Vaiolo delle scimmie: cos’è, sintomi, come si trasmette e quanto è pericoloso

Vaiolo delle scimmie: cos'è, sintomi, come si trasmette e quanto è pericoloso

Mal di testa, linfonodi ingrossati, lesioni cutanee e pustole: sono questi alcuni dei sintomi del virus monkeypox.

Non si fa in tempo ad archiviare un virus, quello del Covid-19 non ancora del tutto scomparso, che ne spunta fuori un altro. Il vaiolo delle scimmie sta terrorizzando il mondo intero, Italia compresa, che ha il suo primo caso accertato. Si tratta di un uomo rientrato dalle Isole Canarie che si è presentato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I e attualmente è ricoverato all’Istituto Spallanzani di Roma.

Il ministero della Salute sta monitorando attentamente i casi di vaiolo delle scimmie segnalati in Italia e che sarebbero al momento pochi e ha allertato le Regioni per un tracciamento degli eventuali casi”, così all’Ansa Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità che ha attivato una task force per seguire l’evoluzione della situazione.

Al momento, in Italia la faccenda è sotto controllo, ma come ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza, occorre “tenere alto il livello di attenzione”.

Ma cerchiamo di capire meglio cos’è il vaiolo delle scimmie, come si trasmette, quali sono i sintomi e quanto è pericoloso.

Vaiolo delle scimmie: cos’è

Il monkeypox, meglio noto come vaiolo delle scimmie, è una malattia infettiva causata da un virus, - orthopoxvirus, lo stesso di vaiolo, vaccina e cowpox virus - diffuso principalmente in Africa, in particolar modo in Ghana e Nigeria, nelle scimmie e in alcuni roditori.

Il Centro americano per la prevenzione delle malattie infettive, CDC, non ha ancora stabilito il serbatoio di questo agente patogeno, che risulta al momento sconosciuto, ma una cosa è certa: dipende dal contatto uomo-animale.

I casi confermati di questa rara infezione virale correlata al vaiolo sono stati riscontrati negli Stati Uniti, in Canada e in diversi Paesi europei, segnando un insolito focolaio internazionale di una malattia, come abbiamo già detto, tipica del continente africano.

Il vaiolo delle scimmie è molto diverso da quello umano, con cui condivide solo “la famiglia” di appartenenza.

La differenza tra i due risiede nella percentuale di mortalità.

Vaiolo delle scimmie: come si trasmette

Il vaiolo delle scimmie si trasmette per via aerea, attraverso l’esposizione alle goccioline di saliva esalate e dal contatto con lesioni cutanee infette o liquidi biologici infetti.

Al momento, un individuo asintomatico che ha contratto l’infezione non è considerato contagioso, ma è bene evitare i contatti stretti.

Vaiolo delle scimmie: sintomi

Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è nell’arco temporale compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni.

Tra i sintomi più comuni rientrano:

  • Febbre e brividi;
  • Cefalea;
  • Mialgia;
  • Dolore alla schiena;
  • Spossatezza;
  • Linfoadenopatia;
  • Vesciche e pustole;
  • Lesioni cutanee a grappolo sul viso;
  • Ingrossamento dei linfonodi.

Le lesioni cutanee possono essere molto pruriginose e dolorose, talmente intense che si trasformano ben presto in croste, finché non cadono.

Vaiolo delle scimmie: il primo caso in Italia

Il paziente zero è un uomo ritornato dalle Isole Canarie e giunto al Pronto Soccorso dell’Umberto I che lo ha trasferito allo Spallanzani, l’Istituto nazionale malattie infettive della capitale. Al momento sono 3 i casi accertati in Italia.

I centri specialistici italiani sono in allerta e l’ISS ha attivato subito una task forcecomposta da esperti del settore ed ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale”. È quanto si legge in una nota dell’istituto Superiore di Sanità.

Altri casi sono stati segnalati in Gran Bretagna (almeno 4 casi), Portogallo (5 casi confermati e 20 sospetti) e Spagna (8 sospetti) e di questi non sono tutti legati a viaggi in zone a rischio come la Nigeria.

Vaiolo delle scimmie: perché l’OMS ha lanciato l’allarme

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inviato un’allerta circa il vaiolo delle scimmie perché in Inghilterra si sono verificati recenti episodi del virus tra chi ha avuto rapporti sessuali occasionali. In particolar modo, sono stati riscontrati in luoghi di incontri gay, oltre ad un piccolo focolaio in una famiglia inglese.

