Per lavorare non basterà il tampone: come possono cambiare le regole per il green pass

Per lavorare non basterà il tampone: come possono cambiare le regole per il green pass

C’è aria di cambiamento per quanto riguarda le norme previste per il green pass sul lavoro. Niente più tamponi con il nuovo decreto.

Il Governo smentisce l’ipotesi per cui nel breve periodo ci possano essere nuove restrizioni per limitare la diffusione dei contagi Covid, tuttavia gli organi di stampa insistono su possibili novità per il green pass.

Nuove regole potrebbero essere introdotte per la certificazione verde, proprio nei giorni in cui il decreto che ha introdotto l’obbligo del green pass per lavorare è in esame in Parlamento per la conversione in legge.

Nel dettaglio, per spingere sulle vaccinazioni e salvare il Natale, potrebbero esserci novità per il rilascio del green pass, togliendo la possibilità del tampone per ottenere la certificazione. Una novità che si ripercuoterebbe su tutti coloro che in questo ultimo mese hanno deciso di sottoporsi continuamente a tampone pur di non vaccinarsi.

Green pass a lavoro: come cambia la situazione

Fino a ora avevano la possibilità di presentarsi sul luogo di lavoro tutti coloro i quali disponessero del green pass, sia vaccinati con doppia dose, sia soggetti guariti da Covid e vaccinati con una sola inoculazione. In caso di mancanza della certificazione verde il soggetto poteva comunque presenziare a lavoro esibendo il certificato di un tampone, antigenico rapido o molecolare, negativo svolto nelle 48 o 72 ore precedenti.

Con l’avvento di un possibile nuovo decreto, però, non sarà più così facile.

L’intenzione del Governo, infatti, sembra essere quella di abolire il green pass per i non vaccinati; non sarà dunque più possibile fare un tampone per andare a lavoro o per svolgere tutte le attività che da qualche mese avevano ripreso il loro corso verso una prima forma di normalità. Chi non disporrà del vaccino quindi non potrà nemmeno accedere a musei, cinema, ristoranti e così via.

Green pass a lavoro: un possibile compromesso

Il Governo, ovviamente, non ha intenzione di creare ulteriore malumore oltre a quello già presente nella comunità dei non vaccinati. Meno che mai si aspetta di assistere ad altre manifestazioni come quelle che i no vax hanno svolto nelle piazze della penisola perché l’intenzione è quella di contenere lo sviluppo dell’epidemia, non di certo il contrario.

Proprio per questo a Palazzo Chigi è stato ipotizzato un possibile piano B per trattare al meglio questa situazione molto delicata. Bisognerà vedere però quanto sarà attuabile questa via alternativa visto che a risentirne sarebbero i portafogli dei lavoratori.

Il piano d’emergenza ideato dal Governo sarebbe quello di negare il green pass ai non vaccinati solo in caso di tampone rapido e rilasciarlo a chi invece effettua un tampone molecolare vista la maggiore efficacia del test. Il problema si presenta però sul lato economico. Analizziamo le differenze tra i due tipi di tampone:

  • Tampone antigenico rapido: ha una durata di 48 ore, il costo si aggira attorno ai 15 euro, poca garanzia di efficacia
  • Tampone molecolare: ha una durata di 72 ore, garantisce una maggiore efficacia, costo variabile in base alla struttura in cui viene effettuato ma superiore ai 30 euro.

Considerando la durata di 72 ore del molecolare chi volesse mostrarlo per presentarsi a lavoro dovrebbe effettuarne due la settimana e a lungo andare, visto il costo superiore rispetto a quello rapido, potrebbe risultare molto sconveniente.

Green pass a lavoro: per le forze dell’ordine?

Ovviamente anche le forze dell’ordine sono soggette alle nuove regole previste dal decreto.

A inizio ottobre, quindi prima che venisse introdotto l’obbligo di green pass sul lavoro, i numeri riguardanti i vaccini effettuati tra chi porta la divisa non erano molto incoraggianti.

In quel periodo infatti il dato dei vaccinati era di uno su cinque. Non si parla solamente di persone contrarie il vaccino, sia chiaro, ma anche di soggetti allergici o che in quel preciso momento erano insicuri.

Da un mese a questa parte è infatti stato registrato un sostanziale aumento di vaccinazioni all’interno delle forze armate. Tutti coloro che però non hanno ancora effettuato il ciclo vaccinale dovranno, come tutti gli altri, convincersi a iniziarlo nel caso il piano B non vada in porto.

Green pass a lavoro: come mai siamo in questa situazione?

La volontà del Governo è di far proseguire la campagna vaccinale che fino a ora l’Italia ha condotto in maniera a dir poco ottimale, anche guardando agli altri paesi dell’Unione Europea. C’è però un aspetto in particolare a cui il Governo, come tutti i cittadini, tiene in particolare: l’avvento del Natale.

Un anno fa, come tutti ricorderanno, l’Italia è stata zona rossa dal 23 dicembre fino ai primi giorni del 2021. A causa di questo tutti sono stati costretti a passare tutto il periodo festivo nelle proprie case; questo è ciò che si vuole evitare quest’anno e l’unico modo per farlo è aumentando il numero di vaccinati.

La preoccupazione non è vana, da qualche giorno siamo davanti a un principio di impennata dei contagi con un tasso di positività che si colloca intorno all’1,5 e si teme un picco per il mese di dicembre.

Già in Friuli e a Bolzano i ricoveri stanno aumentando a grande velocità e si inizia a pensare a un passaggio in zona gialla entro la fine del mese.

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