Perché l’Isis torna a far paura all’Italia

Perché l'Isis torna a far paura all'Italia

Il messaggio dell’Isis per l’Italia: "Ci prepariamo a prendere Roma". Dalle parole all’arresto di un combattente a Salerno, torna la minaccia dei jihadisti.

L’ombra delle minacce del sedicente Stato Islamico si allunga nuovamente su Roma e l’Italia.

Le minacce dell’Isis rivolte alla Capitale e al ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, hanno provocato moti di preoccupazione nell’opinione pubblica.

Anche l’arresto avvenuto nei giorni scorsi a Salerno di uno dei colonnelli di Daesh ha destato inquietudine. Non è stata dimenticata, infatti, la “promessa” dei jihadisti di conquistare la penisola italiana, il “ponte sul Mediterraneo”. Una minaccia che sembrerebbe reale e concreta.

Le minacce dell’Isis per l’Italia: le parole dello Stato Islamico

Le minacce sono comparse sul settimanale Al-Naba, la rivista ufficiale dell’Isis, rivolgendosi alla dirigenza delle formazioni islamiste, con discorsi volti a rafforzare l’indottrinamento e rinsaldare l’identità dell’organizzazione terroristica.

Le preoccupazioni dell’Europa crociata non sono infondate − recita il documento su Al-Naba − e le paure della Roma crociata sono giustificate, perché sono state e sono ancora nella lista dei bersagli più importanti per i mujaheddin. Perché questa è la promessa che Dio Onnipotente ha fatto ai suoi fedeli servitori che sono sicuri della sua realizzazione. L’aspettano con grande pazienza e hanno fatto preparativi sin dall’inizio della loro guerra santa in Iraq [...] Dopo anni di attesa l’Onnipotente ha garantito la conquista per i mujaheddin e permesso la loro espansione in modo da essere in prossimità del luogo della battaglia finale

Dal testo si evince più una minaccia futura che attuale.

Perché l’Isis minaccia l’Italia

Roma è stata e rimane uno dei bersagli più importanti sulla lista del Califfato, città emblema del mondo cristiano, nonché capitale di uno dei paesi che da sempre si batte per la lotta contro il terrorismo.

Le minacce sono comparse sul settimanale Al-Naba a seguito dell’incontro tra i vertici della coalizione internazionale contro il Daesh svoltosi a Roma. In quell’occasione Luigi Di Maio ha ribadito con forza che non è sufficiente contrastare le forze terroristiche in Iraq e in Siria, dove da anni le cellule terroristiche dell’Isis operano.

L’attenzione e l’impegno dell’Italia e degli altri Stati dovrebbe spostarsi verso l’Africa. Di Maio ha quindi definito l’espansione dello Stato Islamico nel continente africano e specialmente nel Sahel “preoccupante”. Proteggere il Sahel, una fascia di territorio dell’Africa subsahariana, estesa tra il deserto del Sahara e la savana del Sudan, significherebbe per il Ministro, “difendere l’Europa”.

Dopo il vertice, non passato inosservato agli occhi dei sedicenti islamici, gli eredi di Al-Baghdadi hanno quindi minacciato Roma, citando alcuni versetti apocalittici del Corano, versi che originariamente si riferivano a Costantinopoli. Roma, secondo gli jihadisti, si aprirà alla conquista.

L’obiettivo dei jihadisti è chiaramente quello di rinsaldare la fiducia dei loro sostenitori, cercando di mostrare quanto ancora l’Occidente sia spaventato dalla loro volontà distruttiva. Infatti nel testo vengono sminuite le sconfitte subite in Medio Oriente, mentre vengono esaltati i loro successi in Africa.

L’arresto del colonnello dell’Isis a Salerno

Dopo le minacce, l’arresto a Salerno di un colonnello di Daesh ha comunque scosso l’opinione pubblica.

Era da più di un anno che il terrorista si trovava in Italia, non aveva casa né una famiglia con sé. Per potersi mantenere aveva svolto diversi lavori come inserviente in un lido balneare. Se da fuori poteva sembrare un immigrato in cerca di fortuna l’uomo era in realtà un combattente della Jihad.

La Digos di Napoli e quella di Salerno, coordinati con Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi), aveva individuato l’uomo già da un po’, ricercato dalle autorità del suo paese, il Marocco, e indicato come “soggetto pericoloso”. Appena sono arrivati gli atti del mandato d’arresto internazionale, è scattato il blitz. Ora Afia Abderrahman, 29 anni, è in cella in attesa dell’estradizione.

Le parole dell’Intelligence italiana e del capo della Digos di Napoli

L’Italia deve rimanere vigile in questo momento delicato. Queste sono le parole dell’Intelligence italiana che ha dichiarato:

La riunione sul terrorismo voluta principalmente dall’Italia e dall’America diventa un ulteriore motivo per lo Stato Islamico per ribadire l’intenzione di pianificare attentati terroristici anche in territorio italiano e, in particolare, pone Roma tra gli obbiettivi delle sue operazioni ostili

L’intelligence ha spiegato quanto la minaccia non sia rappresentata dall’organizzazione ma da elementi che singoli che promuovono iniziative ostili di mero supporto ideologico alla causa.

Intanto il capo della Digos di Napoli Antonio Boccelli ha sottolineato che le indagini sono appena cominciate e non ci sono ancora gli elementi per poter ritenere che Afia Abderrahman si stesse organizzando realmente in Italia.