Luca Restivo - 21 febbraio 2023
Esercito italiano 4.0, modernità e personale: le parole del Generale Serino
Maggiori investimenti per personale, ammodernamento, addestramento e logistica, senza dimenticare la specificità dei militari.
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, a giorni ci sarà l’anniversario dell’invasione russa in Ucraina, gli Eserciti di tutto il mondo hanno come obiettivo fondamentale quello di puntare ad un addestramento e ad una professionalità sempre più alta del proprio personale, tramite il rinnovo degli equipaggiamenti e dei propri sistemi d’arma.
Lo ha detto il capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino nel suo intervento in 3° Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato della Repubblica, dove anche il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiarito alcuni punti (qui).
Come riporta Reportdifesa.it, i punti su cui si è soffermato il Generale Serino nel suo discorso hanno riguardato:
- Personale;
- Ammodernamento e rinnovamento;
- Infrastrutture;
- Specificità militare;
- Addestramento e logistica.
Esercito italiano: il ruolo del personale
Il modello operativo di una volta non può essere più sufficiente per contrastare le esigenze di sicurezza imposte dalla situazione globale.
L’Esercito italiano, che resta la componente centrale dello strumento militare nazionale, rimarca Serino, deve essere pronto a operare in simultanea nei cinque domini operativi e “generare effetti nelle dimensioni cognitiva e fisica, il tutto nell’ambito delle 4 missioni che la Legge ci affida”.
Una Forza armata 4.0, capace di operare nel settore Cibernetico e Spaziale. Queste capacità possono essere migliorate grazie non solo alle strumentazioni, ma grazie soprattutto al personale.
“A legislazione vigente, per l’Esercito è previsto un regime di 9 mila ufficiali su un totale di 89.400 militari (10%)” spiega il Generale Serino.
Il nostro Esercito, nell’implementare i contenuti della legge numero 119, ha chiesto un incremento anche di ufficiali, che dovrebbe portare, se approvato, a disporne di 9.800 su un complessivo di 93.100 uomini e donne (10,5%).
Nell’Esercito francese ci sono 14.900 ufficiali su 114.800 militari (13%), in quello tedesco 18.150 ufficiali su 107.800 militari (16,8%) ed in quello britannico 15 mila ufficiali su 93.900 militari (16%).
I nostri sottufficiali sono, ad oggi, specialisti di altissime capacità in grado di utilizzare droni, elicotteri, radar, sistemi di guerra elettronica, sistemi di comunicazione all’avanguardia, apparecchiature diagnostiche e di laboratorio, sistemi per l’analisi e la bonifica di aggressivi biologici e chimici e tanto altro.
“Abbiamo meno della metà dei sottufficiali degli Eserciti francese e tedesco (17.400 a regime per l’Esercito italiano e rispettivamente 38.500 per i francesi e 49.200 per i tedeschi). Avvalendoci della richiamata legge 119, abbiamo chiesto 1.900 sottufficiali in più. Un miglioramento, peraltro a tutto vantaggio dei volontari in servizio permanente dai quali reclutiamo in via prioritaria per alimentare i sottufficiali, ma sempre lontani dagli altri e dalle necessità che derivano dal contesto tecnologico presente e futuro”.
A questo si aggiunge l’importanza della reimmissione nel mondo lavorativo dei Volontari a Tempo Determinato.
Per l’Esercito significa puntare al traguardo di almeno 110 mila donne e uomini che sarebbe coerente, ha sottolineato ancora Serino, “anche con le esigenze qualitative e di ringiovanimento del personale”.
Per raggiungere questo risultato, però, serve una nuova legge che affronti in un quadro organico il tema delle Riserve, al fine di integrare professionalità assenti o numericamente non sufficienti in talune situazioni di impiego.
La risposta potrebbe essere un battaglione multifunzione come quello che si è adoperato, con buoni risultati, nell’emergenza che colpì l’Abruzzo nel 2016.
Importante diventa anche la costituzione di una Riserva di mobilitazione.
Ammodernamento dell’Esercito italiano
Nel documento “Esercito 4.0” sono state delineate le linee guida per l’ammodernamento dell’Esercito italiano che consiste, come riporta Reportdifesa.it, in:
- Rinnovo componente corazzata;
- Adeguamento della protezione delle forze;
- Diversificazione delle minacce presenti sui campi di battaglia odierni e dalla 3° dimensione;
- Capacità di ingaggiare obiettivi alle lunghe distanze e sulla componente elicotteristica.
Con particolare attenzione alle Forze corazzate, con l’ultima progettualità risalente agli anni ’80, con l’acquisto di 200 veicoli per la Fanteria, Dardo nella sola versione base a fronte delle 5 varianti previste e di 200 Carri Ariete.
Nel 2019 l’Esercito ha avviato un programma per aggiornare 125 carri Ariete nei settori della mobilità, dell’ingaggio e del Comando e Controllo.
Altro elemento imprescindibile è la capacità di ingaggio di precisione di profondità, che si sviluppa con l’impiego combinato di attività di Guerra Elettronica, droni e fuoco di precisione.
Ciò è reso possibile dall’incremento delle capacità dei lanciarazzi multipli, dotando l’Esercito di un sistema simile all‘High Mobility Artillery Rocket System (HIMARS) e di munizionamento circuitante di precisione a lunga gittata.
A questi si affiancherà il munizionamento di precisione di tipo “Vulcano”, nelle versioni a guida GPS/laser, che consente, impiegando artiglierie tradizionali, l’ingaggio a notevoli distanze e costituisce uno dei risultati della tecnologia nazionale.
