Israele-Palestina: perché l’Unione Europea rimane in silenzio

Israele-Palestina: perché l'Unione Europea rimane in silenzio

Dopo l’escalation di violenza tra Israele e Hamas e il successivo "cessate il fuoco", Israele continua la sua persecuzione nei confronti dei cittadini palestinesi e l’Unione Europea non si schiera contro lo Stato israeliano.

Il silenzio dell’Unione Europea riguardo i recenti avvenimenti tra Israele e Hamas, e la successiva operazione di arresti su larga scala, soprannominata “Law and Order”, da parte della polizia israeliana non può che essere interpretata dai cittadini palestinesi come una tacita complicità.

Recentemente uno studio pubblicato dalla Ong statunitense Human rights watch (Hrw), “A threshold crossed”, ha denunciato le violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini palestinesi da parte d’Israele.

Secondo la Corte penale internazionale (Cpi), infatti, tali crimini sarebbero classificabili come crimini di apartheid; eppure l’Unione Europea, che da sempre si fa portavoce dei diritti internazionali e dei diritti fondamentali umanitari, non si è schierata contro Israele e davanti agli avvenimenti dell’ultimo mese è rimasta ferma, non prendendo una posizione sulla vicenda.

Nelle ultime settimane ci si è interrogati sul ruolo giocato dall’UE e di come sia rimasta legata a delle datate narrazioni del conflitto israelo-palestinese.

Proprio su queste tematiche si è incentrato il Webinar del 31 maggio organizzato dall’Istituto affari internazionale di Roma, l’Istituto universitario europeo di Firenze e Sciences Po di Parigi e intitolato “Storia in divenire. Esistenza, violenza e aspettative in Palestina e Israele”.

L’Unione Europea disconnessa dalla realtà

Credo ci sia ancora un approccio problematico dell’UE a ciò che sta realmente accadendo. Essendo ignara della realtà parla della Palestina e d’Israele in modo totalmente sconnesso dalla realtà, continuano a ripetere come un mantra la Soluzione dei Due Stati.

Queste sono state le parole di Inès Abdel Razek, responsabile delle campagne dell’Istituto palestinese per la diplomazia pubblica, che ha sottolineato come questa linea di azione sia totalmente fallimentare per via di uno squilibrio di potere tra le due parti. L’UE in questo modo risulta bloccata in un “processo di pace” che ha condotto alla burocratizzazione creando incessantemente comitati su comitati basati su dei presupposti del tutto erronei e astorici. Il continuo insistere sull’interpretazione del conflitto sul modello dei “Due stati” fa sì che non ci si renda conto delle reali situazione coloniale di apartheid.

Ha rincarato la dose Amjad Iraqi che ha invitato l’Unione Europea a non essere l’apologeta degli interventi d’Israele e a non interpretare in maniera diversa le azioni intraprese dallo Stato.

Se il governo israeliano dice: ‘Abbiamo votato una legge sullo stato-nazione ebraico in base alla quale gli ebrei hanno più diritti [rispetto i palestinesi ndA]’, l’Unione europea automaticamente traduce: ‘Israele è una democrazia che offre pari diritti ai suoi cittadini’. Gli europei devono smetterla di giustificare sempre Israele in questo modo

La visione dei due stati è dunque insostenibile in quanto ci troviamo davanti all’esistenza reale e riconosciuta di un unico stato con dei “bantustan” palestinesi, termine adoperato da Amjad che si rifà ai territori concessi alle popolazioni nere ai tempi dell’apartheid.

Le cause del silenzio europeo

La giornalista Marinav Zonszein ha poi cercato di ricostruire le cause profonde che continuano a bloccare l’Unione Europea per un possibile schieramento:

  1. Gli accordi economici e scientifici stretti da Israele con l’Ue, principale partner economico.
  2. Le accuse di antisemitismo utilizzate da Israele come strategia vincente, e alcuni paesi come la Germania ancora soffrono queste accuse.

Inoltre i processi burocratici dell’Ue la costringono in una cristallizzazione di divisione anche a causa delle pressioni dei governi di estrema destra come l’Ungheria, che recentemente ha stretto accordi proprio con Israele.

Un segnale positivo, potrebbe essere per la giornalista, la reale applicazione della Convenzione di Ginevra sul diritto internazionale umanitario nei territori palestinesi e guardando all’operato dello stato israeliano esattamente come ha fatto a maggio l’Irlanda.

Infatti solo pochi mesi fa il parlamento irlandese ha approvato una mozione che condanna "l’annessione di fatto" dei territori palestinesi da parte delle autorità israeliane, facendo sì che per la prima volta uno dei 27 paesi dell’Unione europea abbia riconosciuto Israele come attore responsabile.