Barbara Petrano - 2 febbraio 2022
Quali regioni rischiano il cambio colore da lunedì 7 febbraio
I contagi stanno calando, le terapie intensive sono stabili in quasi tutto il Paese, però alcune regioni rischiano sono a rischio zona rossa.
I contagi stanno calando, le terapie intensive sono stabili in quasi tutto il Paese, però alcune regioni rischiano comunque di cambiare colore e abbandonare la zona bianca da lunedì 7 febbraio.
La variante Omicron è stata molto contagiosa, tanto che durante le festività ha portato i contagi al picco; ha colpito persone con la terza dose e anche chi aveva contratto in precedenza il Covid. Nonostante ciò, pochi hanno riscontrato sintomi gravi, tanto che le terapie intensive non sono arrivate al collasso come nelle ondate precedenti.
Ora c’è la paura per Omicron 2 ancora più contagiosa ma di entità più mite, arrivata in Italia da qualche settimana.
Lunedì 7 febbraio: cosa potrebbe cambiare?
Attualmente la maggior parte delle regioni sono in zona gialla, il che vuol dire che non ci sono tantissimi contagiati negli ospedali. Resiste però l’obbligo d’indossare la mascherina all’aperto, non si sa ancora per quanto tempo. Per ora le uniche regioni in zona bianca sono Molise, Umbria e Basilicata, mentre quelle in zona arancione sono Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte, Valle d’Aosta e Sicilia.
Le regole per la zona arancione non prevedono grandi limitazioni per chi ha il super green pass. Chi ne è sprovvisto, invece, può spostarsi all’interno della regione solo per motivi di salute o di lavoro.
Da lunedì 7 febbraio, tuttavia, potrebbero cambiare i colori per alcune regioni, ecco quali:
- In zona rossa Valle D’Aosta e Friuli Venezia-Giulia, entrambe hanno dati di ricovero più alte di tutto il Paese;
- In zona arancione Lazio e Marche per numero di contagi;
- In zona gialla l’Umbria per numero di ricoverati e per l’aumento delle terapie intensive.
Cambio di colore: ecco i requisiti da tener conto
Una regione cambia colore in base a dei requisiti specifici maturati sulla base dei dati a disposizione. In particolare una regione passa in zona rossa, cioè allo stato più grave, in base a questi tre parametri:
- un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100mila abitanti;
- più del 40% dei posti letto occupati da pazienti covid;
- più del 30% di posti in terapia intensiva.
Dai dati di questa settimana non possiamo dirci soddisfatti o fuori pericolo, ma rispetto al picco dei contagi registrato nella prima settimana di gennaio si può tirare un sospiro di sollievo. Salvo per le due regioni dove la situazione dei ricoveri supera il 40%, ossia la Valle d’Aosta e il Friuli; le stesse però, potrebbero essere salvate dai pochi ricoveri in area medica, che non superano il 30%.
Tassi di incidenza del mese di gennaio
La situazione su scala nazionale presenta dati positivi sulle terapie intensive, dove il tasso è pari al 17%. In discesa per Calabria, Basilicata, Liguria e Marche, in tutte le altre regioni sono stabili.
Mentre ancora alto è il tasso dei ricoveri nelle aree mediche, pari al 30,7%. La regione con minori posti letto occupati è il Molise con il 20%, quella col tasso più alto la Valle d’Aosta.
In generale questi dati non spaventano ma bisogna tenerli d’occhio. L’Istituto Superiore di Sanità mette in evidenza i dati dell’incidenza sulle varie fasce d’età: più alto il tasso d’incidenza per la fascia d’età 0-9 anni, successivamente la fascia dai 10 ai 19 anni.
Se i contagi diminuiscono e i dati dei ricoveri anche, possiamo andare verso la fine dello stato d’emergenza prefissato per il 31 marzo e sperare nell’abolizione delle misure restrittive.