Katy Skerl: chi era, cosa è successo e legami con il caso Orlandi

Katy Skerl: chi era, cosa è successo e legami con il caso Orlandi

La bara della 17enne morta nel 1984 è sparita. Cosa la lega ad Emanuela Orlandi?

Macabro risvolto nella morte di Katy Skerl, la 17enne uccisa a Grottaferrata il 21 gennaio 1984, mentre gli inquirenti stavano cercando Emanuela Orlandi (scomparsa il 22 giugno 1983) e Mirella Gregori (scomparsa il 7 maggio 1983).

Gli agenti della squadra mobile, su ordine della Procura di Roma, si sono recati al cimitero monumentale del Verano ed hanno chiesto agli operatori di aprire il fornetto della lapide di Skerl. Dietro la lastra di marmo non è stato trovato nulla. La bara di Katy non c’è. È stata trafugata.

Il loculo, situato nel settore 115, numero 84, seconda fila dal basso, è stato posto sotto sequestro e si indaga sulla vicenda.

Perché la bara è sparita? Ma, soprattutto: da quanto tempo? E con la complicità di chi? Quesiti che le Autorità dovranno cercare di risolvere.

Questo risvolto però potrebbe gettare una nuova luce su un altro cold case: quello di Emanuela Orlandi, la figlia del messo pontificio scomparsa all’età di 15 anni, il cui corpo non è mai stato ritrovato.

Un testimone afferma che la giovane Skerl “fu uccisa per mandare un segnale a papa Wojtyla”.

Katy Skerl: chi era

Caterina Skerl, per tutti Katy, era una giovane ragazza di 17 anni, trovata morta strangolata in una vigna a Grottaferrata il 21 gennaio 1984.

Il papà Peter è un regista svedese naturalizzato italiano, assistente di Ingmar Bergman e noto per alcuni film erotici di successo.

Katy frequenta il liceo artistico di Ponte Milvio. Ha un fratello di nome Marco e i genitori si separano presto, il padre lascia Roma mentre lei resta a vivere con la madre al civico 54 di via Isidoro. Iscritta alla Fgic, è una pasionaria e una femminista.

Katy Skerl: cosa è successo

La mattina di quel tragico 21 gennaio 1984, Katy esce di casa con un borsone per andare a una festa. In compagnia del fratello raggiunge casa di amici a Largo Cartesio. Dopo qualche ora, deve vedersi con l’amica Angela, da cui passerà la notte.

Le due ragazze devono incontrarsi alla fermata Lucio Sestio, ma Katy è in ritardo. Di lei non c’è traccia. Verrà ritrovata il giorno dopo morta con accanto il suo borsone. Non c’è traccia dei biglietti dei mezzi pubblici che avrebbe dovuto usare per arrivare a casa dell’amica.

Strangolata con un fil di ferro e poi con la cinghia del suo stesso borsone, Katy è stata spinta a faccia in giù ed è stata tenuta ferma con un ginocchio sulla schiena, impresso con una forza tale da sfondarle le costole. I medici legali che eseguirono l’autopsia esclusero la violenza sessuale.

In un primo momento, i sospetti ricadono su Maurizio Giugliano, un serial killer che stupra e uccide le sue vittime. Ma non è lui l’assassino.

Nessuna pista fino al 2014 quando ci fu una rivelazione al Corriere della Sera. Il testimone rivelò che Katy Skerl andava in classe insieme a Snejna Vassilev, la figlia del funzionario dell’ambasciata finito sotto processo come complice di Alì Agca.

I sequestri di Orlandi e Gregori sono stati rivendicati nel novembre 1984 dall’organizzazione turca dei Lupi Grigi di cui Agca faceva parte. I Lupi chiedevano la scarcerazione del terrorista in cambio della liberazione delle ragazzine.

Archiviata l’ipotesi del coinvolgimento dei Lupi Grigi, poiché smentita da un pentito della Banda della Magliana. Secondo i pentiti, lo Ior riciclava i soldi della Magliana che, di fronte a un grosso ammanco, aveva deciso di lanciare un messaggio al Vaticano con il rapimento di Emanuela e Mirella.
E il coinvolgimento di Katy?

Katy Skerl: la tomba vuota

Una vicenda a tinte fosche, dove gli affari sporchi la fanno da padrone scrivendo una letteratura criminale che vede al centro delle vicende tre ragazze.

