Allarme nei Balcani, truppe serbe al confine con il Kosovo: Nato teme escalation

Allarme nei Balcani, truppe serbe al confine con il Kosovo: Nato teme escalation

Un video mostra le truppe serbe muoversi verso il confine kosovaro.

Sale l’allarme per un nuovo potenziale conflitto nei Balcani. Un’area poco distante dall’Italia, situata nel centro dell’Europa che per ragioni di tensioni sociali, politiche e religiose è sempre stata una polveriera pronta ad esplodere alla prima occasione.

In seguito alla disgregazione dell’ex Jugoslavia e l’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, a cui era stato annesso nel 1912, in seguito alla prima guerra balcanica, non ci fu mai pace per quel fazzoletto di terra e oggi le tensioni tornano a farsi accese con la Serbia che ha schierato i militari al confine con il Kosovo, l’ex regione che vuole riprendersi a tutti i costi.

Le preoccupazioni della Nato che si possa ripresentare lo stesso scenario che stiamo vivendo in Ucraina sono evidenti, come pure è palese il timore di un’escalation nei Balcani, con Mosca che strizza prepotentemente l’occhio all’alleato serbo che non ha mai messo in pratica le sanzioni contro la Russia.

Senza contare che sia la Serbia che il Kosovo hanno già da tempo avviato il processo per entrare nell’Unione europea.

Ed è proprio per evitare che le cose precipitino, a Berlino, è in corso il summit sui Balcani dove il cancelliere tedesco Olaf Scholz ospita i capi di stato dei Balcani occidentali, (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia), i rappresentanti dei paesi Ue e del Regno Unito, le istituzioni finanziarie internazionali e le organizzazioni regionali per il vertice 2022 sui Balcani occidentali organizzato nell’ambito del cosiddetto processo di Berlino.

L’obiettivo è accelerare un allineamento dei Paesi balcanici con l’Ue e approfondire l’integrazione e la cooperazione regionale come chiave per l’economia, la pace e la crescita in quei territori, oltre ad attenzionare da vicino cosa sta succedendo tra Serbia e Kosovo.

Tensione tra Serbia e Kosovo: cosa sta succedendo

In un video diffuso dai media locali in Serbia vengono mostrate le immagini di diversi veicoli dell’esercito serbo che si dirigono verso il confine con il Kosovo. Cosa sta succedendo?

Una tensione che si sta facendo più alta, dopo la questione delle targhe automobilistiche e le carte d’identità scoppiata la scorsa estate.

Il governo del Kosovo sta cercando di emanare una legge che rispecchi le politiche già in vigore per i kosovari in Serbia, compreso il requisito tale per cui le persone nelle aree a maggioranza serba nel Paese scambino le loro targhe emesse dalla Serbia con quelle emesse dal Kosovo e che coloro i quali entrano nel Paese con un documento d’identità serbo debbano compilare un modulo da utilizzare come carta di identità kosovara temporanea.

Un provvedimento che ha contribuito ad inasprire una situazione già al limite e che viene ritenuta dal governo serbo come discriminatoria.

A tal proposito non sono mancati i contrasti con le autorità e i blocchi stradali, tanto da spingere il Kosovo, il 29 ottobre, a ritardare nuovamente la norma per la confisca delle auto di proprietà di persone di etnia serba che si rifiutano di rispettare la nuova legge.

Il nuovo ministro della Difesa del governo serbo, Miloš Vučević, ha dichiarato che l’esercito è stato messo in allerta per via della situazione in Kosovo, come ordinato dal presidente Aleksandar Vučić.

Non ci stiamo preparando alla guerra, ma non possiamo essere completamente impreparati a tutto ciò che accade. Siamo impegnati nel dialogo”, ha dichiarato Vučević.

Tensione tra Serbia e Kosovo: i timori della Nato

Questa estate, in virtù degli scontri tra serbi e kosovari sulla questione targhe automobilistiche e carta d’identità, la Nato si è detta pronta ad intervenire per evitare un’altra guerra in Europa dopo quella tra Russia e Ucraina.

Sebbene l’Unione europea non abbia mai fatto mancare il proprio appoggio alla causa kosovara, la portavoce per gli Affari esteri e la sicurezza presso la Commissione europea, Nabila Massrali, ha affermato che il suggerimento della Ue è sempre stato quello che il “Kosovo dovrebbe consentire un periodo di transizione più lungo”.

I rinvii operati dal Kosovo non basteranno comunque a sedare gli animi. L’obiettivo è quello di evitare pericolosi confronti sul campo e ottenere un passo indietro da parte della Serbia e del Kosovo, questo è quanto auspicato nel corso della riunione ad alto livello avvenuta il 18 ottobre, come ha dichiarato Caroline Zialdeh, rappresentante speciale del Segretario generale per il Kosovo e capo della Missione per l’amministrazione provvisoria delle Nazioni unite in Kosovo (UNMIK).

Sebbene il Kosovo si sia reso indipendente dalla Serbia nel 2008, dopo una guerra durissima negli anni ’90, la Serbia non ne ha mai riconosciuto l’autonomia, definendola illegale.

Spalleggiato da Russia e Cina, il governo di Belgrado ha, di fatto, sbarrato la strada all’entrata del Kosovo nella Nato. Malgrado ciò, le truppe dell’Alleanza Atlantica sono di stanza in Kosovo dal 1999 con 3.770 soldati sul campo chiamati a mantenere la pace tra i due Paesi, la famosa missione KFOR in cui è impegnata anche l’Italia.

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