Paola Gentile - 9 febbraio 2022
Violenza domestica: quando si verifica e come la si riconosce
Sempre più donne sono vittime di violenza domestica. In Italia il problema interessa il 31% della popolazione femminile.
La violenza domestica trasforma la casa in una prigione. Durante il periodo del lockdown, costrette in delle abitazioni, la maggior parte delle quali molto piccole, un numero cospicuo di donne si è ritrovato da solo con il proprio aguzzino senza potersi difendere, senza poter uscire.
Ma la violenza domestica non ha per protagoniste solo le donne, gli atti di prevaricazione possono interessare anche uomini, bambini, e tutti coloro i quali vivono una relazione violenta.
Violenza domestica: quando si verifica
La violenza domestica può essere ascritta a quella tipologia di reato di prevaricazione di un partner abusante nei confronti dell’abusato.
Molto spesso gli abusi sono di natura:
- Fisica, quelli che lasciano segni sul corpo;
- Sessuale, spesso presente ma non riconosciuta ed esercitata da un partner intimo;
- Psicologica, con una serie di atteggiamenti intimidatori e di controllo, volti a isolare e indebolire la vittima;
- Economica, che consiste nel controllo della partner tramite privazione o limitazione nell’accesso alle disponibilità economiche proprie o della famiglia;
- Stalking, caratterizzato da atti persecutori, e solo di recente ha ottenuto un riconoscimento giuridico.
Il tutto condito da minacce, coercizione e privazione della libertà sia nella vita pubblica che privata.
Tali dinamiche si innescano all’interno del nucleo familiare, tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che il soggetto abusante condivida o abbia condiviso la stessa abitazione con la vittima. In questo caso ci troviamo dinnanzi al fenomeno della violenza da partner intimo, e nella maggior parte dei casi viene esercitata dagli uomini sulle donne.
La violenza domestica è sistemica e interessa la costruzione sociale, culturale e la disparità di potere, trasversale ad aree geografiche e a condizioni socioeconomiche e religiose.
Violenza domestica: come si manifesta
La violenza domestica si compone di una serie di atti violenti ciclici che crescono esponenzialmente fino a esplodere, la cosiddetta “spirale della violenza” e prevede 3 fasi:
- Fase 1: aumento della tensione favorito da liti frequenti;
- Fase 2: aggressione con comportamenti violenti;
- Fase 3 o della “luna di miele”: pentimento e riconciliazione. Si verifica quando l’aggressore chiede scusa per i suoi comportamenti e si pente delle sue azioni. In alcuni casi il partner abusante prova vergogna per ciò che ha fatto, chiede perdono e promette che non ricapiterà più, contando sul fatto che cambierà.
Inoltre, in questa escalation emotiva colpevolizza la vittima attribuendole la responsabilità delle azioni da lui commesse.
Violenza domestica: quali sono le conseguenze
Le conseguenze per le donne che sopravvivono alla violenza domestica sono molteplici, gravi e acute, specie se sono mamme.
I risultati raccolti dall’Istat delineano questo quadro:
- 52,75% soffre di perdita di fiducia e autostima;
- 46,8% problemi di ansia, fobia, attacchi di panico;
- 46,4% disperazione e sensazione d’impotenza;
- 46,3% disturbi del sonno e dell’alimentazione;
- 40,3% depressione;
- 24,9% difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria;
- 21,8% dolori ricorrenti al corpo;
- 14,8% difficoltà nella gestione dei figli/e
- 12,1% autolesionismo o idee di suicidio.
Violenza domestica e figli
Le ripercussioni più grandi per una donna che subisce violenza domestica è il rapporto con i propri figli, generando un rapporto poco sereno madre-figlio/a.
Tuttavia, anche i bambini che assistono tali episodi restano traumatizzati sia a livello emotivo, cognitivo e relazionale con un serio rischio che possano replicare ciò che vedono.
Uscire da questo problema significa rivedere il concetto stesso di società che delinea una serie di relazioni impari di potere tra uomini e donne, privilegiando quasi sempre i primi. Per rivedere il concetto di empowerment occorre avviare dei processi di sensibilizzazione e promozione di politiche che possano garantire pari opportunità.
Quando si parla di violenza sulle donne
Secondo quanto stabilito dal Consiglio d’Europa nell’art.3 della “Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (Convenzione di Istanbul), la violazione nei confronti delle donne è una “violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne”.
La violenza maschile sulle donne, che può verificarsi sia nel privato che nel pubblico, ha radici da ricercarsi in aspetti culturali, sociali, quasi endemici della società che nascono e si alimentano nei contesti più disparati e non sempre legati alla classe sociale di appartenenza.
La violenza maschile sulle donne ha una durata, un inizio e una fine, a differenza di quella domestica che, come abbiamo già spiegato, è ciclica.
Cosa rischia chi fa violenza su una donna
Chi compie violenza su una donna rischia la reclusione fino a sei mesi o una multa fino a 309,00 euro.
Inoltre, colei che ha subito il danno potrà agire in sede civile per ottenere il risarcimento. In caso di lesioni personali, invece, la pena è la reclusione da sei mesi a tre anni. Per il reato di violenza sulle donne si rischia dai 6 ai 12 anni di prigione.
In caso di separazione, il marito dovrà abbandonare la casa familiare e garantire alla moglie e/o figli un assegno mensile, oltre al pagamento dello spese di separazione.
Violenza domestica: i dati
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha stimato che la violenza fisica e/o sessuale da partner sessuale e da non partner arriva al 35%. In Italia è pari al 31%, secondo dati Istat.
A livello globale, una donna su tre è vittima di violenza almeno una volta nella vita.
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