Chi ha ucciso Alessia Rosati: nuovi indizi e legami con la Orlandi

Chi ha ucciso Alessia Rosati: nuovi indizi e legami con la Orlandi

Testimonianze ed indizi riaprono uno dei cold case italiani.

Era il 23 luglio 1994, quando la 21enne Alessia Rosati, studentessa di Lettere di Montesacro, sparì nel nulla. Un cold case che dura da ben ventotto anni, ma che ora potrebbe trovare una soluzione.

Una sparizione che non ha mai avuto una reale motivazione, un mistero forse da ricercare nei contatti che la giovane aveva con l’ambiente dell’estremismo romano legato al centro sociale “Hai visto Quinto?” e con la sede di Autonomia operaia in via dei Volsci, a San Lorenzo.

Come riporta il Corriere della Sera, il supertestimone del caso di Emanuela Orlandi, Marco Accetti (indagato e poi prosciolto dall’accusa di sequestro di persona e omicidio), nel 2015, rivelò che vi erano dei legami tra il caso Rosati e quello Orlandi, sparizione avvenuta undici anni prima, nel 1983.

Sono convinto che qualcuno sa ma ha timore di parlare. Lo imploriamo di farsi avanti” aveva dichiarato il padre di Alessia, Antonio Rosati. Correva l’anno 2019. In questi tre anni qualcosa si è mosso e proprio adesso ci potrebbe essere una svolta.

Chi era Alessia Rosati

Alessia Rosati era una giovane ragazza di 21 anni di Montesacro che sparì nel nulla la mattina del 23 luglio 1994. Viveva con i genitori, il padre era vigile urbano e la madre lavorava in Regione, e il fratello nell’abitazione di via Val di Non, a Roma.

La ragazza frequentava la Facoltà di Lettere alla Sapienza di Roma ed era attiva nell’ambiente dell’estremismo romano legato al centro sociale “Hai visto Quinto?” e con la sede di Autonomia operaia in via dei Volsci, a San Lorenzo.

Chi ha ucciso Alessia Rosati

Torno a pranzo, così partiamo assieme per andare a casa di nonno in Umbria”, queste sono state le parole di Alessia rivolte ai genitori e al fratello la mattina del 23 luglio 1994. Dopo essere uscita per andare ad assistere agli esami di un’amica, Alessia Rosati non ha fatto più rientro a casa.

La ragazza con cui Alessia si era intrattenuta quel giorno di ventotto anni fa non ha mai saputo fornire informazioni utili. Agli inquirenti, la giovane ha omesso di raccontare che Alessia l’aveva riaccompagnata a casa, dettaglio scoperto in seguito grazie alle dichiarazioni di alcuni testimoni.

Ad aggiungere mistero al mistero, c’è anche una lettera di addio che Alessia scrisse e inviò all’amica Claudia che l’avrebbe ricevuta alcuni giorni dopo la sua scomparsa.

Nella lettera, Alessia diceva all’amica di avere intenzione di partire per l’Europa in compagnia di “un ragazzo che è stato molto importante per me” e ammetteva di “non sapere quando tornerò”.

I nuovi indizi

L’inchiesta sul caso di Alessia Rosati è stata riaperta nel 2017 dalla pm Alessia Miele della Procura di Roma, in seguito ad alcune dichiarazioni di Marco Accetti.

La grafologa giudiziaria Monica Manzini ha analizzato la lettera che Alessia scrisse all’amica Claudia e sono emersi nuovi indizi importanti.

I genitori della ragazza l’hanno sempre considerato un messaggio scritto sotto minaccia poiché conteneva alcune contraddizioni, per lo più di tipo temporale.

Ovvero Alessia collocava nel lunedì successivo la partenza per il paese in Umbria dove sarebbe dovuta andare in villeggiatura con la famiglia, quando il giorno esatto era invece il sabato, il giorno della sua scomparsa. L’ipotesi verosimile quindi che qualcuno l’avesse obbligata a “depistare”, adesso vacilla.

La teoria della grafologa riguarda il fatto che “La ragazza potrebbe aver voluto far credere alle persone da cui stava scappando per mettersi al riparo da pericoli”.

Non emergono infatti “segni di paura o terrore”, seppure ce ne siano di “fragilità emotiva”. La diretta interessata manifestava “ansia” e “ bisogno di evasione e indipendenza ”.

La grafologa precisa che:

“Alessia Rosati nello scrivere quel testo non era terrorizzata, e questo porta a escludere che si trovasse sotto minaccia, ma al tempo stesso manifestava delle evidenti fragilità emotive e psicologiche, come se stesse per lanciarsi in una impresa al di sopra delle proprie possibilità”.

