Forze Armate e di Polizia: in arrivo un nuovo contratto per chi preferisce lo smart working

Forze Armate e di Polizia: in arrivo un nuovo contratto per chi preferisce lo smart working

È in arrivo un nuovo contratto per tutti coloro che preferiscono lavorare smart working anziché in presenza: ecco i dettagli.

Entro un mese arriverà un piano predisposto dal ministro Renato Brunetta per regolare il lavoro da remoto dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici che sono in smart working. Il piano terrà conto dei criteri di regolarità, efficienza e continuità e riguarderà anche Forze Armate e di Polizia.

Ciò che è certo è che entro il 31 dicembre sarà necessario creare un piano organizzativo per ogni ufficio non solo per la presenza, ma anche per il lavoro da remoto; e in questa direzione, il ministro Brunetta ha reso noto che si metterà a punto un vero e proprio contratto per il lavoro agile, ossia un sistema organizzativo parallelo a quello in presenza, per lo smart working.

La bozza del nuovo contratto per chi vuole lo smart working

Questa nuova linea potrebbe trovare la sua realizzazione già da ottobre. Nel frattempo, la prima bozza di contratto per il lavoro agile è stata già presentata ai sindacati il 15 settembre 2021. Nella bozza, che riguarda ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici e tutti i dipendenti, sono state tratte le basi per definire le linee e i diritti dello smart working.

Secondo la bozza, il lavoro a distanza sarà possibile solo per “processi e attività previamente individuati dalle amministrazioni” per i quali sussistano “requisiti organizzativi e tecnologici” per operare in questa specifica modalità.

Lo smart working può e deve servire, ove sia possibile attuarlo, per conseguire il miglioramento dei servizi pubblici e deve poter garantire l’equilibrio tra vita personale e lavorativa dei dipendenti.

Come funzionerà lo smart working: le novità e la tutela del lavoratore

Ogni accordo con il lavoratore in smart working dovrà contenere la durata delle giornate di lavoro, il luogo in cui lavorare (che non potrà essere al di fuori dello Stato italiano) e il tempo del lavoro sarà diviso in tre fasce:

  • operatività, in cui il dipendente deve essere attivo online;
  • contattabilità, in cui il dipendente deve dare disponibilità e reperibilità;
  • inoperatività, ossia quelle ore in cui il dipendente non lavora.

L’inoperatività prevede la disconnessione completa del dipendente e il diritto di non rispondere alle email o alle chiamate al di fuori di quello che viene stabilito come normale orario di lavoro.

Chi si ritrova in condizioni particolari, come i genitori con figli da 0 a 3 anni o disabili, avrà maggiore facilità ad accedere al lavoro a distanza, mentre verranno esclusi dalla possibilità di smart working tutti quei lavoratori il cui turno prevede l’utilizzo di strumentazioni non remotizzabili.

All’interno dell’accordo saranno convenute anche le modalità di “controllo e potere direttivo” attuabili da parte del datore di lavoro. In tal senso, si prevedono incontri con i sindacati proprio su questo tema e un confronto diretto sul lavoro agile in generale.

Smart working e green pass

Anche quello che riguarda il green pass è un nodo da sciogliere. L’assenza della certificazione verde per il Covid-19 non può dare direttamente accesso al lavoro a distanza nei casi in cui il dipendente sia impossibilitato a lavorare in quella specifica condizione e sia richiesta la sua presenza sul luogo di lavoro.

Sull’argomento green pass, il ministro Brunetta ha sottolineato tuttavia, che il contratto avverrà tra il dipendente e la Pubblica Amministrazione e che il cittadino deve essere tutelato. Su queste basi, le amministrazioni possono “fare tutto lo smart working che vogliono” se non crea disagi o disservizi o viene meno al buon funzionamento degli Enti e degli uffici.

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