Concorsi pubblici e condanne penali: si può partecipare?

Concorsi pubblici e condanne penali: si può partecipare?

I soggetti con condanne penali alle spalle possono partecipare ad un concorso pubblico? Solitamente no, ma c’è un caso eccezionale. Ecco quale.

Nel momento in cui si presenta la propria domanda per un concorso pubblico molti sono i prerequisiti da soddisfare. I bandi sono spesso costellati di precisazioni e cavilli sconosciuti capaci di operare una prima grande scrematura tra i candidati per ridurre le fila dei soggetti da esaminare poi attraverso i test scritti e le prove fisiche.

Precedenti penali o carichi pendenti (processi o indagini preliminari in corso) però non rientrano in questa categoria poiché entrambe le casistiche sono comunemente note come fattori capaci di precludere del tutto l’accesso ad un concorso.

Tale impedimento però può decadere in un caso specifico: la riabilitazione penale. Capendo di cosa si tratta è possibile ricostruire le motivazioni dietro questa eccezione che conferma la regola.

Cos’è la riabilitazione penale e come si ottiene

La partecipazione concorsuale è solitamente vietata a chi è stato condannato per reati non colposi: l’unica eccezione è rappresentata dalla riabilitazione penale ovvero l’estinzione del reato in virtù di un percorso di recupero e reinserimento del soggetto che “estingue le pene accessorie ed ogni altro effetto della condanna”.

Chi ottiene tale riabilitazione non è infatti obbligato ad indicare la condanna nelle domande che presenta e nelle istanze di iscrizione ai concorsi pubblici.

La riabilitazione però non è immediata, deve essere richiesta. Ciò è possibile
solo se sono passati almeno 3 anni dal giorno in cui la pena principale è stata estinta tramite l’uscita dal carcere o tramite il pagamento della multa o di una ammenda.

Nel caso di recidiva aggravata invece la soglia si sposta ad 8 anni o ancora a 10 anni per i cosiddetti delinquenti abituali, professionali o di tendenza.

L’istanza di riabilitazione va presentata al Tribunale di Sorveglianza il quale esprimerà un parere sulla base delle prove effettive e costanti di buona condotta. Il soggetto deve infatti dimostrare di aver iniziato ad assumere (e di essere in grado di mantenere) uno stile di vita consono alla normale convivenza civile e sociale.

In caso di parere favorevole ne viene data comunicazione al Comune di residenza mentre invece è possibile contestare un eventuale parere negativo tramite un ricorso in Corte di Cassazione.

Esiste però anche la revoca della riabilitazione qualora la persona commetta entro sette anni dal provvedimento un delitto colposo connesso alla reclusione per più di due anni.

Le stringenti condizioni descritte rendono quindi questo procedimento piuttosto affidabile, conferendo un buon grado di attendibilità alla presentazione della domanda da parte dell’ex condannato.

Totale esclusione un concorso pubblico

In alcuni casi i bandi dei concorsi pubblici però sono particolarmente severi con chi ha dei precedenti penali o dei carichi pendenti; è questo il caso delle Forze Armate o della Magistratura.

In questi casi nemmeno la riabilitazione dà la possibilità di accedere alle classi di concorso se si ha avuto in passato una condanna penale. Il motivo di tale esclusione è legato alla delicatezza del mestiere, ma sopratutto alla sua incidenza nella vita pubblica e sociale del Paese.

Casi di esclusione parziale

Esistono poi dei casi limite, che indicano tempistiche precise per il ripristino dell’accessibilità ai concorsi. Questi sono rappresentati dall’interdizione dagli uffici pubblici e dall’attesa di una sentenza.

L’interdetto infatti resta escluso finché lo stesso non espierà completamente la pena. Coloro i quali invece sono in attesa di una sentenza poiché imputati in un processo oppure soggetti a indagini preliminari hanno meno probabilità di partecipare ad un concorso pubblico. Solitamente finché i giudici non si sono pronunciati l’aspirante candidato deve desistere dal presentare la domanda.

Si tratta quindi di una mera questione di tempistiche che, tuttavia, a causa della lentezza della giustizia italiana, può arrivare a rappresentare uno scoglio quasi insormontabile.

In questo caso si consiglia quindi di puntare all’impiego nel settore privato per ottenere un margine di prospettive lavorative più ampio.

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