L’Unione europea rafforza i sistemi missilistici

L'Unione europea rafforza i sistemi missilistici

Con il progetto MARSEUS, l’Ue punta su missili per il combattimento di contatto in un contesto multi-dominio.

L’Unione europea blinda i propri confini potenziando i sistemi missilistici.

Un’azione dettata non solo dall’invasione russa in Ucraina, situazione che spaventa l’Ue e non solo, ma si inserisce all’interno di un progetto che vede le sue radici nel 2018 quando, nell’ambito della Cooperazione strutturata Permanente (PESCO), i ministri della Difesa dell’Ue approvarono il progetto BLoS (Beyond line of Sight) per lo sviluppo di una famiglia di sistemi missilistici BLoS man-on-the-loop con immagine dal retro.

In seguito, il Programma Europeo di Sviluppo del Settore Industriale della Difesa (EDIDP) ha finanziato nel 2019 il progetto LYNKEUS, a cui hanno preso parte Francia, Belgio, Svizzera e Repubblica di Cipro.

Il progetto ha dato vita allo sviluppo di un sistema missilistico controcarro che parte dal missile AKERON MP di MBDA in grado di ingaggiare i bersagli di lunghissima distanza.

Nuovi sistemi missilistici: a cosa servono

Il nuovo sistema missilistico, come riporta difesaonline.it, vuole donare alla squadra di fanteria la possibilità di poter colpire bersagli corazzati/blindati ben oltre quello che è il raggio d’azione che generalmente compete ad un’unità minore.

Il sistema prevede l’impiego di un mini-drone per localizzare un possibile bersaglio situato oltre la vista e comunicarne le coordinate alla stazione di tiro del missile AKERON MP, il quale ha una portata massima di 5.000 metri.

L’Ue ha lanciato anche il progetto MARSEUS (Modular Architecture Solutions for EU States) che è un’estensione del LYNKEUS e mira a consolidare un concetto operativo europeo attorno alla capacità BLoS dei missili per il combattimento di contatto e il combattimento in un contesto multi-dominio.

Consolidato attraverso una visione della gestione degli effetti, individuando e sperimentando nuove soluzioni tecnologiche emergenti, al fine di contribuire alle future evoluzioni di queste architetture di sistemi d’arma.

Nuovi sistemi missilistici: perché

Il progetto MARSEUS è interamente a controllo europeo e garantisce:

  • Autonomia di utilizzo;
  • Sicurezza della fornitura;
  • Scalabilità.

L’esigenza dell’Ue di rinfoltire i propri sistemi missilistici coincide con la crescente instabilità geostrategica che rende indispensabile per gli Stati europei sviluppare e controllare in maniera indipendente le capacità di combattimento terrestre. E, alla luce della situazione che si sta vivendo in Ucraina, diventa imprescindibile per l’Europa disporre di armamenti sofisticati.

Con la fine della Guerra Fredda, gli eserciti europei hanno preferito acquistare i sistemi controcarro da Stati Uniti e Israele (Javellin e Spike): una dipendenza che oggi non è più possibile.

L’Italia parteciperà?

Con ogni probabilità anche l’Italia prenderà parte al progetto MARSEUS, integrandolo anche con il nuovo AIFV che dovrà essere acquisito dall’Esercito Italiano, in sostituzione dell’ormai vetusto VCC-80 Dardo.

I nuovi veicoli da combattimento non dovranno soltanto proteggere i soldati, ma essere anche piattaforme polifunzionali e multi-dominio in grado di gestire più sistemi d’arma ed equipaggiati con apparecchiature capaci di emettere onde elettromagnetiche per contrastare le azioni dei droni avversari.

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