Droni in dotazione alle Forze di Polizia, ma non per tutti: chi è escluso?

Droni in dotazione alle Forze di Polizia, ma non per tutti: chi è escluso?

La Polizia penitenziaria è esclusa dall’utilizzo dei droni per finalità istituzionali.

L’impiego dei droni nelle attività che svolgono le Forze di Polizia sta diventando quanto mai fondamentale. Il supporto e l’ausilio che forniscono gli Aeromobili a pilotaggio remoto nelle attività istituzionali è davvero essenziale.

Tuttavia, la normativa, a firma del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 18 agosto 2022, che concede la dotazione dei droni al personale in divisa ha escluso la Polizia Penitenziaria.

È bene prendere coscienza che la sicurezza penitenziaria può essere considerata una porzione di sicurezza pubblica ed il mantenimento dell’ordine e della disciplina negli istituti penitenziari è parte del processo di mantenimento dell’ordine pubblico” ha affermato Ferdinando Vertucci, ispettore di Polizia penitenziaria che ha accolto la notizia con profonda amarezza.

Da tempo appassionato ed autodidatta nel settore U.A.S. (Unmanned Aircraft System), già nel 2018 Vertucci sensibilizzava sull’importanza dei droni, promuovendo un progetto di specializzazione per il Corpo di Polizia penitenziaria con obiettivo di costituire i Nuclei U.A.S. per la sorveglianza aerea degli istituti penitenziari, per le attività di polizia giudiziaria, per i compiti di polizia stradale, per la bonifica di territori e per le attività di ricerca e soccorso, in collaborazione con le altre Forze di Polizia.

Perché la Penitenziaria è stata esclusa?

Le ragioni che si celano dietro l’esclusione dell’uso dei droni da parte dei poliziotti penitenziari non sono note. Nella normativa vengono citati coloro i quali possono usare i droni per compiti istituzionali di controllo e contrasto alla criminalità come la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza; ma non viene menzionata la Penitenziaria.

Tuttavia, è importante evidenziare, invece, quanto e in che modo i droni potrebbero essere di supporto all’attività che quotidianamente svolge la Polizia penitenziaria.

Nel nuovo art.1-bis del d.l. 30 aprile 2020, n.28, introdotto in sede di conversione della legge 25 giugno 2020, n.70, viene estesa anche alla Polizia penitenziaria la possibilità di fare utilizzo degli UAS, allo scopo di “assicurare una più efficace vigilanza sugli istituti penitenziari e garantire la sicurezza all’interno dei medesimi”.

Pertanto, le istituzioni dovranno apportare le dovute modifiche al Decreto-legge del 13 giugno 2020 (art. 3, comma 2, Finalità di impiego degli U.A.S.) annoverando anche la Polizia penitenziaria tra le Forze di Polizia che utilizzano i droni ai fini del controllo del territorio, ordine e sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla sorveglianza aerea degli istituti penitenziari ed in tutti gli altri compiti istituzionali di sua competenza.

A cosa servono i droni

I droni, ne è certo l’ispettore Vertucci e riportato da forzearmate.eu, possono essere utili per le finalità di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, ad integrazione dei già collaudati strumenti di controllo del territorio, al fine di implementare l’efficacia della strategia di prevenzione e repressione di attività illecite.

L’utilizzo dei droni è stato posto in evidenza già da qualche anno dai vertici della Forze di Polizia e potrebbe coniugare perfettamente la tecnologia con il lavoro dei poliziotti penitenziari, svolgendo una duplice attività:

  • Missioni di deterrenza;
  • Specifica sorveglianza aerea dei territori;

contribuendo ad apportare significativi mutamenti “nel modus vivendi ed operandi dei criminali e dei movimenti terroristici o estremisti”.

In attesa che le cose si sblocchino, l’Amministrazione penitenziaria, sottolinea Vertucci, si sta muovendo con “l’istituzione di una neo sezione specializzata e dedicata agli studi ed alla sperimentazione dei sistemi di contrasto anti-drone, istituita presso il Dipartimento centrale”.

La delusione dei sindacati

Il SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) ha espresso, tramite il segretario generale Donato Capece, la delusione e l’amarezza per il mancato inserimento della Polizia penitenziaria nell’uso dei droni per compiti istituzionali.

“Se si considera che è proprio attraverso i droni che in carcere vengono introdotti droga, telefoni cellulari e persino armi (come accaduto nel carcere di Frosinone,) non averli previsti a supporto delle attività operative del Personale della Polizia Penitenziaria mi sembra un errore. Credo e spero si possa porre rimedio, per l’interesse della sicurezza nazionale”

I droni potrebbero rivelarsi preziosi anche in caso di evasione di un detenuto poiché consentono velocemente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti.

Il drone, però, deve viaggiare di pari passo con strumenti di ultima generazione come ad esempio “un software in grado di utilizzare i frame dei video mandati alle centrali operative e, soprattutto, una formazione specializzata per il personale”.

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