Inoltre, grande attenzione allo sviluppo e al potenziamento delle capacità di difesa dei dispositivi terrestri da minacce provenienti dalla 3° dimensione, con sistemi di dotazione a:
- Media portata MRSAM (Medium Range Surface-to-Air Missile), rappresentato dall’ormai ben noto SAMP-T, programma MBDA italo-francese;
- Corta portata SHORAD (Short Range Air Defence), rappresentato dal programma di MBDA italo-inglese CAMM-ER;
- Cortissima portata (VSHORAD, Very Short Range Air Defence), comprendendo in tale ambito anche le capacità contro i munizionamenti RAM (Rocket Artillery Mortar) e i droni mini e micro.
La Forza Armata ha lanciato un programma per dotare in maniera capillare tutte le unità di Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) della categoria mini e micro che rappresenta ormai la condizione minima per operare efficacemente.
“Giudico quindi necessario promuovere, nell’ambito del Sistema Difesa - ha proseguito il Generale Serino - la creazione di un Polo Industriale Terrestre, che, grazie alla collaborazione sinergica tra le grandi imprese del settore e la filiera ramificata di piccole e medie Imprese ad elevato contenuto tecnologico, possa garantire il soddisfacimento delle esigenze di modernizzazione della Forza Armata anche all’interno di programmi cooperativi e internazionali e contribuire alla crescita tecnologica ed economica dell’Italia”.
Nuove infrastrutture per l’Esercito italiano
Per far sì che l’acquisizione di nuovi mezzi ed equipaggiamenti possa concretizzarsi al meglio occorre che si metta in atto un ammodernamento e un rinnovamento del parco infrastrutturale logistico.
A questo proposito, lo Stato Maggiore, in collaborazione con il Comando Forze Operative Sud di Napoli ed il Dipartimento Infrastrutture dell’Esercito, ha avviato sul tema una serie di approfondimenti, anche sul territorio e in accordo con le Istituzioni locali.
Veniamo alla questione alloggi.
L’emanazione di un nuovo decreto sulla gestione degli immobili della Difesa (l’attuale è del 2015) e l’introduzione del parametro dell’ISE (Indicatore di Situazione Economica) e dell’ISEE (Indicatore di Situazione Economica Equivalente), come criteri idonei a una più completa e precisa valutazione dell’effettiva capacità reddituale dei potenziali beneficiari degli alloggi, per il capo di SME, assicurerebbe “la protezione delle categorie meritevoli di tutela ed il soddisfacimento della vera ragion d’essere degli alloggi di servizio: dare alloggio a chi è soggetto a trasferimento d’autorità”.
Specificità militare
La specificità militare garantisce la tutela sociale per il militare e la sua famiglia e l’assolvimento dei particolari doveri di servizio assunti con lo status. Anche se la piena compatibilità tra i due aspetti è di difficile realizzazione.
“È giunto il momento di affrontare organicamente il tema della specificità militare attraverso una norma ad hoc, così come avvenuto per regolare il diritto alle libertà sindacali. In sostanza, bisogna declinare come si coniugano i doveri di un operatore del settore difesa in una società moderna giustamente e doverosamente attenta ai diritti dell’individuo e alle tutele sociali”.
Addestramento e logistica
L’addestramento è indispensabile per la messa in atto delle 4 missioni interforze.
Per addestrarsi al meglio c’è bisogno di aree addestrative. In Italia, le aree addestrative dove i reparti si possano esercitare impiegando le armi in dotazione sono poche, piccole, soggette a limitazioni, talvolta lontane dalle caserme dove le unità vivono e spesso coincidenti con siti di interesse comunitario.
Nel nostro Paese ci sono:
- 3 aree addestrative dove è possibile addestrarsi a livello Battaglione con chiusure stagionali che vanno dai 5 mesi al mese;
- 5 aree addestrative per il livello Compagnia, con chiusure stagionali mediamente di 5 mesi;
- Altre 2 aree addestrative dove fare tiri in movimento con i carri e/o le blindo pesanti.
In solo 4 di queste può addestrarsi l’artiglieria, ma con distanze massime di tiro risibili, tra i 5 e i 7 chilometri. Per quanto riguarda la controaerei, abbiamo solo l’area di Salto di Quirra, “ un po’ poco per un Esercito che annovera circa 60 Battaglioni da combattimento con le relative 200 Compagnie ”.
La Forza Armata ha rispettato le leggi dal punto di vista ambientale e lo farà anche con l’utilizzo delle nuove tecnologie, incrementando il ricorso a sistemi di simulazione per ridurre le attività a fuoco e incrementerà, compatibilmente con le risorse e le disponibilità, lo svolgimento di attività addestrative all’estero.
La logistica, ossia infrastrutture, attrezzature, scorte, componentistica, personale specializzato militare e civile, risorse finanziarie, si sta potenziando con l’unificazione del Corpo degli Ingegneri e dell’Arma Trasporti e Materiali.
Oggi l’Esercito ha poco meno di 6 mila civili a fronte di una esigenza di 9.500, con le principali carenze concentrate sui poli logistici di Piacenza, Terni, Roma e Nola (Napoli) e presso l’Istituto Geografico di Firenze.
Per rinnovare il comparto logistico servono:
- Programmi di assunzione;
- Utilizzo più flessibile delle risorse umane;
- Riconoscere le specificità del personale civile della Difesa rispetto al resto del Pubblico Impiego, specie quello che sostiene la componente operativa della Forza Armata;
- Rivedere le consistenze, laddove si porrà mano al modello di personale complessivo della Difesa.
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