Forze armate e Polizia, a settembre aumenta lo stipendio: di quanto e perché

Forze armate e Polizia, a settembre aumenta lo stipendio: di quanto e perché

Gli effetti del taglio del cuneo fiscale si vedranno dalla prossima busta paga, ma già ad agosto si è iniziato a risparmiare qualcosa.

Importanti novità nelle buste paga del personale delle Forze armate e di Polizia.

A partire dal mese di agosto, i dipendenti pubblici hanno beneficiato per la prima volta dello sgravio contributivo dello 0,8%, previsto nella Legge di Bilancio 2022 e valido da gennaio a giugno.

A settembre, i medesimi lavoratori potranno saggiare gli effetti dell’esonero contributivo del 2% per gli stipendi di luglio-dicembre, previsto nel decreto Aiuti bis, con un aumento dell’1,2%.

Il beneficio sarà ad appannaggio di quei lavoratori pubblici che hanno un reddito annuo inferiore a 35.000 euro e lo sgravio del 2%, con conseguente aumento dello stipendio, ci sarà solo a partire da settembre, con due mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia.

Per quanto concerne, invece, gli arretrati per gli sgravi non corrisposti, si dovrà attendere ottobre, quando verranno accreditati in busta paga.

Con messaggio in data 8 luglio 2022, NoiPA aveva preannunciato il pagamento del previsto sgravio contributivo dello 0,8% con la mensilità di agosto 2022, compresi i relativi arretrati con decorrenza da gennaio 2022.

Ad oggi, nei cedolini stipendiali è visibile solo l’applicazione dello sgravio per il mese di agosto.

Tuttavia, da settembre lo stipendio per le Forze armate e di Polizia aumenterà, vediamo di quanto e perché

Perché aumenta lo stipendio

Grazie alla Legge di Bilancio 2022 e al decreto Aiuti bis, l’esecutivo Draghi ha avviato la riforma fiscale che ha contribuito a tagliare il cuneo fiscale portando lo sgravio contributivo al 2%, e dando respiro alle famiglie italiane con il bonus 200 euro, l’una tantum erogata tra luglio e agosto a tutti i lavoratori.

Con le due misure straordinarie, esclusive per il 2022, il governo Draghi ha aumentato gli stipendi dei lavoratori italiani con lo sgravio contributivo che ha ridotto la quota di contributi previdenziali a carico del dipendente, con una riduzione dello 0,8% per il periodo che va da gennaio a giugno 2022, e del 2% per il lasso di tempo da luglio a dicembre 2022, con un incremento dell’1,2%.

Le misure, lo sgravio e il bonus 200 euro sono riconosciute soltanto a quei lavoratori che percepiscono una retribuzione imponibile lorda inferiore a 2.692 euro al mese, ovvero 35.000 euro l’anno.

Di quanto aumenta lo stipendio

Gli effetti dei provvedimenti di cui sopra, si tramutano in un aumento di stipendio per i lavoratori che rientrano nei requisiti stipendiali menzionati.

Complessivamente, le varie misure hanno garantito un aumento massimo di poco superiore a 700 euro (comprensivo di sgravi contributivi dello 0,8%, dell’1.2% e del bonus 200 euro), per chi percepisce uno stipendio mensile lordo di 2.692 euro, che su 13 mensilità equivale ad un incremento di poco più di 50 euro.

L’aumento minino è invece di 374 euro per chi guadagna 1.000 euro al mese lordi, che su 13 mensilità equivale a circa 28 euro.

Gli effetti della riforma

La riforma fiscale attuata nel 2022 ha comportato, per i lavoratori che si trovano nella fascia compresa tra i 40 e i 50 mila euro di reddito, un risparmio che varia dai 940 ai 740 euro l’anno.

Per questa ragione, chi si trova in questa fascia non ha beneficiato degli aiuti straordinari per il 2022, tantomeno dello sgravio e del bonus 200 euro.

Chi ha un reddito annuo che va dai 15.000 ai 20.000 euro ha avuto un risparmio che va da 315 a 203 euro; mentre tra i 28.000 e 30.000 si scende ad un incremento minimo che va da 57 a 84 euro. Per i percettori di un reddito da 35.000 euro, il risparmio garantito dalla riforma fiscale è di circa 150 euro.

Ovviamente gli stipendi devono necessariamente fare i conti con l’inflazione. L’aumento dei prezzi dell’8% fa perdere potere d’acquisto fino ad un importo pari ad una mensilità.

Da qui, la valutazione che il potere d’acquisto ha generato una perdita maggiore rispetto a quello che è stato il risparmio garantito e ha portato alla considerazione che quanto è stato fatto non è bastato.

Ora tocca al nuovo esecutivo che si insedierà dopo le elezioni politiche 2022 valutare come agire per aumentare gli stipendi nel 2023, dal momento che non ci sarà più il paracadute delle misure straordinarie che hanno fatto, comunque, risparmiare fino ad un massimo annuo di 700 euro.