Dipendenti pubblici: stop smart working e ritorno in presenza, cosa ne pensa Draghi

Dipendenti pubblici: stop smart working e ritorno in presenza, cosa ne pensa Draghi

La ripartenza porta con sé il ritorno alla normalità per gli uffici pubblici. Di seguito le parole di Draghi in merito e cosa dobbiamo aspettarci in futuro rispetto alle attività della PA.

Nell’ultima conferenza stampa di Mario Draghi si è parlato tanto del green pass e dell’andamento delle vaccinazioni ma ci sono state anche domande trasversali che riguardano la ripartenza dei settori interessati dallo smart working; primo fra tutti l’ambito della Pubblica Amministrazione.

La risposta del Presidente del Consiglio rimanda però a decisioni pregresse in via di attuazione e alla posizione di Brunetta, ministro competente in materia.

Vediamole nel dettaglio.

Ritorno in presenza: cosa ha detto Draghi

Si era già parlato di cessazione dell’obbligo di smart working al 50% per la Pubblica Amministrazione ad aprile quando il Ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta ha cancellato questa pratica dando il via al un graduale ritorno alla normalità.

Un passo avanti è quello che certifica Mario Draghi nella conferenza stampa a cui ha partecipato il 22 luglio 2021 poiché, in maniera breve e sintetica, parla di un ritorno in presenza esprimendo il suo totale appoggio al ripristino della “normalità”.

A motivare questa posizione è, come sostenuto nel momento in cui gli viene posta la domanda, l’aumento dei vaccini e il conseguente grado di copertura che gli stessi garantiscono in termini di sicurezza per la salute dei lavoratori negli uffici.

Un rientro al completo si era già visto del resto in tante aziende private. Contando tutte le ulteriori precauzioni prese dal governo per il settore pubblico e le tempistiche ulteriormente dilatate è ragionevole pensare che siamo pronti per compiere questo passo.

Stop allo smart working: la visione di Brunetta

Risalgono ad aprile le parole del ministro Brunetta rispetto alla sua concezione del lavoro agile e dei tempi di durata dello stesso per la PA:

“Nel periodo del lockdown abbiamo messo in smart working la quasi totalità dei dipendenti, tranne la sanità e l’assistenza. Poi si è cominciato a regolare il cosiddetto smart working al 50%. Con il ‘decreto proroghe’ di fine aprile abbiamo inaugurato la terza fase, eliminando questa soglia minima. Tengo a precisare di nuovo che questo intervento non è affatto la cancellazione del lavoro agile, ma la valorizzazione della sperimentazione straordinaria condotta sin qui”.

In poche parole si parla di restituire alle amministrazioni la totale autonomia nell’organizzazione del lavoro degli uffici nel “nome della soddisfazione dei cittadini e dell’efficienza e produttività dei servizi”.

La discrezionalità viene perciò inquadrata come un punto a favore e l’esperienza acquisita dai dipendenti della PA in materia di lavoro agire sarebbe quindi una risorsa preziosa dalla quale attingere. Una forma ibrida come quella applicata sin ora non è da considerarsi la più ottimale se non in condizioni di estrema necessità.

Sappiamo infatti che fino al 31 dicembre 2021, le amministrazioni pubbliche potranno continuare a ricorrere alle modalità semplificate relative al lavoro agile, ma sono esentate da stringenti rigidità.

Il percorso di ritorno alla normalità sta avvenendo quindi, come sottolinea più volte il ministro, in piena sicurezza, e sempre in accordo con il Comitato tecnico-scientifico e compatibile con le esigenze del sistema dei trasporti. Per un ritorno a regime del tutto ufficiale si parla dell’inizio del 2022, ma la strada è già spianata a livello formale.