Luca Restivo - 11 ottobre 2022
L’Italia può andare in guerra? Cosa dice la Costituzione
Nell’articolo 11 della Costituzione viene sancito che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa, ma bisogna tenere conto dei trattati internazionali che dicono tutt’altro.
Quello che sta accadendo in Ucraina ci obbliga a fare i conti con un escalation nucleare che potrebbe essere più vicina di quello che pensiamo. Per questo in molti si stanno domandando se, in un eventuale coinvolgimento della Nato nel conflitto, l’Italia, in quanto membro dell’Alleanza Atlantica, può andare in guerra.
A questo quesito risponde, fortunatamente la Costituzione italiana. L’art. 11 della nostra carta costituzionale precisa nero su bianco che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
In un articolo del Fatto Quotidiano, il quesito viene girato a Fiammetta Salmoni, costituzionalista e professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università Sapienza di Roma che rimarca come questo articolo della nostra Legge Fondamentale sia incompatibile con la formazione di un Esercito europeo che non sia esclusivamente difensivo e altrettanto incompatibile anche con la partecipazione dell’Italia alle operazioni preventive della Nato al di fuori del territorio italiano.
Quindi, prendendo alla lettera l’articolo 11, il nostro Paese non dovrebbe entrare in guerra, ma analizziamo la questione più nel dettaglio.
Italia in guerra: cosa dice la Costituzione
Con il conflitto scatenato da Vladimir Putin in Ucraina, discutere di una possibile formazione di un esercito europeo che affianchi la Nato a guida americana e difenda i Paesi europei dalla minaccia russa è diventato, ormai, argomento quasi quotidiano.
Nel suo libro “Guerra o pace. Stati Uniti, Cina e l’Europa che non c’è”, Editoriale Scientifica, Salmoni disamina i problemi relativi alla difesa del nostro Paese e alla partecipazione dell’Italia ai conflitti bellici alla luce di quanto afferma la nostra Costituzione.
L’articolo 11 della Costituzione italiana è chiaro:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”
e quindi il dettato costituzionale consente solo lo strumento difensivo, evidenzia Salmoni.
Un altro articolo della Costituzione collegato alla guerra è il 78 che dà mandato al Parlamento di deliberare lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari per farlo. Con tali passaggi si consente l’entrata in guerra del nostro Paese.
Oltre alla Costituzione, però, ci sono da considerare i trattati internazionali, sia l’articolo 5 del Trattato Nato, sia l’articolo 42 del Trattato dell’Unione europea. Questi implicano che qualora uno Stato membro subisca un’aggressione sul suo territorio, tutti gli altri Stati membri sono tenuti a prestare soccorso con i mezzi che hanno a disposizione.
Il problema sorge se si dovesse dare vita ad un esercito europeo.
Esercito europeo: cosa potrebbe cambiare
La necessità per l’Europa di dotarsi di un esercito autonomo, visto quanto sta accadendo, è necessaria, tuttavia, precisa Salmoni, la cessione di sovranità nazionale a una Unione europea che non è uno stato e che non è neppure una entità eletta e democratica e che non ha una strategia comune pone dei grandi problemi di difficile soluzione.
Il dettato costituzionale ammette solo la guerra difensiva, ma Salmoni afferma che: “È assai discutibile che l’articolo 11 della Costituzione consenta la creazione di una difesa europea autonoma finalizzata non già a compiti meramente difensivi ma anche di altra natura, giacché la sua formulazione non lascia adito ad alcun dubbio. L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ”.
La costituzionalista si sofferma anche su un altro punto, il Tue, il Trattato sull’Unione europea che propone compiti e missioni non puramente difensive in quanto prevede l’impiego di mezzi civili e militari.
Il Trattato europeo prevede il metodo intergovernativo per cui né il Presidente della Repubblica né il Parlamento hanno voce in capitolo, tutte le decisioni sono in mano al governo. Anche il Parlamento europeo è sollevato dal giudizio, salvo un obbligo di informazione e di consultazione.
Sulla base della nostra Costituzione, la prevenzione dei conflitti non si può affrontare con azioni armate o con “operazioni speciali” di tale entità; ma l’Italia deve fare i conti con i Trattati che virano in tutt’altra direzione.