Giuseppe Salvia: chi era, cosa ha fatto e chi lo uccise

Giuseppe Salvia: chi era, cosa ha fatto e chi lo uccise

Chi è Giuseppe Salvia, cosa ha fatto per mettersi contro la Camorra e chi lo ha ucciso a colpi di pistola.

Pochi sanno chi è Giuseppe Salvia, eppure la sua vita dovrebbe essere da esempio per molti.

Giuseppe Salvia è stato vicedirettore e responsabile del reparto di massima sicurezza del carcere di Poggioreale di Napoli dal 1976 fino al 1981, anno in cui venne assassinato. L’omicidio di Giuseppe Salvia avvenne sulla tangenziale di Napoli, a opera di un commando di sei uomini che gli spararono senza esitazioni dopo averlo seguito.

Il Comune di Capri, la città natale di Salvia, gli ha dedicato una scuola, in memoria di una vita al servizio della giustizia e dei valori morali. Così la scuola elementare e materna di via Tiberio resta come promemoria della tragica fine di Giuseppe Salvia per mano della camorra. Furono tante le occasioni per passare dal lato sbagliato ma Giuseppe non cedette mai, a costo della vita.

La vita di Giuseppe Salvia

Giuseppe Salvia nacque a Capri nel 1943 e si trasferì a Napoli all’età di 13 anni per completare i suoi studi classici al convitto. Dopo una brillante laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione alla pratica forense, vinse il concorso come funzionario dell’amministrazione penitenziaria italiana.

Dal 1973 fu vicedirettore del carcere di Poggioreale di Napoli, in un momento di tensioni fortissime e tentativi di controllo del carcere da parte della Nuova Camorra Organizzata. Giuseppe, comunque, proseguì la sua carriera con una ferma onestà, unita al desiderio di trasformare l’ambiente del carcere per renderlo più umano. Il suo servizio è stato onorato meritatamente nel 2013 quando il carcere di Poggioreale gli venne intitolato e Giuseppe fu insignito per una medaglia al valore civile.

Claudio Salvia, il figlio del vicedirettore, racconta come gli anni di servizio di Giuseppe furono disseminati da minacce e tentativi di corruzione, mentre il padre non mostrò mai alcun tentennamento. Sia Claudio che Antonino, quest’ultimo funzionario dello stesso Ministero, parlano del padre con orgoglio e commozione, proprio come ha insegnato loro la mamma Pina.

Giuseppe conosceva bene le dinamiche interne al carcere di Poggioreale e le modalità d’azione della Camorra, pertanto adottò tutte le precauzioni possibili per salvaguardare sua moglie e i suoi figli, chiese anche un trasferimento in un altro carcere, ma ormai era troppo tardi: il trasferimento fu accettato pochi giorni dopo la sua morte.

Chi uccise Giuseppe Salvia e perché?

Giuseppe Salvia non scese mai a compromessi ma allo stesso tempo cercò di tutelare le persone accanto a lui, sia che si trattasse della sua famiglia che dei suoi colleghi di lavoro. Proprio per questo il 7 novembre del 1980 si occupò personalmente della perquisizione di Raffaele Cutulo.

Raffaele Cutulo fu il fondatore della Nuova Camorra Organizzata, non smise mai di controllarla neanche durante la detenzione, soprattutto grazie al tramite della sorella Rosetta. Cutulo per dimostrare la sua supremazia, quel giorno del 1980, rifiutò categoricamente di farsi perquisire al ritorno di un’udienza.

Gli agenti penitenziari, spaventati dalle possibili ritorsioni, si rivolsero al vicedirettore Salvia che non volle metterli in una posizione di pericolo. Giuseppe pertanto si occupò personalmente della perquisizione di Cutulo, come gesto simbolico della sua fedeltà allo Stato e alla legalità.

Cutulo non perdonò quel gesto di sfida e ordinò l’esecuzione di Salvia tramite la sorella Rosetta Cutulo, la quale trasmise l’ordine a un gruppo criminale.

I sei criminali sotto il comando di Cutulo seguirono in auto il vicedirettore uscito dal lavoro sulla tangenziale di Napoli. Nei pressi dell’uscita di Arenella, Salvia tentò una disperata manovra di retromarcia per tamponare l’auto dei suoi inseguitori e salvarsi.

Proprio mentre stava fuggendo a piedi, Giuseppe Salvia fu freddato dal commando di Raffaele Cutulo. Per questo omicidio, oltre al boss della Camorra e a sua sorella, fu condannato anche Roberto Cutulo.

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