Riforma penitenziaria: se passa la proposta della Cartabia al via le scarcerazioni, ecco per chi

Riforma penitenziaria: se passa la proposta della Cartabia al via le scarcerazioni, ecco per chi

Il testo del provvedimento prevede pene sostitutive a quelle detentive per chi ha una condanna inferiore ai quattro anni.

Rivoluzione nel mondo delle carceri con la riforma della Giustizia promossa dalla ministra Marta Cartabia e contenuta nelle leggi delega.

Sono sei i gruppi di lavoro ministeriali che stanno mettendo a punto i decreti legislativi, i testi sulle deleghe ricevute dal Parlamento per alcuni punti della riforma del processo penale, approvata nell’autunno scorso, mediante i quali verrà attuato l’ampliamento delle possibilità di accedere alle pene sostitutive in alternativa al carcere, ma solo per chi ha ricevuto come condanna un preciso numero di anni da scontare nella modalità della pena detentiva.

Una riforma, quella a firma Cartabia, che punta ad introdurre in maniera sempre maggiore la giustizia riparativa.

Dopo l’approvazione in Senato della “Delega al governo per l’efficienza del processo penale nonché in matria di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”, ora l’attuazione della delega, ovvero il risultato dei lavori dei gruppi di lavoro, dovrebbe essere esaminata e votata dal Consiglio dei ministri entro luglio, per poi passare alle commissioni Giustizia di Camera e Senato.

Quindi, una volta completato l’iter, la riforma Cartabia andrebbe ad impattare in maniera significativa sul mondo penitenziario, e le scarcerazioni potrebbero aumentare di molto. Vediamo meglio nel dettaglio.

Riforma penitenziaria: in cosa consiste

È in dirittura d’arrivo la riforma penitenziaria voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia e contenuta, una parte, nelle leggi delega, quelle con cui il Parlamento cede al governo la funzione legislativa, stabilendo criteri e principi generali ai quali il governo deve attenersi per disciplinare una determinata materia.

Dopo l’approvazione della delega da parte del Senato, il 27 settembre 2021, è passato tutto nelle mani dei sei gruppi parlamentari che si stanno occupando della stesura dei decreti legislativi che, in seguito, verranno esaminati e votati dal Consiglio dei ministri, entro luglio, per poi transitare verso le commissioni Giustizia di Camera e Senato.

Ricordiamo che i decreti per l’attuazione devono essere adottati dal governo entro un anno dall’entrata in vigore della legge, avvenuta il 19 ottobre 2021. Quindi, entro ottobre 2022.

Nella riforma Cartabia è prevista, tra le altre cose, la possibilità per i detenuti di accedere alle pene sostitutive in alternativa al carcere, che sarebbero:

  • Semilibertà (possibilità per il condannato di trascorrere parte del giorno fuori dell’istituto di reclusione per partecipare ad attività lavorative allo scopo del reinserimento sociale);
  • Detenzione domiciliare (possibilità di scontare la pena a casa propria, o in un altro domicilio privato indicato all’autorità giudiziaria o in un istituto di cura o recupero), non si tratta di arresti domiciliari;
  • Lavoro di pubblica utilità (lavoro non retribuito che viene svolto presso enti o organizzazioni di volontariato ma anche presso comuni, regioni o presso lo Stato);

resta confermata la pena pecuniaria.

Riforma penitenziaria: chi verrà scarcerato

La capogruppo di “Italia Viva” Lucia Annibali ha presentato un’interrogazione parlamentare sul sovraffollamento carcerario, al quale ha risposto la ministra Cartabia, nel corso del question time alla Camera:

“L’attuazione della delega per il processo penale, i cui decreti legislativi sono in fase di elaborazione e saranno portati a breve al Consiglio dei ministri ha una parte importante che riguarda le pene sostitutive delle pene detentive brevi sino a 4 anni”.

In poche parole: chi viene condannato a pene sotto i quattro anni non deve fare più richiesta di pena alternativa al tribunale di sorveglianza, ma è il giudice che stabilisce la pena a decide anche la sanzione sostitutiva.

Questo passaggio consente di:

  • Intervenire sul sovraffollamento delle carceri;
  • Snellire i procedimenti giudiziari.

Una dichiarazione, quella della ministra Cartabia, che ha fatto storcere il naso a molti che hanno ribattezzato la nuova misura “salvaladri”.

In primis, il Fatto Quotidiano che si è mostrato sprezzante verso la riforma. Tanto da dire che “per Cartabia, dunque, in carcere non ci deve andare quasi nessuno, in nome del “fine rieducativo della pena” e l’obiettivo del “reinserimento sociale” (che però presuppongono una pena)”.

Per alcuni giornali, la ministra vuole scarcerare “ un detenuto su tre ”.

Cartabia, in audizione alla Camera a marzo 2021, aveva descritto la riforma come il “superamento dell’idea del carcere come unica effettiva risposta al reato”. Per la ministra:

“la “certezza della pena” non è la “certezza del carcere”, che per gli effetti desocializzanti che comporta deve essere invocata quale extrema ratio. Occorre valorizzare piuttosto le alternative al carcere, già quali pene principali”.

Le pene fino a 4 anni, ha continuato Cartabia, in risposta alla deputata Annibali, “riguardano circa il 30% della popolazione carceraria, l’impatto di queste misure può essere molto significativo”.

Riforma penitenziaria: cosa cambia

Già oggi la normativa prevede per le pene fino a 4 anni la possibilità che il condannato possa richiedere misure alternative. Eventualità che può verificarsi solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza, ovvero sia una sentenza per cui non ci può essere più ricorso in Appello o in Cassazione.

Al momento, la richiesta della misura alternativa deve essere avanzata al magistrato di sorveglianza. In attesa della decisione, il condannato vive una situazione di limbo, diventa un “libero sospeso”: non va in carcere, ma non inizia a scontare neppure la pena alternativa.

Con i decreti che verranno introdotti, le cose cambierebbero radicalmente. I “liberi sospesi” non ci sarebbero più, la mole di lavoro per i magistrati sarà considerevolmente ridotta e le misure alternative diventerebbero sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, che possono essere stabilite direttamente dal giudice che emette la sentenza.

Inoltre, gli altri interventi previsti nell’attuazione della delega sono: l’ampliamento della non punibilità per la particolare tenuità del fatto e la sospensione del procedimento con messa alla prova.

Cartabia, secondo quanto afferma il Fatto Quotidiano, starebbe pensando ad una libertà anticipata più lasca: “Se ne discute per valutare se innalzare la detrazione della pena, in particolare per i due anni di pandemia. In effetti in questi due anni il carcere è stato più duro e afflittivo, giustamente se ne discute”.