scelgono i corsi in base ai sistemi d’arma che dovranno poi adoperare: sono strumenti sofisticati e non basta apprenderne il funzionamento, è necessario acquisire dimestichezza e rapidità nell’uso. Gli istruttori italiani fanno la loro parte e l’insegnamento è molto apprezzato.

Oltre a questo, l’Italia pattuglia con attività di aereo-policy le zone di confine Nato nelle vicinanze dell’Ucraina. Le attività di scramble consistono nelle intercettazioni a difesa dello spazio aereo di velivoli russi, che mirano così a saggiare i tempi di reazione delle squadriglie dell’Alleanza Atlantica.

Occorre stare molto attenti ad ogni tipo di sconfinamento che potrebbe innescare risvolti molto pericolosi.

Cosa ha dato finora l’Esercito italiano

I mezzi che il nostro Esercito non utilizza più sono stati ceduti all’Ucraina. Si tratta di:

  • Vecchi blindati Lince;
  • Moderni obici semoventi Mlrs e Pzh2000;
  • Esemplari di FH-70 da 155 millimetri;
  • Batterie Aspide e Astrid;
  • Lanciarazzi Milan;
  • Stinger portatili per la contraerea;
  • Elicotteri da trasporto;
  • Invio del sistema di difesa Samp-T dotato di una ventina di missili, in accordo con la Francia.

Va da sé che le scorte sono ridotte e il nostro Esercito non può rischiare di rimanere sguarnito, per questo motivo una riserva va sempre mantenuta.

Il processo di modernizzazione dell’Esercito e la necessità di nuovi armamenti è stata affrontata dal capo di Stato Maggiore Generale Pietro Serino (qui).

Dove verranno presi altri fondi per sovvenzionare gli Aiuti all’Ucraina?

Il Corriere della Sera riporta che, appena iniziata l’invasione dell’Ucraina, Bruxelles aveva preso ad utilizzare il fondo Epf, lo strumento finanziario con cui vengono compensati i Paesi che forniscono armi a Kiev.

Dopo un anno, il fondo, dotato di sette miliardi fuori bilancio, è quasi a secco e andrà rifinanziato.

Putin è certo che prima o poi l’Occidente si stancherà, ma l’invio di tank tedeschi e americani a Zelensky fa pensare il contrario. Sarà così finché non si riattiverà la linea diplomatica e ci sarà un indicatore di pace che, al momento, non c’è.

Con il sesto pacchetto di Aiuti, l’Italia contribuisce alla resistenza ucraina. In gioco c’è la libertà di un popolo che coincide, inevitabilmente, con la libertà dell’Europa che finora è stata in grado di garantire 70 anni di pace.