Elsa Corniglio - 20 agosto 2021
Come sarà il soldato del futuro?
La tecnologia e la neuroscienza stanno facendo grandi passi avanti anche a livello militare; ma come sarà il soldato del futuro?
Il soldato “bionico” non è più fantascienza. La vera arma per colmare il divario tra uomo e macchina sta già essendo sperimentata e si tratta di una realtà a breve possibile.
Il comitato etico delle forze armate francesi ha già dato il via libera allo sviluppo di soldati “aumentati” e il programma di ricerca che punta a dotare gli eserciti di dispositivi e di farmaci che ne migliorino le capacità fisiche, percettive, cognitive e anche psicologiche è in corso in diversi Stati.
In tal senso, esiste il progetto Sistema Soldato, detto anche Soldato Futuro o Soldato Sicuro, che consiste nella valutazione delle nuove tecnologie e del progresso tecnico in funzione della sicurezza e dell’efficacia dell’esercito. Questo programma sta essendo sviluppato negli Stati Uniti e in ambito NATO.
Come sarà il soldato del futuro secondo l’US Army
L’US Army Combact Capabilities Development Command ritiene altamente probabile che entro il 2050, grazie allo sviluppo di tecnologie cibernetiche, si potrà essere in grado di trasformare il militare medio in un super soldato.
Il progetto, che si chiama Human / Machine Fusion and the Implication for the Future of DOD, va ad implicare, nella fattispecie, quattro tecnologie decisamente fattibili su cui si sta studiando e che potrebbero essere applicate al soldato per poterlo potenziare già da un prossimo e molto vicino futuro.
In particolare, anche prima del 2050, si prevede la disponibilità a livello militare di tecnologie che incrementano le capacità visive (percezione e comprensione degli eventi), uditive (di comunicazione e di protezione), rigenerative (come la programmazione muscolare) e neurali (ossia il trasferimento bidirezionale di dati tra soldati).
Capacità visive del super soldato
Con la tecnologia sarà possibile migliorare la percezione sensoriale del singolo individuo oltre al normale spettro possibile.
L’individuo potenziato potrà avere la capacità di analizzare immagini a distanze molto più elevate delle normali possibilità e riuscirà a discernere gli obiettivi e ad identificarli in ambienti complessi. Il soldato potenziato potrà essere anche connesso in tempo reale con gli altri militari e la vista potenziata spetterebbe a chi si occupa di avanscoperta.
Tale tecnologia potrebbe essere utilizzata anche in campo medico per sostituire un tessuto oculare danneggiato o distrutto totalmente. Nel 2030 sarà possibile avere sensori, mentre nel 2050 si prevede che l’intera parete retinica possa essere rimossa e sostituita da impianti di interfacce.
Il miglioramento dell’udito nel super soldato
Anche in questo caso sembra sia possibile l’impianto di interfacce raffinate che consentiranno di percepire i suoni a bassa frequenza.
Inoltre, l’impianto in progetto servirà anche per proteggere meglio l’udito sul campo di battaglia dai rumori ad alta intensità. Anche in questo caso potrebbe essere necessario l’intervento chirurgico e un’etica della tecnologia avviata.
Capacità rigenerative e programmazione muscolare
In questo caso, si parla di controllo muscolare tramite una rete di sensori sottocutanei che forniscono una stimolazione optogenetica.
Si tratta di un miglioramento che viene spesso descritto come un rilevamento digitale impiantato associato a controller esterni di un computer centrale. Il corpo umano sarebbe, in tal senso, dotato di una matrice di piccoli sensori ottici impiantati sottopelle in quelle aree del corpo che necessitano di un controllo ottico che stimolerebbe un’azione muscolare fluida.
Una tale tecnologia potrebbe consentire il ripristino di funzioni muscolari perse o lesionate e potrebbe consentire anche il risparmio energetico in ambienti operativi militari. Inoltre, si potrebbero aiutare i corpi dei militari a svolgere compiti complessi ai quali il fisico non è comunemente abituato.
Capacità neurali e trasferimento di dati tra soldati
Gli impianti neuronali consentirebbero al militare potenziato un’interazione perfetta con tutte le risorse secondarie, come i sistemi d’arma, i droni e così via. L’utente agirebbe da centro di comando e potrebbe gestire facilmente a distanza tutto il necessario in azione.
Gli elettrodi sarebbero posizionati sul cuoio capelluto o, in modo più invasivo, nel cervello. Questo tipo di tecnologia è concepita per forze speciali e potrebbe essere disponibile già a partire dal 2030. Reparti come Navy SEAL, Ranger, Delta e Berretti Verdi potrebbero essere più propensi ad accettare l’utilizzo di queste tecnologie che migliorerebbero la sopravvivenza su campo di battaglia.
Diversi soggetti potrebbero, attraverso l’implementazione di questa tecnologia, comunicare in modo istantaneo con il loro gruppo senza utilizzare alcun dispositivo di comunicazione aggiuntivo.
Brain: il programma degli Stati Uniti
Brain è un sistema implementato per colmare il divario tra mente umana e computer in ambito militare. Questa interfaccia mira a velocizzare il trasferimento di dati tra cervello e mondo digitale e il suo sviluppo è iniziato sotto l’amministrazione Obama.
Il programma Brain - acronimo che sta per Breain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies - è sviluppato dalla Darpa e si tratta di un dispositivo biocompatibile impiantabile di una grandezza di massimo un centimetro cubo.
In parole povere, si tratta di un dispositivo in grado di convertire il linguaggio elettrochimico dei neuroni del cervello umano in codice binario: un progetto ambizioso che punta ancora più in alto volendo aumentare la velocità di trasmissione e ricezione dei dati tra mente umana e macchine.
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