La tomba di Skerl è vuota. Gli agenti della squadra mobile di Roma, su mandato della Procura, hanno chiesto l’apertura del fornetto e dietro la lastra di marmo non c’era niente. Il loculo è stato posto sotto sequestro.

Katy Skerl: i legami con il caso Orlandi

A mettere in connessione i tre cold case sono due plichi misteriosi che vengono fatti recapitare ad un’amica di Orlandi e alla sorella di Gregori. Siamo nell’aprile del 2013. Nel pacco vi erano la foto di un teschio e un testo sinistro:

“Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il ventuno di gennaio martirio di Sant’Agnese con biondi capelli nella vigna del Signore”.

Un chiaro riferimento alla morte di Skerl. Tornano i capelli biondi, la data della morte e il luogo.

A contribuire ad intrecciare le storie delle tre sfortunate ragazze è la testimonianza del fotografo Marco Accetti. Già condannato per aver investito il figlio 12enne di un diplomatico uruguaiano poco distante dalla pineta di Castelporziano, il nome di Accetti diventa chiave nel caso Orlandi: fu lui a trovare il flauto della giovane Emanuela. Una dichiarazione che si rivelò falsa, come quella di essere coinvolto nel rapimento della giovane. Tant’è che venne indagato.

Nel 2015, Accetti rilascia una nuova dichiarazione, questa volta chiamando in causa proprio Katy Skerl. In Procura, Accetti chiede di far riaprire immediatamente la tomba della ragazza. Il fotografo dichiara che Skerl sarebbe stata uccisa su commissione “da una fazione interna ad ambienti vaticani”, opposta a quella di cui avrebbe fatto parte Accetti e “ contrari alla politica eccessivamente anticomunista di Papa Giovanni Paolo II ”.

Stando al racconto di Accetti, “una finta squadra di addetti cimiteriali, simulando una riesumazione, smurò il fornetto in cui era deposta Skerl, da cui prelevò la bara”.

Lo scopo? “Per occultare uno degli elementi che poteva far collegare il caso di Skerl a quello Orlandi”. Quale?

Caso Skerl-Orlandi: ci sarà una svolta?

La connessione tra il caso Skerl e Orlandi potrebbe essere proprio questo: sequestri, delitti e ritorsioni che fanno da sfondo ad intrighi tra gruppi di potere legati alla Santa Sede e consumatisi all’ombra del Vaticano, in quelli che sono stati gli anni più neri della Roma dell’epoca. Ricordiamo che in quegli anni scoppiò lo scandalo dello Ior, ci fu l’attentato a Papa Wojtyla (31 maggio 1981) e vi furono delle nomine controverse.

La Procura ha aperto un fascicolo di indagine. Troppe cose non tornano e il racconto di Accetti, a distanza di sette anni, potrebbe essere credibile.

Infatti, il 67enne fotografo dichiarò alle Forze dell’Ordine che la squadra di finti becchini avrebbe lasciato una maniglia da bara a forma di angelo al posto del feretro trafugato.

Il dettaglio non è stato ancora confermato, ma come riporta Il Messaggero pare che all’interno sia stata rinvenuta proprio una maniglia di ottone.

Accetti mise agli atti che la camicetta bianca di Skerl aveva un’etichetta “Frattina 1982” applicata sul collo. Una parola “non casuale” perché in uno dei comunicati di rivendicazione del sequestro Orlandi, giunto nel 1983, appariva, tra le altre tracce in codice, proprio questa parola “Frattina”, mai descritta dagli inquirenti.

All’epoca le dichiarazioni di Accetti non ebbero un seguito. L’allora procuratore Giuseppe Pignatone chiese ed ottenne dal gip l’archiviazione del fascicolo e il proscioglimento del fotografo (indagato dal 2013-2015) e degli altri cinque indagati, tra cui il sacerdote Pietro Vergari e Sabrina Minardi, l’ex amante del boss della Banda della Magliana, "Renatino" De Pedis.

Adesso, però, le cose potrebbero cambiare. La sparizione della bara di Katy Skerl riapre l’inchiesta e il fotografo potrebbe svelare nuovi dettagli, anche sulla scomparsa della 21enne Alessia Rosati nel 1994.

Resta da capire dove sia finita la bara di Skerl e cosa si voleva nascondere trafugandola.