Pensione a 70 anni per i dipendenti pubblici: ecco come funziona

Pensione a 70 anni per i dipendenti pubblici: ecco come funziona

I dipendenti pubblici potranno ritardare l’entrata in pensione e continuare a lavorare fino a 70 anni. Penalizzate le assunzioni con concorsi pubblici.

Se vorranno, i dipendenti pubblici potranno andare in pensione a 70 anni.

È quanto contenuto nell’emendamento al Decreto Milleproroghe, che mira a modificare le regole di accesso alla pensione, presentato da Fratelli d’Italia e che ha raccolto la convergenza della maggioranza, pertanto la sua approvazione risulta essere, almeno sulla carta, scontata.

Una notizia che racchiude in sé luci ed ombre: vale a dire che il dipendente della Pubblica amministrazione potrà decidere liberamente se ritardare o meno l’accesso alla pensione, pertanto, questo implica uno slittamento nella pubblicazione dei bandi di concorso per lavorare nella Pa.

Sfumerebbe, o comunque sarebbe notevolmente limitato, l’accesso ai concorsi, essendoci a disposizione meno posti di lavoro nel pubblico impiego.

Dipendenti pubblici in pensione a 70 anni: cosa sappiamo

L’emendamento al Decreto Milleproroghe è stato presentato da Fratelli d’Italia, primo firmatario Domenico Matera, ed è stato depositato in commissione Bilancio del Senato dove è in fase di conversione il Decreto. La proposta riguarda proprio le pensioni.

Precisando che la proposta non implicherebbe nessun onere per la finanza pubblica, l’emendamento prevede che i dipendenti pubblici che hanno raggiunto i 67 anni di età, e non hanno superato i 36 anni di contributi, possono ritardare l’accesso alla pensione e ,“su base volontaria”, l’interessato può liberamente decidere se andare la pensione o proseguire nel rapporto di lavoro fino a 70 anni di età.

Qualora il dipendente pubblico propendesse per la seconda ipotesi, ovvero sia slittare di qualche anno l’entrata in quiescenza e incrementare così la pensione futura, deve fare una richiesta all’Amministrazione di competenza che, tenuto conto dei fabbisogni lavorativi, può accettarla oppure no.

Dipendenti pubblici in pensione a 70 anni: perché è stata fatta la proposta

La pensione a 70 è un modo per ottemperare alle carenze di organico. Con Quota 103 e Quota 100 è in programma l’uscita anticipata dal lavoro di almeno 10 mila lavoratori della Pubblica amministrazione. Tale numero genererebbe, gioco forza, un buco di personale di non facile sostituzione, almeno non nell’immediato.

I dipendenti pubblici che vogliono ritardare la pensione e restare al lavoro qualche anno in più possono farlo, purché ci sia il benestare dell’Amministrazione presso cui il suddetto è impiegato.

Concorsi pubblici e turnover: come stanno le cose

Come abbiamo già anticipato, se da un lato mette una pezza momentanea alla carenza di personale, la pensione a 70 ha delle conseguenze (non positive) sui concorsi pubblici e, qualora l’adesione alla pensione ritardata dovesse essere ampio, non verrebbero banditi molti concorsi pubblici e i posti a disposizione sarebbero infinitamente minori.

Il turnover e il relativo svecchiamento della Pa slitterebbe e i giovani che auspicano al posto fisso dovranno fare i conti con il rallentamento della macchina amministrativa.

Pensione a 72 anni: ecco per chi

Proprio in virtù della carenza di organico, e la Sanità è uno dei settori della Pubblica amministrazione maggiormente colpito, tra gli emendamenti al Decreto Milleproroghe c’è la possibilità di incrementare l’età di entrata in pensione di un medico fino a 72 anni di età.

Antonio De Poli di Noi Moderati ha firmato un emendamento che aumenta, tra il 1° gennaio 2023 e il 31 dicembre 2026, il collocamento d’ufficio a riposo a 72 anni per il personale medico dipendente e convenzionato del Servizio Sanitario Nazionale.

Così come per i dipendenti della Pubblica amministrazione, anche i medici hanno facoltà di scegliere se ritardare l’entrata in quiescenza o meno.

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