Chiara Esposito - 8 giugno 2021
Turismo vaccinale: un sistema discriminatorio?
Un soggiorno all’estero che garantisce l’immunità da Covid-19 è davvero così accessibile? Non sempre, vediamo perché.
Tra i tanti termini coniati con la pandemia c’è anche quello del turismo vaccinale.
Sono diversi, infatti, gli italiani (ma è una pratica diffusa anche negli altri Paesi) che hanno approfittato della possibilità di spostarsi all’estero per andare in quei posti dove vaccinarsi è più semplice, a ogni età.
Mentre in Italia non ci sono ancora risposte certe circa l’eventuale somministrazione della seconda dose in una regione diversa dalla propria per i vacanzieri che ne facessero richiesta, nel mondo sono tante le mete del cosiddetto “turismo vaccinale”.
Destinazioni più gettonate per il turismo vaccinale
Dall’America all’Est Europa passando per tappe lussureggianti nelle isole da sogno: questa è la mappa degli Stati che aprono le porte ai turisti per un soggiorno completo di pacchetto vaccinale.
- Florida
- Texas
- Cuba
- Serbia
- Maldive
- Alaska
- Mauritius
- New York
- Emirati Arabi Uniti
- Russia
- San Marino
Turismo vaccinale: via libera a San Marino, ma gli italiani restano fuori
Dal 17 maggio, San Marino ha aperto ai non residenti la possibilità di vaccinarsi con lo Sputnik V. L’Italia però non può avere accesso a questo servizio.
L’assenza di un accordo di collaborazione con il nostro paese e la mancata approvazione del vaccino russo da parte dell’EMA sono i fattori responsabili di questa apparente discriminazione. Volendo considerare però anche la questione economica, per alcuni la spesa richiesta potrebbe essere un ulteriore fattore di discrimine: il costo della vaccinazione è di 50 euro, senza contare l’importo della prenotazione di un albergo per due soggiorni da 3 notti l’uno a distanza di 28 giorni.
Nulla a che vedere con la copertura sanitaria nazionale.
Turismo vaccinale: c’è chi sceglie la Serbia
Alla ricerca di spese più contenute i nostri connazionali spesso si dirigono verso il paese dei Balcani. La Repubblica di Serbia è infatti un vero e proprio caso da attenzione: con un’iniziale apertura agli stranieri tra marzo e aprile a causa del surplus di dosi presenti all’interno del paese, questo aveva registrato un boom di prenotazione per poi subire un piccolo stop per dare la priorità ai cittadini serbi nelle liste d’attesa.
Attualmente però, stando ai dati di Our World in Data, ben il 31,3% dei residenti ha già completato il ciclo vaccinale a fronte del nostro 21,6% e si riprende a pieno regime l’accoglienza estera.
Gli italiani che hanno deciso di spostarsi si sono recati qui spinti dalla gratuità del vaccino così come dalla possibilità di esprimere una preferenza tra cinque tipologie. La prenotazione inoltre risulta agevolata poiché prevede solo la compilazione di un questionario sul Portale eUprava.
Turismo vaccinale: cifre da capogiro per America ed Emirati
Dopo le porte chiuse a causa delle restrizioni europee e l’accoglienza balcanica, è bene dare uno sguardo anche oltreoceano e al contesto medio orientale, due fronti distinti accomunati dalle cifre proibitive del turismo vaccinale.
In Texas troviamo un servizio di jet privati il cui costo può raggiungere anche 40 mila dollari mentre a Dubai sono attive agenzie di viaggi di lusso che offrono un pacchetto alla modica cifra di 46mila euro.
Nel resto dei casi? Una via di mezzo
Le mete rimaste si attestano su una posizione mediana tant’è che alcune nazioni richiedono lunghi soggiorni o cifre, come in Russia o New York, equivalenti a quelle di un soggiorno medio dell’epoca pre-pandemia.
La questione etica
Seppur con le dovute discriminazioni, è piuttosto chiaro che l’opzione di vaccinarsi all’estero risponde a logiche commerciali e politiche ben precise, lasciando fuori una buona fetta di popolazione e soprattutto evidenziando le disparità esistenti tra le economie più floride del mondo e tutti quei paesi che ancora oggi non hanno a disposizione un numero di dosi sufficienti per immunizzare neppure il proprio personale medico.
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