Non vaccinata riammessa al lavoro: la motivazione dei giudici vi sorprenderà

Non vaccinata riammessa al lavoro: la motivazione dei giudici vi sorprenderà

Il provvedimento temporaneo del Tribunale di Firenze le dà ragione. Un caso che potrebbe aprire la strada a centinaia di ricorsi.

La psicologa di Pistoia che era stata sospesa dall’Ordine degli Psicologi della Toscana per non essersi vaccinata, ora potrà tornare ad esercitare la professione, sia in presenza che da remoto “alla stessa stregua dei colleghi vaccinati”.

È quanto deciso dal Tribunale di Firenze che, tramite il giudice della seconda sezione, Susanna Zanda, ha disposto un provvedimento temporaneo che revoca il divieto di lavoro disposto per la dottoressa, che potrà ora tornare a svolgere il suo lavoro.

Il provvedimento temporaneo verrà confermato, revocato o modificato il prossimo 15 settembre nel corso dell’udienza di merito, ma ad oggi a destare “scalpore” è la motivazione del reintegro.

Sicuramente, un caso che potrebbe fare da apri pista a centinaia di lavoratori sospesi per non essersi voluti vaccinare.

Non vaccinata riammessa a lavoro: cosa è successo

Una psicologa toscana, che esercita la professione a Pistoia, era stata sospesa dell’Ordine Nazionale degli Psicologi per non essersi voluta sottoporre alla somministrazione del siero anti Covid-19.

In seguito al provvedimento emesso ai suoi danni dal Consiglio dell’Ordine lo scorso anno, la dottoressa si era rivolta all’avvocato Raul Benassi di Piombino (Livorno) per fare ricorso.

La decisione del Tribunale di Firenze le dà ragione, disponendo il reintegro alla professione attraverso un provvedimento d’urgenza che fa tornare in auge la questione, mai sopita, sull’obbligo vaccinale.

Non vaccinata riammessa a lavoro: la decisione del Tribunale di Firenze

A tutt’oggi dopo due anni ancora non si conoscono i componenti dei sieri e gli effetti a medio e lungo termine - si legge tra le motivazioni del provvedimento - come scritto dalle stesse case produttrici mentre si sa che nel breve termine hanno già causato migliaia di decessi ed eventi avversi gravi”.

È quanto scritto nero su bianco nel provvedimento redatto dal giudice della seconda sezione del Tribunale di Firenze, Susanna Zanda.

Nelle motivazioni del reintegro al lavoro, Zanda afferma che la psicologa non può:

“essere costretta, per poter sostentare se stessa e la sua famiglia, a questi trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel suo Dna alterandolo in un modo che potrebbe risultare irreversibile, con effetti ad oggi non prevedibili per la sua vita e salute”.

Una motivazione destinata a fare scalpore.

Non vaccinata riammessa a lavoro: contrario l’Ordine degli Psicologi

Di tutt’altro avviso è l’Ordine degli Psicologi della Toscana che aveva sospeso temporaneamente l’iscritta, seguendo le indicazioni nazionali sull’obbligo vaccinale volte a proteggere i pazienti in ambito sanitario.

Come riporta Repubblica, l’Ordine ha già annunciato che “sta lavorando con i propri legali per difendersi attraverso le più opportune forme e nelle sedi preposte, nel rispetto della legge e a tutela della Salute della comunità. Non accetteremo ob torto collo questo provvedimento. Pertanto, ci opporremo”.

Il giudice ha però accolto molte delle osservazioni mosse dal legale della psicologa sospesa. “La sospensione dell’esercizio della professione rischia di compromettere beni primari dell’individuo quale il diritto al proprio sostentamento e il diritto al lavoro”.

Ma sono state mosse osservazioni anche sull’utilità stessa della somministrazione: la legge sull’obbligo vaccinale ha lo scopo di “impedire la malattia e assicurare condizioni di sicurezza in ambito sanitario”, tuttavia per il giudice “questo scopo è irraggiungibile perché sono gli stessi report di Aifa ad affermarlo”.

Parla poi di un “fenomeno opposto a quello che si voleva raggiungere con la vaccinazione, ovvero un dilagare del contagio con la formazione di molteplici varianti virali e il prevalere numerico delle infezioni e decessi proprio tra i soggetti vaccinati con tre dosi ”.

Non vaccinata riammessa a lavoro: cosa potrebbe succedere

Non sappiamo se il prossimo 15 settembre l’udienza di merito confermerà, modificherà o ridimensionerà il provvedimento temporaneo preso dalla giudice Zanda, vero è che questo caso potrebbe dare la spinta a fare ricorso ad altre centinaia di lavoratori sospesi a causa del mancato vaccino.

Le varie convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia vietano l’imposizione di trattamenti sanitari senza il consenso dell’interessato perché ne verrebbe lesa la sua dignità” dice il giudice.

La Costituzione, argomenta il giudice, non consente allo Stato e a tutti i suoi apparati centrali e periferici di “ imporre alcun obbligo di trattamento sanitario senza il consenso dell’interessato. Ci sarebbe stata quindi "un’innegabile discriminazione rispetto ai colleghi vaccinati che possono continuare a lavorare pur avendo le stesse possibilità di infettarsi e trasmettere il virus”.

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