Paola Gentile - 6 luglio 2022
Rocco Morabito torna in Italia: chi è, cosa ha fatto e perché è scappato in Brasile
Estradato dal Brasile, il boss della ‘ndrangheta dovrà scontare 30 anni di carcere.
Il boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito, soprannominato “’u tamunga” in quanto proprietario di un fuoristrada tedesco, è tornato in Italia dopo trent’anni di latitanza.
Il Brasile ha dato il via libera per l’estradizione ed ora il potente capo del narcotraffico, secondo per pericolosità solo al ricercato numero uno Matteo Messina Denaro, dovrà affrontare il carcere duro italiano.
Arrestato il 25 maggio 2021 dalla Polizia federale brasiliana, nel corso di un’operazione congiunta con i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (progetto I-CAN e dalle agenzie statunitensi DEA e FBI), Morabito è atterrato questa mattina sul suolo italiano ed ora deve scontare una pena definitiva di 30 anni di reclusione.
Nativo di Africo, Morabito fu tra i primi boss delle ‘ndrine ad aprire le cosche ad una visione internazionale, fino a diventare il re dei broker della cocaina.
Chi è Rocco Morabito, cosa ha fatto e perché è scappato in Brasile?
Rocco Morabito: chi è il boss della ‘ndrangheta
Rocco Morabito nasce ad Africo, un piccolo paesino in provincia di Reggio Calabria, dove la criminalità organizzata la fa da padrone.
Proveniente da una famiglia di ’ndrangheta, Morabito è il nipote del boss Giuseppe, appartenente ad una delle più potenti ‘ndrine della Locride. Secondo alcuni pentiti, Totò Riina trascorse alcuni periodi della sua latitanza ad Africo, protetto proprio dai Morabito: quando usciva e girava in paese, secondo le testimonianze, si vestiva da prete.
La carriera criminale di Rocco Morabito inizia relativamente tardi, almeno quella nota alla Giustizia italiana, quando a 22 anni minaccia un docente dell’Università di Messina dove studia Economia e Commercio, ma in realtà segue i traffici della famiglia in quella zona. Le cronache raccontarono che aveva appoggiato una pistola sulla cattedra.
Sempre nel 1988, viene identificato a casa del camorrista narcotrafficante Alberto Beneduce, a Sessa Aurunca.
Nel 1991, si sposta a Milano dove inizia, supportato dallo zio Domenico Mollica, ad estendere i tentacoli della ‘ndrangheta al nord, in collaborazione con i narcotrafficanti colombiani.
Rocco Morabito: cosa ha fatto
L’operazione Fortaleza, del 1994, vede Morabito condannato a 30 anni di carcere con capi d’imputazione pesanti: associazione mafiosa e traffico di droga. Carcere che non sconterà mai, diventando latitante.
Dopo essere stato inserito dalla magistratura italiana nell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia, Morabito, nel luglio del 1992, tenta di trasportare 592 chili di cocaina dal Brasile verso l’Italia.
Nel frattempo, la sua villetta a Casarile, in provincia di Milano, viene posta sotto sequestro giudiziario e trasformata in una biblioteca comunale e ad Africo gli viene sequestrata un’altra villa.
Rocco Morabito: la latitanza in sud America e lo spostamento in Brasile
Tra il 2001 e il 2017, Morabito prosegue la sua latitanza in Uruguay, dividendosi tra Montevideo e Punta del Este. Si sposta sotto falso nome, facendosi chiamare Francisco Antonio Capelletto Souza, con passaporto brasiliano.
Dopo 23 anni di latitanza, viene arrestato a Montevideo il 4 settembre 2017 grazie ad un’azione congiunta della polizia uruguaiana, quella di Buenos Aires e quella brasiliana. Lo trovarono grazie a una leggerezza: aveva iscritto la figlia a scuola utilizzando il suo vero nome. Lo arrestarono nel settembre del 2017 mentre dormiva in un albergo perché aveva litigato con la compagna.
Grazie ad un incrocio di dati con l’Interpol, emerge che anni prima su Morabito era scattato un mandato d’arresto internazionale spiccato dalla Procura di Reggio Calabria. Il 29 marzo 2019, il tribunale d’appello dell’Uruguay autorizza l’estradizione in Italia. Ma qualcosa va storto.
Morabito riesce ad evadere dalla terrazza del carcere “Central” di Montevideo, con l’aiuto dei Bellocco, una potentissima ‘ndrina di Rosarno, di stanza tra Buenos Aires e Montevideo.
Fuggito in Brasile, dove rimane due anni, la latitanza di Morabito termina il 24 maggio 2021 quando viene arrestato a Joao Pessoa grazie ad un’azione della Polizia brasiliana e i ROS italiani.
Il Supremo Tribunal Federal brasiliano (Stf) ha formalmente autorizzato la sua estradizione dal penitenziario federale di Brasilia in cui era stato rinchiuso, disponendo tuttavia la sottrazione da un’eventuale condanna della detenzione scontata nel Paese sudamericano e l’applicazione di una pena massima di 30 anni di carcere.
Rocco Morabito: a chi lascia la sua “eredità”
Considerato per molti anni il “re della cocaina di Milano”, Morabito cede il posto di secondo latitante più pericoloso a Pasquale Bonavota, capo dell’omonima ‘ndrina di Sant’Onofrio, nel vibonese, con ramificazioni in Piemonte.
Per rimpiazzare Morabito in sud America ci sarà una lotta tra vecchi e nuovi, con questi ultimi che consideravano il boss già quando era libero oramai “passato”. Può darsi che la Cupola albanese, già in stretti rapporti con i narcos sudamericani, rimpiazzi il boss di Africo.
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