Per la dottoressa Manzini “ L’allontanamento volontario va scartato, nonostante la ragazza esprimesse un desiderio di autonomia. Allo stesso tempo bisogna anche escludere che le ultime parole scritte da Alessia contenessero un messaggio in codice ai genitori, perché sarebbe stato più logico inviare la lettera direttamente a loro”.

Alla luce di quanto emerso si può “anche ragionevolmente ipotizzare un nuovo scenario: la ragazza potrebbe aver voluto far credere alle persone da cui stava scappando che andava fuori dall’Italia, per mettersi al riparo da pericoli ”.

Il Riformista riprende le parole della grafologa:

“Il taglio delle ‘t’ così lungo e netto? Indice di aggressività e fragilità. Il margine sinistro crescente? Bisogno di evasione. E la tendenza a scrivere fino al margine destro a voler ‘sconfinare’ con la penna oltre il foglio? Desiderio di indipendenza, di bruciare le tappe. Ma l’assenza di segni di incertezza o tremori porta a escludere uno stato di costrizione”.

Le dichiarazioni dell’amica di Alessia

Il Corriere della Sera ricostruisce i fatti, evidenziando la deposizione a Piazzale Clodio dell’amica di Alessia Rosati, indicando personaggi precisi dietro la sparizione della ragazza romana.

Nell’occhio del ciclone sono finiti gli ambienti di estrema sinistra:

“Io e Alessia eravamo accomunate da una grande passione per la lettura e la cultura - ha detto - e spesso ho frequentato insieme a lei centri sociali tipo Forte Prenestino e Villaggio Globale. Parlavamo anche di politica, passione più di Alessia, che era attiva in Autonomia Operaia e frequentava le cosiddette Aulette blu all’università La Sapienza...”.

Dalle confessioni della ragazza emerge che Rosati aveva avuto una relazione sentimentale con tale “Bugia” che frequentava gli stessi centri sociali ed ora molto attivo politicamente. “Ha avuto una storia anche con uno dei componenti della banda Ak47, che spesso suonava al centro sociale di via Val Padana”.

Droghe? “Sicuramente canne. In un’occasione Alessia mi riferì di aver assunto qualcosa di più forte...,” in più, “Suo padre mi disse di aver ricevuto una telefonata da un soggetto che gli riferì che Alessia picchiava e faceva picchiare...”.

Informazioni che fanno il paio con la telefonata che giunse a casa Rosati da uno sconosciuto secondo il quale la ragazza stava “malissimo”.

Insomma, una vicenda abbastanza complessa, “sempre dopo la scomparsa, incontrai Il Bugia al centro sociale Brancaleone, gli chiesi se sapesse qualcosa di Alessia ma lui con fare vago si allontanò senza neanche rispondermi”.

Alessia Rosati fuggita?

L’amica di Alessia Rosati, che ricordiamo all’epoca dei fatti era stata accusata per dichiarazioni mendaci a pubblico ufficiale, non esclude che la giovane “possa aver deciso di allontanarsi da casa senza dire nulla ai genitori per trasferirsi in Sud America, che catturava molto il suo interesse visto che era stata la patria di importanti esponenti politici”.

I legami tra il caso Rosati e Orlandi

Proprio in occasione dell’uscita sulla piattaforma Netflix della serie “Vatican girl”, che narra le vicende del caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, in più occasioni la sparizione di Alessia Rosati è stata accostata a quella della cittadina vaticana, sparita undici anni prima, e a quella di Mirella Gregori sparita un anno prima di Emanuela.

I legami con il caso Orlandi sarebbero da individuare non solo nella località, gli episodi sono avvenuti entrambi a Roma, ma soprattutto intorno alla figura di Marco Fassoni Accetti, super testimone del caso Orlandi, indagato e poi prosciolto dall’accusa di sequestro di persona e omicidio.

Nel 2015, il fotografo romano rivelò di aver conosciuto Alessia Rosati e di averla ospitata in casa sua prima che venisse portata via da ambienti dei servizi segreti nell’ambito delle tensioni esplose nel Sisde, all’indomani dello scandalo dei fondi neri.

La testimonianza di Accetti, che ha rivelato anche dettagli sul caso di Katy Skerl, non venne presa sul serio dagli inquirenti. Cosa aveva a che fare Alessia Rosati con il Sisde?

Secondo i pm Accetti è sempre stato un “mitomane” ossessionato da questi casi. Le sue dichiarazioni “ sceneggiature fantasiose ”.

Fatto sta, che ora alla luce dei nuovi indizi, la sparizione di Alessia rosati potrebbe trovare una soluzione.

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