La particolarità rispetto al passato, che ha fatto scattare l’allarme, è l’elevato numero di pazienti confermati e la mancanza di un collegamento con viaggi recenti in zone endemiche.

Vaiolo delle scimmie: quanto è pericoloso

Esistono due famiglie di virus del vaiolo delle scimmie: quella dell’Africa occidentale e quella del bacino del Congo (Africa centrale). Sebbene l’infezione da virus del vaiolo delle scimmie dell’Africa occidentale a volte porti a malattie gravi in alcuni individui, la malattia è solitamente autolimitante. Il vaiolo delle scimmie, rispetto a quello umano è molto meno letale.

Il tasso di mortalità per la famiglia dell’Africa occidentale è di circa l’1%, mentre per quella del bacino del Congo può arrivare fino al 10%. Una percentuale molto bassa se la si paragona al 30% del vaiolo umano. Si guarisce nel giro di due o quattro settimane.

La zoonosi silvestre, ovvero la malattia riguardante gli animali selvatici, si può trasmettere anche ai bambini e durante la gravidanza può portare a complicazioni: vaiolo delle scimmie congenito o mortalità alla nascita.

Vaiolo delle scimmie: come curarsi

Non esiste un vaccino specifico contro la monkeypox. Sebbene un vaccino (MVA-BN) e un trattamento specifico (tecovirimat) siano stati approvati per il vaiolo delle scimmie, rispettivamente nel 2019 e nel 2022, queste contromisure, avverte l’Oms, non sono ancora ampiamente disponibili e le popolazioni di tutto il mondo di età inferiore ai 40 o 50 anni non beneficiano più della protezione offerta da precedenti programmi di vaccinazione contro il vaiolo umano che ha un’efficacia contro quello delle scimmie dell’85%.

Va precisato che i vaccinati contro il vaiolo sono solo coloro i quali si sono sottoposti alla somministrazione entro il 1977, data in cui l’inoculazione è stata sospesa per poi venire abrogata definitivamente nel 1981. Alla luce dei dati: una grossa fetta della popolazione, in particolare giovani e giovanissimi, non è coperta contro questo virus.
Va detto anche che non vi è una cura specifica contro il vaiolo, come riporta il Sole 24Ore, ma che queste forme si autoeliminano, dopo una durata più o meno breve e poi si risolvono.

I rischi sono quelli tipici di un’infezione intra-umana e sparisce nel giro di 14-21 giorni.

Vaiolo delle scimmie: come prevenirlo

Tra le precauzioni raccomandate vi sono quelle utilizzate per evitare di contrarre malattie infettive.

Tra le regole auree troviamo:

  • Igiene personale;
  • Lavaggio delle mani;
  • Rivolgersi al proprio medico se sospettiamo di aver contratto un’infezione sulla pelle.

Vaiolo delle scimmie: la situazione nel nostro Paese

Attualmente la situazione è sotto controllo e in questo momento in Italia non abbiamo una situazione di allerta in relazione ai casi segnalati di vaiolo delle scimmie”, riferisce Palamara.

Al momento i casi accertati in Italia sono tre. I due casi sospetti correlati con il "caso zero" italiano di vaiolo delle scimmie sono stati confermati. A darne notizia è l’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, che spiega di averne “ricevuto notizia dal Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive”.

D’Amato ha aggiunto che i casi sono stati identificati grazie a un sistema di sorveglianza collaudato, il Seresmi. “Ogni caso riscontrato ha una decina di contatti, dunque lo screening riguarda 30 contatti. Noi contiamo che nelle prossime ore si possa completare questo lavoro che è importante”.

Nella prossima settimana, ha chiarito Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani, verrà isolato il virus ed eseguita una serie di indagini sperimentali:

“si potrà studiare se nel sangue di persone che sono state vaccinate contro il vaiolo, persone che oggi hanno più di 50 anni, sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo. L’isolamento virale permetterà di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione”.

Coloro i quali si sono vaccinati contro il vaiolo umano non dovrebbero rischiare il contagio. Ma in casi come questi meglio essere prudenti e prestare attenzione alla nostra pelle.

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