Smart working, i dipendenti pubblici “fanno finta di lavorare”: il nuovo attacco di Brunetta

Smart working, i dipendenti pubblici “fanno finta di lavorare”: il nuovo attacco di Brunetta

Il Ministro della Pubblica amministrazione bolla lo smart working e spinge al ritorno in ufficio.

Il Ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, torna a battere su un tema a lui molto caro e verso il quale ha sempre mostrato rimostranze e perplessità: lo smart working.

Forte dei dati epidemiologici in discesa, di una campagna vaccinale che viaggia spedita, di una momentanea esclusione di una quarta dose (secondo booster), il Ministro sferra un nuovo attacco al lavoro agile, come pure ai dipendenti pubblici.

Smart working: il pensiero di Brunetta

Il Ministro Brunetta invita a puntare sulla vaccinazione, anziché:

“Stare chiusi a casa, con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working.”

Precisando però che non tutti coloro i quali lavorano da remoto ne approfittano per fare altro in orario di lavoro.

Ai microfoni di Sky TG24, il ministro forzista ha reso un grande plauso all’azione messa in campo dal governo Draghi puntando alla vaccinazione di massa al fine di favorire il ritorno in ufficio al 100% per i dipendenti della P.A., utilizzando vaccini e presenza per una migliore organizzazione del lavoro, ricordando come l’Italia sia stata capace di affrontare la crisi pandemica ed uscirne a testa alta.

Smart working: l’ira della Cgil

Le dichiarazioni ficcanti del ministro della P.A. hanno innescato una reazione piccata dei sindacati. La segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, ha accusato Brunetta di screditare continuamente i dipendenti della Pubblica amministrazione che con enormi sacrifici, legati alla poca infrastrutturazione digitale, hanno garantito la continuità dei servizi, in un frangente di emergenza sanitaria.

Con un pensiero diametralmente opposto a quello del Ministro, Scacchetti chiede di scommettere sullo smart working e rimodulare i contratti di lavoro tenendo conto di questa importante modalità.

Una riforma della P.A. sostiene la segretaria, non si raggiunge con il “controllo e il lavoro solo in presenza”, ma solo attraverso una maggiore responsabilizzazione del lavoratore, contestualmente a una valorizzazione delle professionalità al proprio interno.

Smart working: le reazioni del mondo politico

I deputati della Commissione Lavoro del Movimento 5 Stelle non ci stanno al racconto che vuole dare Brunetta degli smart workers. A suffragare le loro tesi citano i dati che certificano un aumento della produttività grazie allo smart working.

Perché l’Italia è poco incline allo smart working

Ci voleva la pandemia per spingere il nostro Paese a adottare misure in materia di smart working, che negli altri Paesi del mondo è una modalità strutturata.

L’ostilità al lavoro agile colpisce tanto la Pubblica amministrazione quanto le aziende private ed ha una matrice culturale.

Prima del Covid, secondo uno studio condotto dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2017 le aziende che avevano adottato lo smart working erano il 36%, su un campione di 206. Non pervenuta la Pubblica amministrazione.

L’ostacolo principale risiederebbe nel binomio: controllo del dipendente, esito del lavoro soddisfacente. In un rapporto proporzionale tra: ufficio e produttività.

Invece, stimolando il lavoratore a essere autonomo, e non monitorato, questi può rendere di più e responsabilizzarsi, scegliendo orari, strumenti e luoghi dove svolgere il proprio lavoro.

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